Mondo Parallelo

QUASI UNA FIABA


La magia è solo per chi ci crede. Ricordo, sì ricordo, come fosse adesso; sono giunto di fronte a un palazzo con un grande portone dai pomi lucenti. Vecchi lampioni dalla luce dorata gli fanno corona e intorno alle lampade volo silenzioso di farfalle notturne dalle grandi ali nere. La sera al calar delle ombre il pesante portone viene chiuso lentamente da un guardiano in livrea, solenne come un ammiraglio. La mattina, poi viene riaperto al sorger del sole e dopo poco cominciano ad affluire i visitatori, perché una parte del palazzo è aperta al pubblico per qualche ora ogni giorno. Nei  ricchi saloni e gallerie, ci sono statue, affreschi, dipinti che l’eccentrico padrone ha collezionato durante tutta una vita. Ma laggiù in fondo a una galleria particolarmente ricca e luminosa, appeso al muro bianchissimo, il quadro più bello di tutta la collezione, quello che attira più di degli altri l’attenzione dei visitatori e mi fa sussultare ogni volta che mi fermo a guardarlo. E’ una giovane donna che cammina leggera su un prato verdissimo; il suo abito sfiora appena i teneri fili d’erba, mentre dal fascio di fiori che tiene stretto al seno, cadono petali che volteggiano nell’aria, prima di adagiarsi a terra. La fanciulla mostra le spalle a chi la guarda, e nessuno conosce il suo volto del quale si intravede solo la morbidezza di una gota. Di fronte al quadro, una vetrata lascia intravedere la presenza di un giardino curato e verde. Ma al di là degli alberi che lo cingono, un altro giardino segreto e perduto, dove nessuno si è introdotto da anni, e la vegetazione incolta ha ricoperto sentieri, statue, e sedili di pietra. Solo il nipotino del custode più di una volta s’è aperto un varco nel fitto della siepe e conosce molte cose di quel luogo compresa la grande fontana, ricolma ormai di muffe e di foglie, celata dagli alberi al centro d’un grande piazzale. Nel mezzo, tra le bocche ormai mute degli zampilli, c’è un piedistallo vuoto, liscio e pulito che sembra aspettare quella statua che, forse, stranamente non c’è mai stata. E insieme al nipote del guardiano, ricordo che anch’io, bambino, ci fantasticavo per ore, mentre entrambi guardavamo il quadro della bella sconosciuta che spesso insieme andavamo a trovare. Amavo in maniera straordinaria quel dipinto, quasi lo avessi eseguito io stesso e spesso, quando ero solo e il mio amico giocava con le lucertole, mi sedevo davanti alla fanciulla e le parlavo. Non c’era risposta ma avrei giurato a volte su un impercettibile movimento del capo come se un piccolo orecchio roseo si protendesse all’ascolto. Ma non lo dissi mai a nessuno, perché… la magia è solo per chi ci crede. Una mattina molto presto, mentre il guardiano fa il solito giro d’ispezione, si ferma di colpo, e il grande mazzo di chiavi tintinna tra le mani tremanti. I piedini scalzi della fanciulla non sono infatti nella stessa posizione di sempre e sembra quasi che le candide spalle nude si sollevino leggermente in un respiro appena un poco affannato, mentre un lembo piccolissimo della veste quasi prima fosse fuoriuscito dal quadro, sembra rientrarvi scivolando impercettibilmente sul tappeto erboso. Il guardiano crede che i suoi occhi vecchi e stanchi gli stiano giocando qualche scherzo, ma il nipotino ch’era accanto a lui stringe forte la sua mano e gli dice :”Hai visto, si muove!”. E allora dopo questo fatto che mi raccontò l’amico, una notte decidemmo curiosi, bimbi irrequieti di allora, di nasconderci dietro un angolo della galleria per guardare, sicuri che sarebbe successo qualcosa: nella penombra, appena rischiarata dalla luce della luna, che filtrava attraverso le vetrate, ecco che la giovane donna si volta lentamente e, leggera esce dal quadro, discende silenziosa la grande scalinata e si reca in giardino. Il buio la inghiotte, ma si sente lo scalpiccio dei suoi passi leggeri. Al mattino, prima ancora che il cielo si rischiari, è di nuovo prigioniera nella sua cornice, e volge, come sempre, le nude spalle alla folla ammirata. Una notte, però, all’improvviso, il palazzo è scosso da una grande esplosione e divampano altissime le fiamme. Poco e niente rimane delle splendide cose raccolte nei saloni e nelle gallerie. Vengono ricercati i frammenti delle statue, e i dipinti, liberati dalle cornici sono adagiati sul pavimento dove si tamponano le loro ferite e poi vengono arrotolati e si trasportano là, dove si spera, verranno curati e riportati al loro antico splendore. D’un tratto la sorpresa dei presenti è grande, quando il quadro più amato e prezioso viene trovato. La tela è rimasta appesa al muro, apparentemente intatta, con il verde tenero prato, e la pioggia dei petali, ma della giovane nessuna traccia, se non la sua impronta, bianca e delineata. E giù tutti gli esperti a discutere sul fenomeno con mille ipotesi avanzate per spiegare il mistero. Ma io e il nipotino del guardiano, adesso rammento che si chiamava Vincenzo, sapevamo, e gli occhi ci brillavano divertiti cercando l’uno quelli dell’altro. Laggiù nell’angolo più segreto del giardino dimenticato, una fontana ha ripreso improvvisamente a zampillare intorno a qualcosa che prima non c’era: è la statua bianchissima di una fanciulla che sembra accennare ad un passo, mentre le mille goccioline che si polverizzano nell’aria, accarezzano, rimbalzando, le tenere spalle nude.Giov@nni