Mondo Parallelo

LA RANA


Una rana saltellava lieta tra i fossi, risaie e fresche foglie di ninfea, inseguendo un paio di ronzanti insetti volanti, arrivò balzo dopo balzo all’aia d’un cascinale. In un angolo discreto e riparato, la rana curiosa scoprì un pentolone. Saltò sull’orlo e vide che era pieno di acqua limpida e fresca. “Una magnifica piscina tutta per me!”, pensò. Si tuffò con una elegante piroetta e, alternando tutti gli stili di nuoto, in cui eccelleva, cominciò a sguazzare allegra e spensierata. Ma una mano distratta accese il fuoco sotto la pentola. L’acqua si riscaldò pian piano. Presto divenne tiepida. La rana trovò la situazione piacevole: “Di bene in meglio! La piscina è riscaldata” e continuò a nuotare. La temperatura cominciò a salire. L’acqua era calda, un po’ più calda di quanto piacesse alla rana, ma per il momento non se ne preoccupava più di tanto soprattutto perché il calore tendeva a stancarla e stordirla. L’acqua ora era davvero calda. La rana cominciò a trovarla sgradevole ma era talmente indebolita che sopportava, si sforzava di adattarsi e non fece nulla. La temperatura dell’acqua continuò a salire progressivamente, senza bruschi cambiamenti, fino al momento in cui la rana finì per cuocere e morire senza mai essersi tirata fuori dalla pentola. Immersa di colpo in una pentola d’acqua a cinquanta gradi, la stessa rana sarebbe schizzata fuori con un salto da record olimpico. Così, ciò di cui non ci si cura, ciò che viene lasciato all’abbandono deperisce, declina, si degrada, sia che si tratti d’un corpo, di un giardino, dell’organizzazione sociale, di un paese. Così abbrutita da un eccesso di stimoli sensoriali, la nostra coscienza si addormenta; satura di informazioni inutili la memoria si ottunde; privati di parametri non abbiamo più punti di riferimento stabili; asfissiati dal consumismo e dal superfluo i nostri ideali avvizziscono e muoiono. E… senza accorgercene, siamo cotti, l’acqua sta diventando pericolosamente… calda. Giov@nni