Mondo Parallelo

RESPIRANDO IL CIELO


Vivo questa mia città di albe ridenti, luci artificiali, stelle furtive dentro folli corse. Ma, se mi guardo dentro, è come se svanissi di colpo per ricomparire dove ho posato i miei sogni. Cieli rosa vermigli e viottoli al profumo di menta, quando tra le labbra saliva l’essenza e l’odore buono della terra bagnata di pioggia sottile. Era fatta di lacrime di piccoli angeli, che sorridendo mi stavano ad osservare, per poi fare dispetti al mio passare tra le case bianche di primo mattino. Vivo questa mia età di uomo qualunque tra codici fiscali, numeri essenziali, in fila tra caselli, supermercati. Sono tra milioni di persone dal sorriso velato tra scale mobili, metropolitane senso e controsenso di umane direzioni. Ma, se mi guardo dentro, è come se il tempo fosse tutto là, tra gli amici più cari, i soliti cento negozi, occhi che bevono stelle a milioni, e cori di cicale, e giorni azzurri da passare. Guardo e sorrido incurante del caos e degli strilli di bimbi lungo la strada, dei camini che fumano il loro nero colore. A nessuno, poi tanto, importa di me, del mio passo tra la gente qui intorno, tra i visi di cera percorsi dai solchi del tempo. Ultimo guizzo di anonime storie, perso tra palazzi antichi, ville e condomini. Ma, se mi guardo dentro, è come se tornassero forti i silenzi di pianure nella bruma ancora fumanti, lontane oltre il mio sguardo che piano all’orizzonte, le va a cercare. Un chiuso mondo di bagliori, e comete; i ricordi di quando vivere era respirare l’infinito e gli uomini erano uomini col sorriso tra le labbra. Che strano mi dico: “Il mistero di oggi sembra non essere Dio di cui si è sempre parlato, ma l’uomo che ancora non ha rivelato se stesso, il suo essere vero, nel suo egoismo e nella sua pazzia di un odio fatto di carne”. Poi, il ricordo di ieri mi prende: ognuno era Dio nel cuore, negli occhi e aveva  per gli altri una parola dolce, un gesto d’amore. Ma, se mi guardo dentro, ecco, ritornano nuovi i silenzi di un giorno, le corse al vento tra viole che nascono al suono d’un canto, celato nei colori d’un gallo, tra le gocce di sole, come zucchero giallo.                                                        Giov@nni