Mondo Parallelo

FLAUTI DOLCI VERDI DI FOGLIE


La fanciulla ha il viso ridente, esce dal bosco spargendo rose raccolte nel grembo, primavera mi pare si chiami, ma non ho dato molta importanza al suo nome, colpito dal volto radioso non mi sono accorto che tra i suoi occhi, color del mare, era nascosta una lacrima di chiara rugiada e mi stava a guardare. Sul prato, le gote gonfie, il vento zefiro soffia tra le tende di stoffa spiegate di sopra ai balconi socchiusi. E mi saluta con un “ben arrivato”, e io, odorando una rosa, da sotto la cornice dorata, assaporo i colori d’una tela dipinta, qui dentro il castello che s’erge a picco sul mare, e salgo veloce le scale per cercare un’immagine che ieri avevo scorta per caso e mi aveva colpito; mi ricordava un volto di donna che m’era entrato nel petto; sì, mi aveva turbato per la dolcezza delle sue labbra dischiuse in un lieve sorriso. Ricordo che chiesi, passando di fretta alle figure fisse sui quadri sbiaditi e oscurati dal tempo, se mai fosse solo mia quell’idea, quell’impressione strana che li avessi già visti mentre tornavo verso casa la sera, e, s’era poi vero e non mia fantasia, che li incontravo sovente lungo la strada. Dubbioso il mio dito si tende tra le labbra socchiuse a pensare, simbolo dubbio d’un dubbio abissale. E di contro, con un sorriso, parole dolci uscite da labbra rosse di fuoco, da dietro le cornici dorate: “Il mio amico di stanza”, sento una voce leggera che a me si rivolge vicino alla tela di Venere al bagno, “mi ha fatto il trucco per ricevere i visitatori“. “Sai, la notte usciamo dai quadri, quando arriva a noi il profumo del mare, dei fiori nati sui bordi del prato vicino.” “Non riposate durante la notte?”, io chiedo curioso. “Oggi ho bisogno di bellezza, di simboli sereni, e di vivi colori”. “Quando il mattino s’affaccia e dalla torre suona l’ora più chiara, quando il sole sale piano nel cielo, arrivano i maestri d’arte, i pennelli ricompongono le vesti, i volti scomposti da una notte d’amore”, mi risponde una voce di miele. Le ombre tra le ombre! Rinascono i gigli nei fossi, e l’arte segue la cadenza dei tempi, sulle esili tracce dell’utopia. Colori, l’argento della pietra forte, slancio degli embrici, dei costoni, s’innalza il segno dell’armonia, il bianco della calce, il rosso dei tetti e mille sono i balconi affacciati sul mare presso la riva frastagliata di spiagge infinite, che mi aprono il cuore. E poi la voglia che in questo istante mi assale, per volare lontano tra un mantello di piante fiorite, nelle volute del rosa che sale e mi abbraccia e mi stringe nel suo intercalare lungo la strada che porta al mare; e, Venere, verso la riva che mi saluta cantando una melodia senza note, fatta solo di dolci sospiri, copre con la destra un seno, con l’altra preme sul pube la ciocca lunga dei capelli biondi che come fili d’oro mi sferzano il viso. Poi tutto rimane immobile nel quadro immutabile e dolce di un suo sorriso. Silenzio, tangibile e denso, dentro, il cuore che batte, piano, poi solo il rumore dell’onda, e tutto di nuovo poi tace. “Rimani con noi!” risuona nell’aria, “rimani a mirare nel chiarore d’un attimo quanto hai sempre sognato”, nel suono d’un vento che, amico di sempre, adesso ha smesso il suo soffio per farmi compagno del suo vagare nell’infinito di un sogno che vorrei ricordare per sempre, e da cui mai, davvero, mi vorrei… destare.Giov@nni