Mondo Parallelo

OCCHI


Conosco uomini che percorrono strade tortuose, sospese tra terra e cielo, camminano carezzando gli ostacoli come equilibristi su una corda tesa. La luce del sole, nei loro occhi è racchiusa, e nelle tenebre della notte, in silenzio, tengono in mano il cuore. Conosco uomini che sanno volare in alto, ben oltre le cime degli alberi secolari e più alti. Non stringono in pugno diamanti ma il loro nudo sorriso da regalare al mondo, per dar luce alle aurore di quest’oscuro millennio. Conosco uomini che ripetono ad occhi chiusi il loro grido sommesso di speranza soffuso, come un tatuaggio inciso nell’anima, che ad ogni giorno che nasce trasmettono al mondo, quasi fosse una bandiera di mille stelle dipinta, uno stendardo trafitto dall’arcobaleno iridato di pace e di voglia di amare. Là, dove il sole si inchina a baciare la terra bagnata di odio e di grida, la memoria ad ogni passo lancia il suo urlo e gli occhi rimangono chiusi, per paura di ritrovare accesi i fuochi della umana natura senza più freni; e scivolano antiche note sulle ali del vento che danza tra gli abeti, e sul crinale dei poggi e nell’indifferenza cullata dal canto di mille madri di carne, tra il pianto di bimbi dagli occhi immensi, occhi grandi, come la voglia di sorridere e giocare, occhi negli occhi dipinti e mai chiusi: di sotto le ciglia scrutano il mondo. E chiedono, senza parole, senza capire perché nasce il sole e poi la luna fino al mattino li inonda di sogni e di riflessi di un giallo colore. E incisi, scolpiti in quegli occhi da un artista provetto, i sogni di un mondo migliore. Un fiore che nasce e si apre tra le rocce, come l’arcobaleno dopo l’acquazzone; eppure quegli occhi, fatti di cielo e di nuvole bianche, sono come smarriti. L’onda del lago si perde sulla riva, il sangue dei papaveri… nel grano. E, già lo sento, non sa tacere, il mio cuore che vaga a cercar quadrifogli, poi a correre nel vento sulla riva dell’onda a inseguire un gabbiano, bianco, dal becco giallo, col nido tra gli scogli, baciato dal sole sotto un tetto di sogni, e, sotto la roccia, dei rossi germogli. Giov@nni