Mondo Parallelo

BISBIGLI


Scivolano antiche note sopra le ali del vento che danza tra gli abeti, sul crinale dei poggi. Nella capanna presso la riva, ignaro mi mordo le labbra. Le pieghe il silenzio mi fruga nascoste nel cuore, e mai non trovo in esso un errore, e mai si manifesta stupore. A notte fonda venne la tristezza a rubarlo. Sciolgo le nere trecce del velo della mente come l’ala del corvo e sento che brucia negli occhi la luce del cielo. Occhi negli occhi, io ne taglierò una fetta per farmi un cappello. Come fiore dischiuso tra le rocce, l’arcobaleno dopo l’acquazzone, eppure i miei occhi restano chiusi e smarriti. L’onda del mare si perde sulla riva e come mille papaveri nel grano, il luccicare di ogni cresta colore rosso, poi giallo come oro, quasi in ogni ondauna sirena, di lontano, vedessi inginocchiata piangere un amore perduto. Ancora un poco, e, giugno che sta finendo, alleva le rose alle porte del sogno che adagerà il desiderio di tenerezza sulle labbra d’una donna che passa e sorride. Vorrei nella notte guardarmi negli occhi, specchio fatto di azzurro, e voce senza voce scoprire, con la mia ombra che tace il desiderio che danza nel cuore. Malinconiche note di antiche ballate d’amore, il vento disperde tra i campi di grano maturo, in una macchia d’arcano silenzio,Avvolto nella notte, chiaro senza sonno, sento il mio cuore fremere come corpo di fiamma. Vieni pensiero che arrivi, a cercar quadrifogli, a correr nel vento sulla riva dell’onda.A inseguire un gabbiano col nido nascosto tra uno scoglio. La brezza mi passa una mano distratta tra i capelli, mi sfiora le palpebre e poi sbadiglia; io la accompagno e insieme ci appisoliamo un istante infinito. Cieca una civetta piange nella notte; due galli cantano e non spunta il sole. L’anima mia balla ma il liuto tace perché so che domani di certo,andrò lontano a piangere sui petali azzurri di un tenero amore nato a luna nuova. Sì, perchého visto un ramo di pesco baciare la terra e una rondine trafiggersi il cuore vedendo il suo nido ancora vuoto d’amore. Ho udito la notte il canto di un cigno invocare la gioia  ansante, appannata da un alito di vento. Lanterna accesa lontano, su in cielo. E carezzerò le guance rosate di un bimbo, e bacerò le lacrime sul suo viso, come quel vecchio chino col volto di sasso che mi passa accanto, gli anni fuggiti tra pallide rughe. Fioriranno all’alba le rose sui rami che parevano morti, e magari distratto un cuore parlerà d’amore, ma sarà ormai troppo tardi. Vorrei, sì vorrei  soffrire in sogno, ma la luce mi abbaglia, vorrei stordire il cuore a volte, ma una voce mi chiama. Il capo chino, la bocca socchiusa, tra le labbra lo stelo d’un fiore e un canto leggero che mi sale… dal cuore.                                                        Giov@nni