Mondo Parallelo

ANONOMO SPARTITO


Ogni notte lo trovo in ginocchio,il corpo proteso in avanti a toccare il suolo sul tappeto rosso scuro posato sulla scalinata come volesse farsi perdonare colpe che non hanno tempo. Nella penombra un velo di fumo come di incenso, da un vaso piatto di coccio, posato sul pavimento di marmo rosa mi irrita la gola, e il mio sguardo si posa di fronte alla finestra aperta, su un'erma di marmo bianco illuminato da una proiettore che svela il suo fascio ad ogni zaffo di fumo. Sento l’aria che fredda entra a tratti sibilando e alzando sulla fronte i neri capelli di quell’uomo chino in mezzo alla stanza. Non so, sono colpito dall’immobilità della scena. Resto a contemplare in silenzio tra i mobili che proiettano le loro ombre ai lati della finestra ancora aperta. Un eterno vapore ristagna sul palazzo; strani fantasmi sorgono: sono rami d’albero secchi protesi nel vuoto quando s'innalza la bruma. Paurosi, come sogni d'eremita nell'ombra stregata. O chiari come visioni di fanciulle vaganti, ora abbaglianti lampi e fuochi avvolti in spire, pallidi visi, nascosti nell’ombra e fuochi purpurei. Stanotte si sente una tiepida brezza. Mi abbraccia in questa ora tarda della notte, in una terra sconosciuta. Terra piena di fascino e storia. Una melodia che vive nei miei pensieri. La sento giungere, con le dolci note, trasportate dal vento. In un sussurro, in una parola. Sento la sua presenza e la sua dolcezza alzo gli occhi al cielo e vedo la mia luna. E’ lì ad aspettarmi per coccolarmi, per farmi percepire il suo abbraccio. In un sussurro, in una parola. I pensieri dalla mente volano via e si innalzano in cielo come una farfalla dalle ali blu, per una nuova danza di fiori, coi fiori. Una danza risvegliata dalle note di un valzer. Scritto tra mille righe, di un anonimo spartito. Portate dal vento, note lievi e malinconiche che infrangono le onde del lago della mia solitudine. Da una parola, che giunge alle mie orecchie e al mio cuore, il suono di voci lontane, sussurrate al vento; niente di più affascinante d’un batter d’ali tradotto in musica,e, posati su un filo millepasseri fermi a leggerele note che io gli detto,racchiuse nel petto. Ed io in silenzio che ascolto e al tremolar delle stelle, le mani tra le ginocchia, io… aspetto. Giov@nni