Mondo Parallelo

AVREI VOLUTO


Ti cerco nel volo del gabbiano, proteso al suo giocare con il vento tra i vortici dell’aria e nel ranuncolo abbarbicato alla terra tenace a rinnovare i petali in corolla. Ti cerco nel silenzio di una chiesa sperduta tra le colline di un paese che non c’è, dove i camoccioli sfumano il mistero degli interrogativi e magica una pace interna lascia tutto fuori. Ti cerco nelle parole che ho scritto sui fogli della mia vita, un poco ingialliti ma ancora nitidi, una storia che parla di me. Ti cerco nel sorriso di chi già ti possiede come fosse un sogno che non vuole mai svanire, come amore che non ha mai fine. Ti cerco nella notte quando più vicina si fa la mia luna e soffia forte il vento della mia irrequietezza, di sete di sapere, di futilità dell’oggi e di senso di impotenza, di nullità di fronte a questo cielo azzurro. Ti cerco nei piccoli angoli del mio cuore dove l’angolo più recondito sfida ogni materia… ti cerco, ti trovo ma poi ti perdo e… tanto non mi preoccupo, perché di sicuro poi ti ritrovo. Avrei voluto narrarti della mia tenerezza, di quelle umide sere di settembre, del profumo del vento, del volto buono di mio padre. Avrei voluto vedere il tuo sguardo rapito dal rosso grido dei papaveri, dal colore di certi tramonti, di notti di lucciole e stelle. Avrei voluto tenerti per mano, portarti a vedere crescere il mare  per uno sbaglio della luna e l’ostinato abbraccio dell’edera sui tronchi al tuono improvviso del temporale. O forse, avrei voluto rubarti un guanciale di pensieri o appena fermarmi un istante in un solo tuo pensiero dove la solitudine inventa ricordi e scoprire poi una tua lacrima sul mio vecchio pullover. C’erano, ancora li vedo se volgo lo sguardo a fissarli, i gerani sul balcone, nell’angolo la gabbia dei canarini; la casa aveva il suo cuore rosso e giallo, un panorama di pini e di luce; quanta nostalgia di una vita forse felice oppure no ma immemore e scontenta con un futuro inimmaginabile. Questa vita era racchiusa nelle mura assieme al tempo e ai gerani come un’impronta sull’aria vuota; anche il destino era lì, segnato nelle pietre con un fregio scuro molto scanalato: qualcosa di misterioso mi stringe l’anima… con una mano di ferro. Giov@nni