Mondo Parallelo

IN CONTROLUCE


Dimmi dove cade il giorno. Sugli occhi chiari nel tramonto attendo che le parole si posino sulle labbra baciate dal sole. Dimmi quando cade il giorno in mani sole, aperte al tempo, riempite del niente volato nei sentieri della sera, gli stessi accesi da splendidi occhi di donna. Dimmi  dove sono stasera, dimmi dove sono le mie mani vuote. Cerco nei tuoi pensieri i miei. Dipingo tramonti sulle labbra oscurando la luce negli occhi. Nasco nelle tenebre della passione e un’anima rosso sangue disegno nelle nuvole. Le mani si protendono in cielo come farfalle e uso i colori della notte, del blu degli abissi per dipingerle. Sfumatura d'autunno come il profumo della terra bagnata dalla pioggia; mi nascondo in un alito di vento lieve che i capelli scompiglia. Come grano maturo nelle mani, anima rosso sangue nel petto, aspetto l'alba che nasce. Scrivo di te. Di te che non sei mai esistita: è la mia penna che ti ha inventata. Ha cercato aggettivi di miele per tradurti in musica da far volare sui tasti d’un pianoforte, e la melodia ti ha rapita e trasportata in fantastici affreschi. Ti ha cercata, ti ha pensata, tra le note d’una ballata, fortemente ti ha desiderata la penna che ha scritto le note guidata dalla mia mano e ti ha composta su un foglio a righe, sezionando ogni parte di te: su un rigo i tuoi occhi, e un rigo non basta; sull'altro lentiggini e l'umore che danno; poi c'è il rigo del collo e delle tue spalle, c'è un rigo stampato d'ogni parte di te, un valzer lento adagiato su un quadro dipinto ricco d’ogni grazia e bellezza. Un colore di cielo tra tanti più scuri, t'ha fatto angelo, donna sì, ma forse ancora di più; ha cercato aggettivi d'apporti, ti ha rapita e trasportata in fantastiche tele dipinte. Poi vagando da sola tra le mie dita, la penna ti ha cercata, ti ha immortalata in una canzone che m’accappona la pelle e non riesco a finire. Consola l’affanno la bellezza, tramuta e dipana nugoli di desideri in teoremi di quiete. Acuminate spine ferivano di riccio i miei pensieri prima di ieri, prima di sempre. E quasi un sortilegio senza trucchi accende tra i tetti conquistati dal sole un volo di storni pellegrini che come nuvola nera dipingono il cielo. E io resto immobile a guardarli e a carpirne il verso giocoso fatto di tanti ma divenuto uno solo. A volte le parole son menzogne, oggi sono un dono di freschezza che non consumo. E agli occhi grandi di bimbi intenti a guardare quelle ali nere che tagliano il cielo e ai miei sogni dipinti, dedico intatta una punta di sospesa meraviglia, come farfalla variopinta posata al mio sentire; come quel sole che si leva e squarcia le nuvole, rendendo veri, quasi fosser vapore che s’alza dai tetti, i raggi di luce riflessi più in là sui vetri macchiati dei lucernari, affacciati sul cielo a riflettere adesso, d’abbagli innamorati in controluce, parole senza volto.  Giov@nni