Mondo Parallelo

IL FIATO DEL VENTO


Goccia d’anima, stilla d’amore, frammento di carne, realtà di un sogno ovunque sono, mi trovo dove mi appartiene il tempo ed io non posso che lasciarlo andare. E lacrime di gioia laveranno la tristezza dei giorni che mi vedono bagnato di pioggia. Ninna nanna antica nello stringermi un pezzo di ricordo nel petto; il tempo dilata i giorni e aspetto di sentire il passo di un’ombra, che mi accompagna e mi stringe, mi si accavalla accarezzandomi mentre cerco di specchiarmi negli occhi del cielo, nel lento avanzare di quei giorni che sono sorsi di vita. Nella notte, il mio pensiero potrebbe svegliarla o spaventarla per farla entrare nei sogni di un altro, e così magari poi rientra nei miei. Dorme nel cuore una carezza che svanisce nelle mie stesse mani. Poi mi fermo a guardare nei miei silenzi compagni di sempre, dove il mio sguardo si sa soffermare, ne segno i contorni, e lui spazia oltre orizzonte e s’allunga, e se attenua la luce anche la mia immagine riflessa sbiadisce in poco tempo e scompare nel nulla. M’affido al chiaror d’una lampada accesa e l’ombra mia assente, ritorna presente. Tra lei e me grande intesa, ma a volte nella notte più cupa e scura, sì, a volte, può farmi paura. Cerco di spezzare un atomo in frammenti di luce, e ho un attimo di cielo da dividere con me stesso e per guardarmi dentro. Luce negli occhi. Apro le pagine d’un vecchio libro, così per la nostalgia di riprendere in mano i suoi fogli ingialliti. Nascono parole, vibrano nell’aria, si tuffano in un mare incontaminato emettendo suoni acuti, gridano. Portate dal vento che soffia da oriente, si stendono stanche, dormono su un letto immobile. Poi quando prendono vita, volano vorticose, ruotano, pagina dopo pagina impregnate di antica sapienza, si fermano per sempre nelle mente e nel cuore, quasi fossero strane parole d’amore. Io, io non so capire, io non voglio sapere perché leggendo, all'improvviso, dentro, un pensiero mi dice che oggi non sono come ieri, oggi mi sento spento dentro, oggi non mi va di affidarmi al vento del rimpianto, perché oggi io voglio essere quello che mi sento di essere. No, non voglio perdermi nelle ali del vento, non posso lasciarmi andare al sentimento che provo per un passerotto che mi pigola tra le dita perché ha fame. Lo vorrei far volare ma non ha piume, e non voglio che cada dalle mie mani come ha già fatto dal nido. Mi guardo attorno lo bacio sugli occhietti tondi ancora chiusi e gli accarezzo il becco spalancato, gli tocco la linguetta appuntita e lui crede di essere imbeccato. Odora di selvaggio, di crudo come fosse fatto di foglie di autunno e il profumo gli venisse da un qualcosa di magico come magica è la natura. “No, aspetta ti rimetto nel nido più in là, non posso fermarmi e magari essere vinto dal desiderio di portarti con me”. No, oggi non mi va di essere un altro me stesso, oggi con l’acqua che cade voglio dimenticarmi di me. E ora che ho alzato gli occhi, mi accorgo del fiato del vento. Il fiato del vento, è come l’indifferenza umana, perché anche il vento ha uno spirito, un suo fiato ed io, adesso, voglio conoscere quello che ancora alle spalle e nel cuore, e nei giorni ormai passati non ho voluto sentire. Perché mi son sempre voltato dall’altra parte. Il fiato del vento, il mondo che respira, il mondo assopito, il mondo indifferente, il mondo dell’odio, il mondo dell’amore, mille volti di cera dietro un sipario vuoto. Il mondo di ieri, il mondo di sempre, il mondo di adesso dove i sorrisi mancano e i bimbi hanno gli occhi tristi. Il mondo di tutti, il mondo di pochi, il mondo con la sua stanchezza, il suo vagare tra isole fatte di niente, il mondo che pulsa insieme con la sua gioia e il suo tormento, il mondo come… il fiato del vento. Giov@nni