Mondo Parallelo

FILI D'ARGENTO


 
E' l'alba. S'illumina il mondo come l'acqua che lascia cadere sul fondo le sue impurità. E all'improvviso nel chiarore infinito di fronte a me un pensiero mi avvolge e mi fa paura perché non riesco a capire, nel confuso chiaroscuro di luminosi colori se mi appartiene davvero o è caduto da un angolo di cielo; così, come un giorno d'inverno, senza macchia, trasparente come vetro. Strano adesso il desiderio di addentare la polpa candida e dura d'un frutto o di unirmi all'aspirare l'aria in un bosco di pini in chissà quale angolo nascosto del mondo. Deserto fatto di me, deserto dentro, deserto qui fuori, silenzio che ammutolisce ogni umore, gocce di nero che si staccan dal cuore insieme alla sabbia che fine segna il tempo in una clessidra di vetro. Ricerco quel che rimane della mia voglia di sognare, del desiderio di restare aggrappato a un filo sottile fatto d’argento e di cullarmi avvolto come crisalide dal vortice di mille altri piccoli fili che, da quell’unico, si dipanano in mille riflessi che appartengon a nuove stelle che appaiono poco per volta ad ogni mia oscillazione. Chissà, forse anche voi immobili e vaghe, forse anche voi avete un centro che al pari d’un anima mi parla sottovoce quando vi guardo, e penso che forse non ci ameremmo tanto se le nostre anime non si vedessero da lontano, e certamente non saremmo così vicini, chissà… Poi, osservo un puntino piccino nel celeste d’un cielo infinito, m’accorgo che è il volo d’uno storno che staccato dagli altri mi si avvicina; apre il becco come volesse parlare ed io nel vederlo accanto in cerchi più stretti volare, gli dico senza alcun suono queste parole: “Sì, è così, tra te e me c'è solo una differenza di grado: tu hai le ali e puoi volare, tu hai il tuo cielo ma non sai attraversare le barriere degli uomini tutti senza doverti ferire, io ho le mani, non ho piume e non posso volare ma solo pensare”. Finito, dirà un giorno madre natura, finito di ridere e di piangere e forse sarà ancora la vita immensa che non vede non parla non pensa. Così, mentre il mondo rimane e non aiuta, statico, inerme, ignobile, l'orlo dei gemiti riscalda e si tramuta in vasi densi di nettare che si aggiungono a quelli già stretti tra le mie braccia di cera, e le mie dita che accarezzano e si intreccian le stelle mi distolgono da una dolce vaghezza certamente scesa nel cuore sincera... è già tardi e sui miei occhi ora dolce scende la sera. Giov@nni