Mondo Parallelo

SOLITUDO


Ho visto la solitudine, era seduta ad un bar dalle luci fioche. Era seduta a un tavolino assorta e leggeva un giornale. Ogni tanto sollevava il capo e guardava, sul marciapiedi di fronte, la gente che passava veloce. Era bella la solitudine, sì era bella, elegante e ben vestita, un volto dolcissimo e i capelli biondi del colore del grano, le labbra rosso acceso socchiuse a lasciar trasparire i denti bianchissimi; rosse anche le unghie, curate e leggermente curve in una perfetta simmetria. Era giovane e sfogliava il giornale come ci fosse scritta in ogni foglio, una notizia a dir poco, interessante. Sì, era bella, e gli occhi a un tratto hanno incontrato i miei che incantato la stavo a guardare colpito dalla spontaneità e dalla bellezza di quell’incarnato dolce e pallido e allo stesso tempo bellissimo. Da innamorarsi a prima vista, ad ogni cenno del capo levato a palesare gli occhi azzurri al solo apparire di un foglio girato d’un giornale mai letto, abbandonato su un tavolino, di fronte a una tazza di cioccolata calda. Era davvero un incanto e a stento mi son trattenuto dall’entrare a mia volta nel bar, perché certamente avrei rotto l’incantesimo e la solitudine se ne sarebbe andata, lasciandomi il suo posto scomodo, a dir il vero, secondo il mio punto di vista. Occhi profondi, un istante eterno a fissarli chini sul tavolino, poi alzati e aperti di colpo. E, di contro, la voglia di dire tante cose scaturiva a tratti da pensieri che nella mente prendevano forma di cuori piccoli e colorati, e poco per volta mi attorniavano mentre guardavo dentro attraverso la vetrina, fermo sul marciapiedi. Non so cosa mi ha stordito in quell’istante eterno fatto di istanti, ma una sensazione strana mi ha attorniato il cuore e si è impadronita di un angolo sempre più profondo. Poi sempre più ampio, fino a scaturire in un qualcosa di indescrivibile che, a pensarci, non riuscirei a spiegare nemmeno con un disegno naif. La solitudine mi aveva preso e affascinato a tal punto, che, guardando l’orologio, leggevo sempre la medesima ora e le sfere erano ferme all’istante in cui l’avevo incontrata e mi aveva affascinato con il suo volto serio e un po’ triste ma di una bellezza soffocante. Me lo voglio ricordare, e per questo adesso scrivo e riaffiorano in ogni parola, le sensazioni che ho provato in quel momento per poter poi affermare con certezza che davvero l’ho incontrata in un istante di ieri, di oggi anzi di adesso; così, da poter inebriarmi del suo profumo e della freschezza di un momento mai trascorso, come un battito d’ali, un fruscio portato dal vento, un ricordo soltanto, ancora acceso, mai sopito o… mai spento. Giov@nni