Post n°10 pubblicato il 05 Luglio 2011 da NOTE_di_ME
Publio Virgilio Marone, il piu' importante poeta di Roma, nasce ad Andes, nei pressi di Mantova, nel 70 a.C. Le origini contadine della famiglia sono una leggenda diffusa dai biografi per dare valore autobiografico alle sue opere. La sua estrazione, in realta' non è modesta, dato che segue studi letterali e retorici prima a Cremona, poi a Milano, quindi a Roma. Uomo di vastissima cultura, vive in un periodo di grandi conflitti politici, ma la fine di Giulio Cesare e la costruzione dell'impero da parte di Augusto. La vocazione poetica lo spinge a rinunciare alla carriera politica per dedicarsi alla scrittura, coltiva nell'otium nella vita di campagna. I suoi primi componimenti, non sempre attribuibili con certezza, sono raccolti nell'Appendix Vergiliana. Seguono quindi le dieci egloghe denominate Bucoliche e le Georgiche, poema didascalico in dieci libri, che tratta il tema dell'agricoltura e del contatto con la natura. Il suo capolavoero è l'Eneide il poema che celebra, in dodici libri, la potenya di Roma attraverso la costruzione della storia della famiglia di Augusto, la gens Iulia, discesa da Iulo ( Ascanio), figlio di Enea. Il poema narra, infatti, le avventure di Enea dalla caduta di Troia fino all'arrivo nelle coste del Lazio e celebra la pace dell'epoca augustea. La stesura dell'opera si rivela tormentata: Virgilio si reca in Oriente per verificare alcuni particolari del poema prima della revisione finale ma, di ritorno, si ammala e, sul letto di morte, cerca invano di farsi consegnare il manoscritto dell'opera per bruciarla, poiche' incompiuta. Muore Brindisi, appena dopo lo sbarco, nel 19 a. C. ed è sepolto a Napoli. Nato prima della venuta di Cristo, è considerato in epoca medioevale un profeta del cristianesimo. Dante lo definisce " lo mio maestro e " l mio autore" e lo sceglie come guida di viaggioattraverso l'Inferno e il Purgatorio, simbolo della religione umana.
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...sul piano morale e culturale, realizzabile attraverso la scrittura. Superando i limiti della visione faziosa del potere degli anni fiorentini, allarga la prospettiva e spera nel compimento sulla terra di un'ordine universale, basato sulla ragione e sulla giustizia, come è espresso nelle Epistole scritte in occasione della discesa in Italia di ARRIGO VII nel 1310. Escluso dall'amnistia che Firenze concede nel 1311 agli esuli, viene nuovamente condannato a morte insieme ai suoi figli. In questo periodo conclude probabilmente il Purgatorio. Nel 1315 rifiuta nuovamenten un'amnistia, concessa in cambio di un'ammenda e di un'atto di sottomissione. E' ospite a Verona di Cangrande della Scala, probabilmente tra 1312 e il 1318, e in questi anni si suppone che si dedichi alla stesura del Paradiso e della Monarchia. Successivamente è ospite a Ravenna di Guido Novello da Polenta e si inserisce, ben accolto, in uno stimolante ambiente culturale. Rientrando da un'ambasciata ravennate a Venezia muore di febbre il 13 settembre 1321. |
Post n°8 pubblicato il 05 Luglio 2011 da NOTE_di_ME
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Inviato da: amariaeluna
il 22/10/2011 alle 09:00
Inviato da: pazzaserialkiller666
il 16/08/2011 alle 20:15
Inviato da: NOTE_di_ME
il 12/07/2011 alle 12:48
Inviato da: angeligian
il 11/07/2011 alle 20:52
Inviato da: NOTE_di_ME
il 11/07/2011 alle 13:34