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Non ti preoccupare, non ti lascerò sola, ti telefonerò.


Ma sei scemo o ci fai? Mi fa piacere che tu mi telefoni. Ma quando tutti a capodanno stapperanno la bottiglia, si baceranno sotto il vischio, rideranno (anche per finta magari), balleranno, parleranno con il vicino di tavola, tu mi telefonerai? E nei giorni prima e nei giorni dopo? Io sarò sola in casa, probabilmente a piangere davanti a un computer muto, come l’anno scorso. E tu? Smetti di prendermi per i fondelli. Almeno non dire cose che ti rendono solo ridicolo. Tra l’altro, mi avevi detto che saresti stato con me il 30, almeno il 30, e saresti ripartito per la montagna il 31 mattina. Ora metti in dubbio pure questo. Come ti ho già detto, non ti scriverò mai più direttamente, non ricevendo da te nessuna reazione (anzi, false promesse che da te non mi aspetterei mai).  Quindi, solo qui potrai leggere quello che penso di te, come tutti gli altri. La mia rabbia non serve a nulla, non cambia nulla, il mio destino è segnato dalle tue scelte, solo dalle tue. Ma almeno scrivere mi serve a sfogare. Una rabbia enorme, stratosferica, senza limiti. In certi momenti, quasi odio. Ho rinunciato alla mia unica possibilità di trascorrere il capodanno con un’amica, perché era nella stessa località in cui sei tu. Ma ho sbagliato: forse, vedendoti davvero, avrei capito che i rapporti con tua moglie non sono proprio come me li hai descritti. Forse avrei potuto incontrarvi insieme. Quando te l’ho detto, infatti, non mi sei sembrato molto generoso e anche un po’ impacciato. Ho sbagliato un’altra volta. Avrei dovuto osare e rovinarti, come fai tu, gli unici momenti che potrebbero essere decenti.