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Tre giorni d’incanto


Sì lo so, non ho tenuto conto dei consigli che mi sono stati dati. Ho riflettuto a lungo su tutta la questione. So che, se dovessi essere razionale e anche un po’ egoista (in modo sano) dovrei lasciarlo. Ma in questo momento non me la sento. Non me la sento proprio. Dopo tanti anni di solitudine sentimentale, durante i quali sono arrivata a non sentirmi nemmeno più una donna, ora per me è impossibile rinunciare all’unico affetto che sento di avere. Non sono felice. Ma, per il momento, accetto. E così, venerdì all’alba, sono rientrata nella mia piccola bolla d’amore e siamo partiti per la nostra, come sempre meravigliosa, vacanza a Parigi. Temperature allucinanti (come qui, probabilmente, ma noi eravamo sempre fuori), tutto bellissimo: la città, le passeggiate, i baci, le risate, l’albergo, le due cene guardandosi negli occhi, le carezze, l’intimità, gli abbracci, le cose che non ho mai fatto, come andare sulla ruota panoramica (mai! E’ troppo da turisti, ma noi siamo turisti amore) o fare la visita via Senna… E persino comprare le foto che ci hanno fatto! Abbiamo camminato tanto, scherzato tanto, parlato tanto, fatto l’amore, visto musei, panorami, negozi, gente… E’ stato il nostro primo viaggio all’estero, il primo viaggio in aereo e anche questo è stato emozionante. Mi è sembrato di tornare ragazza. I miei fantasmi sono arrivati solo durante la notte: sì, ho dormito per due giorni fino alle 8, ma continuando a sognare cose angosciati che mi svegliavano di colpo in un bagno di sudore e immediatamente sparivano dalla mia memoria. Poi è finito tutto. Al ritorno eravamo in due posti separati vicino ad altra gente. Sull’auto che mi riportava a casa non abbiamo più parlato ed ora fino a giovedì non lo vedrò più (lui ha una cena alla quale non può proprio rinunciare, martedì). La bolla è scoppiata. La vita è ritornata a scorrere, come sempre. E questo è il destino che devo imparare ad accettare.