la gatta architetto

carlo aymonino, un architetto


 Il 4 luglio è morto all’età di 84 anni Carlo Aymonino , considerato uno delle archistar di  casa nostra, una delle figure più rappresentative dell’architettura italiana.  Nato nel 1926 a Roma, Aymonino è da considerarsi come uno degli ultimi esponenti del neorealismo italiano insieme con Aldo Rossi, Gregotti, Canella, Gabetti&Isola, Portoghesi e pochi altri.La sua carriera si avvia con la realizzazione del quartiere  neorealista Tiburtino ( Roma)   insieme con Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi . Con la realizzazione del discusso quartiere Monte Amiata del Gallaratese ( Milano), insieme con Aldo Rossi egli concretizza le sue teorie nel campo dell'urbanistica ;  a lui va infatti sicuramente il merito di aver affrontato  negli anni 60 il tema dello sviluppo della città e di aver affrontato   il problema dell’urbano con i criteri di una  progettazione sistematica  alla quale è demandato  l’arduo compito di risolvere le frammentarietà e le contraddizioni della crescita e dello sviluppo attraverso un serrato e franco dialogo tra nuovo e antico.Al posto di singoli edifici quindi  egli ha sempre proposto veri pezzi di città ( in cui  le diverse tipologie vengono risolte con rigore formale e ricercata cromia )e che dialogano  con le preesistenze .Un dialogo che a volte, coraggiosamente, interrompe di netto, laddove ha la consapevolezza della  pochezza di periferie abbandonate e prive di significati ; adotta, allora, soluzioni che  creano nuove  e inedite forme di linguaggio e che devono essere di stimolo a creare nuove relazioni con il luogo senza ostinarsi ad inseguire una continutà con un passato pressocchè inesistente. Atteggiamento provocatorio ed estremista che ha suscitato non poche volte aspre  critiche da parte di  amministrazioni conservatrici ad oltranza.  Lungi dal voler fare una  recensione sulla vita  e le  opere dell’architetto, mi sembrava doveroso da parte mia un  piccolo omaggio al progettista che ha firmato il progetto per la realizzazione di un teatro nella mia città d’origine; un’architettura tanto criticata e contestata ma che a me è sempre piaciuta: una serie di volumi regolari si innestano tra loro, addossati alle pendici della collinetta su cui sorge il centro storico, mentre il prospetto principale, a quota più bassa, è caratterizzato da  un gigantesco emiciclo con doppio ordine di colonne che raccorda i volumi del teatro con la piazza antistante e i resti del castello medievale posti all’altra estremità.  “ un’ architettura nuova è necessaria solo là  dove altri  strumenti –quali il restauro scientifico, il ripristino filologico o  il recupero edilizio-  non hanno senso operativo e tanto meno solitivo.Il modo che ho seguito è stato sempre quello di fare del  nuovo  intervento occasione di restauro  e di recupero delle parti storiche preesistenti, in modo che  il progetto  nel suo insieme fosse effettivamente completamento del luogo urbano.” Carlo Aymonino
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