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Post n°179 pubblicato il 17 Aprile 2007 da giuliA_PD
E oggi mi sono sentita come quando, quell’adulto, che avrebbe benissimo potuto essere mio padre, mi chiese perché non credevo nella bella persona che ero. Sguardo basso, non ce la facevo a sostenere la sua sicurezza. Sguardo basso non solo per “questione di forza” ma anche per non lasciar trasparire le lacrime che mi bagnavano appena l’occhio, penetrando fino all’iride, per poi scorrere all’interno del mio corpo… ingrossando le vene… emozioni troppo grandi…. enormi. Mi ricordo che non risposi. Non sapevo cosa dire. Contenta per quella frase, detta con la spontaneità che riuscivo ad avvertire nonostante non avessi ancora la mania dello studio accurato delle persone e dei vocaboli che uscivano dalle loro labbra. Contenta per la spontaneità. Imbarazzata? No, almeno non troppo. In parte scontenta perché non riuscivo a capire da dove era partita per essere caricata, tutta questa convizione in quello che diceva. Non potevo essere io quella bella persona di cui parlava. Non poteva aver interpellato me. Si, probabilmente lo sguardo basso ha confuso il mio udito, non potendo sapere dove appoggiava il suo sguardo precisamente. Era andata proprio così!
Oggi, c’eri solo tu con me in quella stanza. Qualche chitarra di troppo.. e per quanto non le consideri solo degli oggetti, in questa situazione mi piace credere diversamente. Eravamo solo noi. Nessun altro a sentire quello che dicevi, a seguire i gesti, i movimenti dell’aria creati dal tuo gesticolare e dai respiri.. e principi di sospiri trattenuti. Mi rimproveri l’insicurezza che mi sono cucita addosso, o che mi hanno cucito addosso.. è uguale, dici. Il fatto è che comunque non reagisco. Ribatto che posso dimostrare di averci provato. Solo che.. è difficile trovare subito un paio di forbici compatibili con quel filo resistente. Dici che con le capacità che ho non dovrei reagire così. E cosa ci posso fare? Se non prometterti che cercherò con più attenzione? Sguardo basso, quello non lo posso evitare. La mia immagine riflessa sul legno lucido della chitarra. Nessuna lacrima, nemmeno occhi lucidi. Questo almeno sono riuscita a superarlo. Un passo alla volta, sono alta ma non assomiglio nemmeno vagamente ad un gigante. |
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