Aspettando domani

EVOLUZIONI ED INVOLUZIONI


   Perché restare, comunque, propugnatori di benevole disposizione …   Parlare di  disfattismo e di negatività, di questi tempi è fin troppo banale, e sembra prodursi come unica forma consolatoria per chi si vede forzato a complicati ghirigori di sopravvivenza.   Impotenti di fronte a eventi superiori alle nostre forze , - per chi guarda e non riesce a vedere altro –il generale decadimento si propone  inesorabile, e, così come aleggia, ancor più deprimente . Il  peggio è  che, restando l’andazzo di sempre, la necessità di una  rilettura del contesto specifico non convince  più di tanto, né richiama una più attenta analisi, per attivare una sensibile trasformazione. E tuttavia, chi ha  la sottigliezza di cogliere altre inevitabili  ricadute, si ritrova di fronte a ripercussioni fatali.  Bisogna pur attendersi una qualche forma di difesa del pianeta , la storia ce lo insegna: guerre e pestilenze, quando ci si trastulla oltre tempo e misura a sfruttarlo ed avvilirlo, rimandando una sana difesa. A suo sostegno  l'uomo moderno, comunque, ha la  compiuta conoscenza e la possibilità di un’affidabile osservazione di quel che accade: del perché, e del come esercitarsi in nuove forme di compatibilità umana ed ambientale . È chiaro che  il buon rapportarsi con l’ambiente, non dipende dall’ambiente ma dall’uomo stesso .  E, tuttavia, l'uomo oggi, seppure conosca le leggi che regolano il buon andamento del vivere e dell’utilizzare, non è disposto ad adattarsi ai perché,  cosicché il come sta sfuggendo dalla sua portata.  Oggi  ci si ritrova spiazzati, non dagli eventi, ma  dall’andazzo ottuso che si avvalla intorno .  Seguendo questo ragionamento il  clima di negatività diventa ancor più pernicioso e non fa che assommarsi al clima durevolmente superficiale e  festaiolo di poco tempo addietro,  spegnendo quel residuo di naturale predisposizione ad adoperarsi in modo davvero costruttivo. Sopravvivere  è sempre un modo infruttuoso di vivere, illudendosi così di sgravare le personali difficoltose, ma pur vitali, mansioni.   Oggi se ognuno  si  ritrova subissato dal catastrofismo, può comunque  sentirsi risollevato dalla sua stessa  presa di coscienza, e proprio nella elaborazione  del suo ruolo di persona può ritrovare una posizione di rigetto.  Siamo  tutti interconnessi e  pur influenzabili, ma nessuno è condannato a conformarsi ad  uno spudorato andazzo predatorio , o ad un fatale “de profundis”. Ci possiamo, dignitosamente rifiutare, magari anche stando in disparte, ma con la persistenza di confezionare una nostra  positiva interazione. No , noi che non ci facciamo irretire dalle vuote parole, non ci lasciamo nemmeno plagiare dal mortificante disfattismo, e troviamo  forza in quella voglia di  partecipazione,  che non ha bisogno di sostentarsi di strafare. Ma c’è bisogno davvero di una catastrofe perché gli uomini ritrovino un po’ di ragione? Su  questo puntiamo:  in una occasione di seria revisione per la società , dove tutti saremo chiamati a dare un contributo di elevazione e propulsione, rifiutandoci a tutte le maligne strumentalizzazioni, congegnate ad hoc per tornare ad ingarbugliare le coscienze…