Giulia Interrotta

Non presente


Non sono stata presente a me stessa in questi giorni d'inizio autunno o di fine estate, dipende dal punto di vista con cui si decide d'osservarli. La nuova scuola č difficile. La gente non capisce. E' sempre disposta a guardarti in modo strano, in modo lontano, come se tu fossi improvvisamente scesa sulla terra da un altro pianeta. Ma io sono Giulia e sono un essere umano. Io sono Giulia e mi sento sempre troppo interrotta. Al di lā o al di qua della vita, non importa, il risultato č lo stesso. Solitudine irreparabilmente irreprensibile. Solitudine che non so come fare per scacciare via. Ho avuto giorni belli soltanto quando Melissa č venuta da me, raggiante, combattiva esattamente come la ricordavo. Insieme ci siamo ritrovate identiche a pochi mesi fa, una sensazione impagabile dopo aver creduto di morire quando tutto ciō che avevo di pių caro mi č stato strappato con fredda indifferenza, ma molto efficacemente. Papā. Il mio adorato e odiato papā. Si. Io lo odio. Lo odio per avermi lasciata qui senza portarmi con lui. Lo odio per non avermi detto che se n'andava via occhi negli occhi. Lo odio per non avermi mai spedito neanche una stupida, fottutissima cartolina per informarmi su dov'era o su come stava.
Mi sarebbe bastata una parola. Perchč le parole pesano cosė tanto alle persone? Non capisco, non riesco a capirlo davvero. La mia cittā, piccola eppure il centro del mondo. Mel, una sorella, un'amica, il mio tutto assoluto. Ele. Ma Ele ha deciso da sola di allontanarsi da noi ficcandosi la lama del taglierino nelle vene dei polsi. Chissā se quando lo usava per aprire i pacchi, le buste o i cartelloni scolastici meditava giā in quale altro modo applicare lo strumento su se stessa. Ho confusione nella testa e silenzio dentro al cuore. Perō ho chiesto scusa a Federico per avergli distrutto l'ultimo ricordo della mamma e mi sono ripromessa di ripagarlo dalla perdita in qualche maniera. E forse ho anche trovato come fare. Ho cercato un pō dentro casa, trovando foto della sua infanzia. Ecco le ho prese per crearci una composizione su una coperta. Non sarā paragonabile affettivamente all'oggetto, ma almeno avrā sempre l'immagine del suo angelo speciale accanto. Magari mi perdonerā tornando a guardarmi con la sua faccia indifferente. Preferisco la sua ira o la sua non esistenza? Non lo so. Io vorrei semplicemente averlo vicino, perchč se nč lui nč Laura devono sopportarmi, se nč lui nč lei devono amarmi allora io che senso ho in questa famiglia? Che senso ho? Che senso ho? Nessuno si prende mai la briga di spiegarmelo. Cosė me ne sto qui in camera a dipingere o a scrivere sulla parete i pezzi di Giulia che riesco a racappezzare dopo una giornata di merda trascorsa a sopportare i risolini dei compagni di classe per i miei capelli mezzo rosa, per la gonna corta sopra i jeans strappati, gli scarponi o la catena legata al polso. Cosa c'č di strano nel mio modo d'essere? Cosa c'č di strano in come vado vestita? Ok non amo la moda d'oggi, non amo uniformarmi alla massa, non amo comprarmi le cose da femmina per farmi guardare. Io mi vesto perchč ogni cosa deve rispecchiare me. Il resto non conta. Delle altre cose non me ne frega un cavolo! Ma se non me ne frega un cavolo allora non dovrei neanche stare qui a scriverlo. Melissa mi ha detto che vado bene e che per lei sono meravigliosamente imperfetta perfetta. E' ovvio che il suo complimento vale mille altre offese ricevute, ma non sta dove sto io a darmi coraggio e a ridere con me per la stoltezza del mondo. Mi manca il rapporto con lei. La simbiosi si č spezzata.Foto by Kunny Mostovoj Licenza Creative Commonshttp://www.flickr.com/photos/kunnymostovoj/