Giulia Interrotta

Verità


Testa piena, pensieri vuoti. O forse è l'incontrario? Non lo so. Ho tanta rabbia dentro. Ho tanto rancore. Tanto di tutto. Ho distrutto, letteralmente distrutto, un pezzo dell'armadio, quello dove avevo scritto il nome mio e di papà, per non dimenticarlo. Non so nemmeno dove l'ho trovata la forza per farlo. So solo di aver preso un grosso martello e di averlo iniziato a picchiare forte contro l'anta fino a quando le schegge di legno non sono volate addosso a me e sul pavimento, formando una specie di stupido e inutile tappeto. Roberto ha detto furioso che non lo fa aggiustare e io neanche gli ho risposto. Io che faccio lo sciopero del silenzio. Io che non ne voglio sapere più niente di mamma, di lui, di entrambi! Bastardi bugiardi senza pudore! Non me ne frega niente di tenere la camera rotta, fosse per me avrei fatto le valigie da un pezzo e me ne sarei andata! Anzi l'avrei fatto, l'avrei proprio fatto se Federico non mi avesse trattenuta. Forse è solo per questo mio non fratello che sto ancora qui ad ascoltare milioni di stronzate e di altre invenzioni idiote. Mio padre. Mio padre che se n'era andato senza dirmi niente. Mio padre che mi manca quanto la stessa aria che non respiro. Mio padre con i suoi meravigliosi occhi blu. Mio padre. Io non ce la faccio a non piangere. Detesto lasciarmi andare così al dolore, ma non posso evitarlo. Mi sento talmente cretina. Cretina totale. L'ho sul serio odiato per quello che mi aveva fatto, per avermi abbandonata da un giorno all'altro senza dare spiegazione alcuna. Ma mi sbagliavo. Mi sbagliavo moltissimo. E io non lo sapevo. Io L'HO CAPITO SOLO POCHI GIORNI FA. Non sarei dovuta entrare in camera di mamma, ma volevo tanto mettere il suo maglione nero, così ho frugato nei cassetti. Chi se lo immaginava che al posto di quello avrei trovato la scatola. E dentro la scatola le lettere. Le lettere che il mio uomo dolcissimo ha scritto fino all'anno scorso per raccontarmi di lui, come faceva quando abitavamo insieme. Lettere di un padre a sua figlia. Lettere di un padre che PROMETTEVA a sua figlia di portarla via con sè appena le condizioni economiche gli avrebbero permesso di farlo. Lettere MAI RECAPITATE. Persino quando lasciò la nostra Tivoli non lo fece nel silenzio. Come ho potuto pensare che potesse essere capace di un simile atto di vigliaccheria? Mi diceva sempre ogni cosa. Sempre. Sempre. Se allora tacque mettendolo per iscritto fu solo perchè le parole gli erano morte nella gola per la sofferenza. La sofferenza di doversene andare. Questo era stato stabilito dalla legge. Questo doveva fare. La bambina sta con la madre. Il padre la vedrà nei fine settimana. Ma lui non sopportava di dover quantificare le ore da passare con me. Ecco perchè si trasferì. Per trovarsi un lavoro più decente di quello perso, farsi una posizione e prendermi con sè. Con sè. Con sè. Non lo sto sognando. Ce l'ha impresso nero su bianco su quei fogli un pò ingialliti. "Giulia, aspettami. Verrò a prenderti e torneremo a stare insieme". Non so se il giudice gli avrebbe mai dato il mio affidamento, però anche se lo negava, adesso ci sarei potuta stare perchè sono maggiorenne. In cinque anni ha tentato, credo disperatamente da quanto ho intuito, di entrare in comunicazione con me. Ha persino mandato una cartolina a Roberto dove gli chiedeva di farmi rispondere al telefono, di dargli il mio cellulare, i suoi messaggi. Ma nessuno di loro lo ha mai accontentato. Nessuno di loro si è degnato d'ascoltarlo. E ora non so dove sia. Le ultime notizie comunicavano che stava a Torino. Ma risalgono a un anno fa. Quando ho domandato spiegazioni mia madre si è limitata a sostenere che l'ha fatto per il mio bene, perchè voleva proteggermi, perchè era un fallito e mi avrebbe trascinata nel fango. Ma l'unico fango in cui annaspo è quello in cui sono adesso.Foto by UKtarawww.deviantart.comhttp://uktara.deviantart.com/