Onestàmentale

Salpare, di notte.


E rimango solo.Stavolta per davvero, volendolo, un po’. Entro nella mia gabbia, apro la porta ed affronto i miei fantasmi. Da solo, come dovrebbe fare un uomo, almeno credo. Credo che quando c’è da alzarsi di notte perché hai sentito un rumore sia tu quello che si deve alzare. Devi essere il primo ad affrontare il rischio. Devi aprire la porta dei tuoi scantinati, armato, quando sei fortunato, solo di una torcia. Solo, in mezzo al buio, alle ragnatele, ai rumori strani che abitano i tuoi spazi.Mi manchi, tantissimo.La tristezza è per me, per i passi che devo infilare al buio, in quegli scantinati che vanno sgombrati, mentre tu sei sopra, che continui a dormire, tranquilla. Devo riportare la luce, riparare il contatore. E’ un lavoro sporco che non si può rinviare.E’ un lavoro che mi porterà via da te, forse per sempre.E’ un lavoro che durerà una notte lunghissima, e se non lo finisco non finirà neppure questa lunga notte attorno e sopra di me.Rimango solo, e stanco. Forse abbattuto, stasera. Metto su qualche pezzo dei soliti, prendo cura di me, in queste stanze. Aspetto che spiova.Ti penso, fortissimo.Mi sconforta, avere questo cuore assemblato così male. Cerco un motivo, trovo solo un istante, dopo il quale poi tutto si è complicato irrimediabilmente. Non c’è più stato uno stucco capace di riparare le crepe. Come certe voragini che non si riesce a riempire mai, nonostante uno continui a versare dentro terra e cemento: si riaprono ad ogni pressione.Non vedo una fine, in questa pasqua strana, a questo buio che mi avvolge.Dovrò cercare un nuovo inizio, probabilmente, da qui dentro. Dovrò orientarmi imparando ad usare nuove risorse, che non sento di avere, stasera.Intanto cammino a tastoni, pronto a tutto. Anche ad accettare il fatto che dimenticherai, pian piano, di me.