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« Un uomo buono?Sotto i miei occhi gonfi. »

Sogno.

Post n°147 pubblicato il 29 Aprile 2012 da gizzoragno

Ho urgenza di credere in qualcosa. Mi sveglio e sento ossessivamente il bisogno di essere dentro la mia realtà, di avere un sogno. Ho vissuto finora con obiettivi, immaginando di raggiungere una certa tranquillità, di spegnere le prime urgenze personali, di mettere al sicuro il mio mondo costruito con i mattoncini LEGO un pezzo per volta. Oggi non mi basta più, qui intorno ho le sensazione di assistere da spettatore ad una messinscena, che se solo provo ad accedere dietro le quinte mi prendono a calci, pugni, male parole da farmi passare la voglia.

Leggo e rimango agganciato, moltissime sono le parole che mi scuotono; ovunque io posi lo sguardo all'orizzonte vedo paesaggi bruciati, spolpati della loro bellezza. Le piaghe sono qui, le cavallette hanno mangiato tutto con una voracità ben oltre la loro fame. Si sono prima attaccate a tutto quanto c'era di vagamente succoso per poi sciamare verso qualsiasi altro stelo commestibile ci fosse. Le abbiamo accettate come si accetta un castigo, ci hanno tolto cibo, prima mangiando quei raccolti lontani che non potevamo neppure sapere appartenessero a noi, ora sono arrivate qui. Sono l'onda di piena che tira via le fondamenta della tua abitazione, inarrestabile, da ogni direzione fino a lasciarti senza un posto che tu possa chiamare casa.

Ci hanno tolto un soldino alla volta il sorriso dallo sguardo, ma l'hanno fatto lentamente, dandoci in cambio a buon mercato tristi fotoromanzi, campionati truccati, macchine veloci per prendere più multe.

Dalle nostre foto di oggi si vede che anche il sapore delle cose è stato trasformato in informazioni digitali, il gusto reso inutile uguale per qualsiasi cosa si mangi.

Pieni di ossessioni per ogni idiozia, schiacciati dentro un gioco da tavola nel quale le piccole pedine siamo noi, non si può uscire dalle caselle, le regole le ha fatte qualcun altro.

E non si vince nulla.

Tutto un fumo dolciastro oggi ci riempie la bocca. Mastichiamo dimenticando che questo gusto era diverso, solo pochi anni fa. Il trucco è non farti provare dolore, tenerti la pancia piena, poi tutto può accadere e accade.

 

 Voglio guardare quella stella che fa luce, vederci riflesso il mio viso senza nostalgia, guardare i miei occhi e scoprirli ancora vivi.

Quegli occhi miei dieci anni fa che avevano un'idea da inseguire, un desiderio. Nelle vecchie foto questo mi colpisce sopra ogni altra cosa, uno sguardo con un sogno da realizzare. Allora era diventare uomo tramite il lavoro, trovare un posto nel mondo, tutto teso per farmi spazio. Senza strumenti, senza un soldo, senza un guardaroba solo io, chi mi voleva bene, e il mio sogno.

Nei miei occhi oggi voglio leggere che il futuro che porto dentro me cominci stasera, che sia un po' più profumato di quello che ci siamo fatti costruire intorno, e che sia reale. Fatto per tutti gli uomini, non per una piccola fetida porzione di loro.

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