Quello che segue è un racconto di Settimio Roberto, ospite della Comunità Dedalo. Questo brano fa parte della raccolta di racconti “Des tranches de vie”. Di esso è stata realizzata anche una drammaturgia teatrale ed una messa in scena. Un giorno di galera Andai in un supermarket ad Amsterdam, comprai due paia di calzerotti ed alla cassa incontrai due falsi mendicanti, giovani e ben vestiti, che aprivano i loro portafogli nuovi e chiedevano qualche spicciolo. Io rifiutai l’obolo e passai alla cassa ma, ecologista come sono, non chiesi la busta. Uscii con i calzini in mano e passeggiai per un bel tratto, incontrai una mendicante araba e le diedi qualche spicciolo, poi gettai via lo scontrino ed infine mi infilai nella giacca il paio di calzini con un gesto che esprimeva molta contentezza e che quindi poteva risultare un po’ equivoco. Uscii dalla strada pedonale e stavo per entrare in una banca quando mi piombarono addosso due energumeni, giovani poliziotti borghese. Mi bloccarono una mano dietro alla schiena, mi chiesero i documenti e se avevo una pistola. Riuscii a fatica, con una mano sola, a tirar fuori i documenti dal marsupio. Poi mi chiesero dov’era lo scontrino dei calzini. Io dissi che era nel bidone dell’immondizia, ma non mi credettero e mi trascinarono in galera. Mi misero in attesa in un angolo, ammanettato con le mani dietro la schiena, ed io stavo per svenire. Feci degli esercizi fisici per tirarmi su e dopo un po’ mi spogliarono e mi perquisirono anche nei capelli, mi fecero entrare in un ascensore che era diviso in due scompartimenti: in uno venivo chiuso io, nell’altro c’era la guardia. Mi chiusero in una cella di isolamento controllata da una telecamera, dove continuai a fare esercizi fisici per non cadere in depressione. Alla fine mi accovacciai su una panca ed attesi a lungo. C’erano varie scritte sui muri, tra cui una che diceva “I was here" e mi ricordai del tempo in cui ero già stato in galera.
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Quello che segue è un "urlo nel deserto", il diario delle idee di Settimio Roberto, ospite della Comunità Dedalo. Le considerazioni partono dalle esperienze vissute in Olanda e in Italia, per lo più sotto l'effetto della canapa indiana, e vengono rielaborate a mente lucida e inserite nel contesto sociale naturale dell’inizio del secolo con una costante vena polemica nei confronti di famiglia e istituzione psichiatrica. SETTIMIO ROBERTO Diario di un cannabista Intervista a me stesso Abbreviazioni A =anarchico B =burattino C.E. = capro espiatorio
B:che ora è? A: è l’ora di avere fede, sono rimasto qui giusto il tempo di capire, poi si riparte per la Palestina B: cosa ti dice il tuo Dio? A: ho mandato un figlio a morire in croce, ne ho mandato un altro a patire la stalla, ma quest’altro è insofferente, vuole solo drogarsi B: come ti procuri la canapa indiana adesso che sei a Napoli? A: per il momento non ne ho: ho rotto con il vecchio spacciatore: era un tipo che rischiava troppo: parlava troppo al cellulare, e se fosse finito in galera per procurare la droga a me, certamente me l’avrebbe fatta pagare, e se non lui, gli amici suoi mafiosi. Ora non mi resta che tentare di procurarmi il fumo in piazza del Gesù: speriamo che non mi scambino per uno sbirro. B: tu che odi tanto la civiltà, come mai vai a cercarla laddove è più avanzata? A: vado a cercarla, sì, ma per distruggerla: l’involuzione comincerà laddove la civiltà è più avanzata B: non pensi che la sessualità sia un’ altra forma (magari anche più sana) del contatto cosmico? A: il sesso fine a se stesso è uno squallore, e la sessualità in un rapporto serio tende inevitabilmente alla riproduzione, laddove, invece, la civiltà umana deve finire per sterilità B: tu, che fumi solo canapa indiana, che cosa ne pensi delle altre droghe? A: penso che la canapa sia più che sufficiente per distruggere la civiltà umana; e poi non è mai il caso di spingere troppo sull’acceleratore della liberazione: si rischia di impazzire davvero In piazza del Gesù A: mi fai fare un tiro? B: no! A: dai te lo pago cinque euro: ti pago tutta la canna per un tiro solo B: io non ti conosco A: dai, sono nuovo di questa città: prima abitavo in Palestina, e lì potevo trovare tutta l’erba che volevo B: e perché non ci sei rimasto in Palestina? A: perché ero troppo sputtanato: andavo in giro con barba e capelli lunghi. La gente del quartiere mi ha individuato come cannabista e me l’ha fatta pagare: mi hanno fatto urlare e poi rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Di lì poi mi hanno trasferito in una struttura napoletana, ed adesso sono qui B: e va bene, fatti un tiro A: humm! Buona! Dove me la posso procurare? B: devi andare a Montesanto A: mi accompagni dai: a me non mi conoscono, non me la danno! Dai, se mi accompagni ti regalo cento euro di fumo B: e va bene! Ti accompagno
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Quello che segue è un mini racconto dal titolo "Funzione descrittiva" realizzato da Sergio Romeo di Tuosto, ospite della Comunità Dedalo. Questo racconto potrebbe contribuire ad ampliare la sua opera letteraria "Ragazza di carta e di penna". Funzione descrittiva Pochi ombrelloni, qualcuno a far ombra al ricordo dell'estate, cabine senza bagnanti. Il sole passava a tratti tra le nuvole. Gli ultimi bus diretti nei dintorni passavano tra nugoli di polvere e sabbia. L’oggetto del bisticcio era un ricordo anch'esso, e i due salirono sull' autobus diretto al centro della cittadina.
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Post n°1 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da gli_internauti
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