Creato da maksi il 17/08/2006
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Stabilità politica dei governi: la differenza tra l'Italia e la Francia

Post n°8 pubblicato il 06 Marzo 2007 da maksi
Foto di maksi

Vediamoci chiaro.

Sulla questione della stabilitá dei governi in Italia e in Francia, ci sono certo quelche piccola differenza, ma infine è sempre uguale il risultato.

Il governo italiano è caduto per due soli voti al senato, perchè la maggioranza era risicata e sono mancati 2 voti al quorum.

In Francia il governo non cade, ma è diventato talmente impopolare e odiato che non riesce più a fare leggi che non siano bi-partisan.

In Francia hanno avuto alla elezione del Présidente di 5 anni fa, la sorpresa di vedere Le Pen (diciamo che in Italia potrebbe essere Pino Rauti) arrivare a contendere il secondo turno. Cosí è stata determinata la fine non solo per il governo di sinistra socialista che aveva fatto cinque anni in coabitazione (che batosta si è preso!) ma anche quella della maggioranza parlamentare successiva (oramai sará sempre cosí) che diede una maggioranza assoluta al partito di destra detto unione per la maggioranza per il presidente.

Ecco una cosa che in Italia sarebbe rimasta assolutamente inconcepibile (questo partito unico di destra, che alcuni vorrebbero).

Si certo, il governo Berlusconi ha tenuto cinque anni... o quasi (con qualche ritocco e quelche crisi non lo dimentichiamo), diciamo la maggioranza di destra, di coalizione, ha tenuto un governo di destra per cinque anni. Beh il risultato non è poi lo stesso ?

Adesso abbiamo Prodi bis. Ma sarebbe stato possibile un governo di destra ? Chiaramente no, per quello alcuni volevano elezioni anticipate, per avere una maggioranza per un presidente... come in Francia.

Allora, io dico: facciamola subito la riforma per una legge elettorale piú democratica, con ristabilimento di una proporzionale che dia maggiore rappresentatività ad ogni circoscrizione, ad ogni cittadino.

Guardate, i Francesi e gli Italiani che votano sono sempre meno, ad ogni elezione. In Francia, quelli che sono iscritti, lo sono solo se lo chiedono; non sono iscritti automaticamente come da noi... e quelli che si astengono sono sempre di piú!

Nel 2002, in Francia, gli iscritti erano (solo) 41,2 milioni, ma i votanti 29,5 milioni su 60 milioni di Francesi!

Nel 2001, in Italia, gli iscritti erano circa 40 milioni, ma i votanti erano di 37,2 milioni su 58 milioni di Italiani!

Ogni elezione da 20 anni ad oggi, diminuisce il numero dei partecipanti al voto. Bisognerá pure far qualcosa nó ?

 
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Quante novità per 2007 !

Post n°7 pubblicato il 11 Febbraio 2007 da maksi

Insomma sembra che dal 2006 al 2007 siano passati pochi giorni, ma giù il mondo è cambiato: In Italia un governo di centro-sinistra continua con qualche difficoltà a portare avanti una politica di ricostruzione dei diritti sociali, con una grossa infarinatura di liberalizzazzioni, che non convince neppure i pompisti...

Negli USA, il senato è diventato democrat, però Bush continua ad aumentare gli sforzi militari.

In Francia, Il Presidente è già quasi fuori, ma il nuovo futuro presidente di Destra sembra tanto sicuro di sè; che da ministro degli interni si permette di fare inchieste sui rivali politici grazie ai servizi segreti.

Insomma come al solito, tutto va bene nel migliore dei mondi possibili come diceva Candido (di Voltaire).

Saluti.

 
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Bussola economica - indicatori sociali

Post n°6 pubblicato il 08 Settembre 2006 da maksi
 

In un ristorante a due passi da qui, uno dei miei colleghi lancia, così per aria, che in Francia "siamo" dei fannulloni, che oramai non si lavora più tanto come una volta.
Eh già stiamo lavorando in Francia presso un costruttore di automobili conosciuto, in uno dei suoi stabilimenti a Rueil-Malmaison.

Però vedete io leggo i giornali, e per caso, la sera prima avevo letto "Le Monde", e l'inserto economia. M'erano rimaste impresse due cifre, e le tirai fuori. Si parla di durata del lavoro media reale: in Francia la durata del lavoro media al primo semestre 2006 è di circa 39,0 ore a settimana.
In Italia è di circa 39,2 ore a settimana, il che è sensibilmente simile, visto che in Austria si lavora in media 42 ore a settimana, così come in Inghilterra (UK). In Olanda si lavora 38,9 ore, il che è leggermente inferiore.

Teo (il collega) non demorde, e sempre per provocare decide di discutere sul tempo pieno e tempo parziale lavorativo, cercando cosi di giustificare la sua prima affermazione. Al che, in Italia, le persone che lavorano solo parzialmente a settimana (non una settimana piena) sono circa il 13,1%. Mentre in Francia sono 17,1%.

Cioè, a equivalente tempo pieno i francesi lavorano comunque come gli italiani, belgi, irlandesi, finlandesi. Fannulloni un cavolo !

 
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Il 31 Agosto 2006: una giornata normale

Post n°5 pubblicato il 31 Agosto 2006 da maksi
 

Cos'è una giornata normale ?
Prendere la macchina per andare a Lavoro, ascoltare la radio mentre si guida, e poi arrivare con calma, lavare il mug per il thè o il caffè... e poi andare a leggere i mails.

Ma la verità è che oramai non c'è più una normalità, oramai, quale di noi, non pensa più a niente, non ascolta la radio, non surfa un pò sul web, non si legge le news di Yahoo o MSN, non chatta con gli amici, in città oppure dall'altro lato del mondo.

Chi non è connesso e non mette piede in un cybercaffè, è completamente escluso da questo nostro mondo d'informazione globale.

Quanti sono nel mondo a essere connessi ?
Quanti sanno leggere in Europa ? Ultime statistiche: 9 % della popolazione francese sarebbe illetterata (il che significa che non sanno nè leggere nè scrivere).

Ma da parte degli insegnanti delle scuole medie, la realtà appare molto peggiore : 40% dei bambini non leggono o scrivono quando hanno 14 anni; quanti leggono ancora all'era della televisione-internet-podcast audio-video ?

Sapendo poi che l'informazione è quella che è; quanti tra quelli che non sono connessi -che non sanno ne leggere ne scrivere o che non lo fanno mai- perchè impiegati in maggioranza in lavori (spesso manuali) che non implicano riflessioni profonde, un po alla maniera dei "tempi moderni" di Chaplin e della catena di montaggio; quanti s'informano ed hanno modo di comunicare "normalmente" come noi ?

Insomma, in realtà, quanta gente è ancora capace di un libero pensiero (non dettato dall'informazione continua dei grandi media controllati), una libera scelta (non dettata dalla pubblicità), quanti di noi sono all'erta, si rendono conto che il mondo gira perchè mangiamo -troppo- quello che altri sognano di poter mangiare, beviamo -tanto- mentre alcuni non hanno acqua potabile, e consumiamo -sempre- più di quanto farebbero 20 famiglie in Mali, o in Birmania ?

Perciò: una giornata normale, forse, ... ma solo per chi va al lavoro e legge i mails, si preoccupa dei figli, e di dove uscire questa sera, di scrivere in un blog (sic), oppure pensare alle prossime vacanze.

Una giornata "normale" per pochi. Una giornata privilegiata in realtà, una giornata di enorme importanza, a volte un po triste, ma sicuramente ancora rara per 6 miliardi di persone sulla terra.

Noi, cento milioni in occidente (?), siamo in pochi a vedere questa giornata come "normale", mentre è una giornata atipica, anormale, speciale, da sogno.

A domani, per un'altra giornata, ... normale.

 
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Discussioni prima del 2001, sui rischi possibili di crisi mondiali

Post n°4 pubblicato il 18 Agosto 2006 da maksi
 

Nel 2000, con un amico parigino, originario della Kabilia (Est dell'Algeria) ma francese di cultura ed educazione (compresa l'università) discutevamo di cose ed altre, mentre i nostri bambini giocavano insieme.

Con noi c'erano anche mia moglie, parigina anche lei, e sua moglie, parigina, mia compagna di classe al liceo nel 1984.

Insomma, discutendo in quattro (a otto occhi è sempre meglio che a quattro) ci preoccupavamo dello stato del mondo, cominciando con il nostro piccolo mondo, il lavoro (io e mia moglie avevamo un lavoro, lui e sua moglie no), la scuola dei bambini, l'istruzione pubblica (education nationale in francese), l'informazione e la politica nazionale francese ed internazionale.

Cosa succedeva allora, rimettiamoci un attimo le idee a posto con una rinfrescata alla memoria:

- Bill Clinton era ancora presidente, Vladimir Putin è eletto in marzo del 2000.
- Vicente Fox è eletto per la prima volta presidente del Messico
(destra), mentre Hugo Chavez (sinistra) è rieletto trionfalmente in
Venezuela.
- In Giappone, il 14 maggio muore il primo ministro giapponese, Keizo Obuchi.


- La borsa francese si era imballata, e il Nasdac americano (nuove tecnologie) a New York, raggiungeva i massimi storici. La bolla speculativa intorno alle aziende 'nuove tecnologie' o 'nuova economia' non era ancora esplosa, e neanche appariva come tale.
- Il 3 aprile 2000, la Microsoft è accusata di aver violato le leggi antimonopolio americane.
- Israele si ritira dal Libano del Sud, dopo 44 anni di conflitto, e discute con la Siria per trovare una soluzione pacifica al Golan.

Insomma il mondo non è tutto rosa, due guerre (Golfo nel 1990 e Bosnia-Kossovo nel 1994-1999) hanno scosso tutti noi occidentali, ma "le cose vanno per il meglio nel migliore dei mondi possibili" come dice il personaggio di Voltaire Candide (candido).

In quel momento, però, D. ed io siamo preoccupati. E concludiamo insieme la discussione con l'analisi semplice e semplicistica seguente: corriamo il rischio di tre grandi crisi mondiali:

1) diverse possibili guerre civili infra-europee (dopo la Bosnia e il Kossovo) in Europa, originate dall'l'impoverimento delle classi medie delle società occidentali e dalla fine dello "stato-provvidenza"; e magari qualcosa di simile negli stati uniti.

2) un conflitto sempre più aperto tra il Sud del mondo, povero, e il Nord, ricco; con il rischio di un proliferare di armi nucleari o biologiche, dopo la caduta del muro e la fine dell'Unione Sovietica.

3) Un aumento dell'intensità della guerra economica amricano-europea con l'asia, e in particolar modo con la Cina.

Eravamo forse per alcuni pessimisti, magari un po paranoici, ma eravamo anche pieni di speranza e voglia di non crederci troppo, però eravamo lucidi... e purtroppo...

Erano i primi mesi del 2000, e quando i media davano le informazioni, sembrava che tutto stesse per andare per il meglio. Quando gli americani pensavano fieri, che avendo dislocato l'unione sovietica, avevano risolto un sacco di problemi nel mondo, non si erano ancora accorti di avere rotto un equilibrio sottile per un caos sconosciuto. Pieni di euforia stavano già inventando i nuovi cattivi, e nuove ragioni di fare la guerra per mantenere l'economia del paese attraverso lo sforzo continuo dell'industria militare, che tira gli altri settori.




 
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