Spazio Libero

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Uscii in giardino, parlai con le mie edere, diedi loro acqua e un argomento di cui discutere al mio rientro in casa, che puntualmente avvenne più o meno trenta secondi più tardi. Accesi la tv e cercai un telegiornale decente, uno che raccontasse fatti, uno che non trasmettesse favole per gli uni o per gli altri; rinunciai presto all'utopia noiosa dell'imparzialità. D'improvviso una faccia valeva l'altra, un doppiopetto scuro valeva l'altro. Ne scelsi uno a caso. L'argomento di modo era la crisi economica nazionale. Sembrava che avessero introdotto una tassa sulla seconda casa. Non possedendo alcun immobile all'epoca la cosa mi lasciò indifferente, dunque accesi la quarta e ultima sigaretta della giornata., raccontando a me stesso che non potesse fare tutto 'sto gran danno alla mia salute. Ad ogni modo per me giovane padre, onestissimo lavoratore, la crisi non iniziava quel dì e di certo non ne ebbi contezza tramite i telegiornali di mezza sera: per noi giovani padri, onestissimi lavoratori, pagare e sorridere è un'arte vera e propria, una dote innata, simile allo sforzo inconsapevole di respirare. “Per come la vedevo io... a rischiare seriamente non eravamo noi ma i bravi figli di papà, coloro che apprendevano per televisione la necessità del sudore, tutta gente non abituata ad accontentarsi di poco, non abituata a lottare per non andare in serie B.”