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Un blog creato da gianmariosacco il 10/11/2008

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Gianmario Sacco

 
 

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Multiplo

Post n°11 pubblicato il 11 Giugno 2013 da gianmariosacco

Non ho mai avuto percezione di una singola coscienza. Semmai, nel corso degli anni ho usato talmente tante facce che spesso ho provato vertigine nell'indossarle tutte senza tradirmi. Tuttora vivo talmente tante vite da non sapere più rinunciare a nessuna. Ho sempre avuto l'impressione di essere più uomini, di essere più vite, e ho sempre lottato per non doverne abbandonare nessuna. La battaglia per vivere ognuna delle mie vite è l'unica che ho condotto con coscienza piena, nonostante l'ambiguità innegabile dei miei propositi.

 
 
 

AAA Stupore cercasi

Post n°10 pubblicato il 11 Giugno 2013 da gianmariosacco

Per i poeti e i parolieri del 2013, presunti o di professione, questi sono tempi durissimi. La meraviglia è sempre più difficile da creare. Una fioca espressione, vagamente interessata, è tutto quello che nel migliore dei casi si riesce a suscitare. Lo stupore non è più di questo mondo.

 
 
 

Incoscienza media

Post n°9 pubblicato il 11 Giugno 2013 da gianmariosacco

Anche stasera farò finta di arrabbiarmi per la follia degenere del mondo, mentre sarò seduto sulla tazza del cesso. Sarò indignato e inorridito per questa prima pagina del corriere. Fingerò partecipata compassione per quanto accade in un chissà dove e in un chissà quando qualunque. Poi ancora il nulla sopra e sotto gli occhi. Nel frattempo sarà pronto in tavola un primo piatto e un pezzo di pane, assieme a un frutto sbucciato per bene; allora il resto del mondo scomparirà tra le briciole cadute sotto al tavolo, e ogni nevrosi privata, ogni guerra, ogni governo sfiduciato, ogni tassa da pagare, ogni bambino malato, ogni pedofilo a piede libero, ogni ipocrisia, ogni porcheria di questi tempi... saranno da spingere in fondo agli occhi, in fondo alle coscienze.

 
 
 

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Post n°8 pubblicato il 11 Giugno 2013 da gianmariosacco

Non ho mai avuto intenzioni cattive. Semmai ho risposto con cattiveria alla cattiveria, ma solo per preservare ciò che amo dalla cattiveria altrui.

 
 
 

Dalla ragione all'abbandono

Post n°7 pubblicato il 11 Giugno 2013 da gianmariosacco

Nella stanza croccantini per cani da 3 ai 9 mesi, fotografie di tempi migliori, disinfettanti per uso cutaneo, libri da cui rubare parole, un pacco di camel light morbide, un salvadanaio vuoto da sempre, giocattoli non più usati da qualche tempo, un taccuino ormai consumato da idee buttate giù a caso e senza troppa convinzione. Niente di quanto sopra comunque riesce a distogliere lo sguardo da questo quadro di violenza vivace e necessaria che mi invita a rivisitare me stesso, a dare agli uomini e alle loro facce un verso differente, una direzione più consona a questo viaggio pieno di buche, a questo andazzo degno di un campo minato del medio oriente. E' una domenica pomeriggio da nuovi poveri, da italiani medi, da gente così così, e non mi lamento, davvero non ho nulla di cui lagnarmi, ma questa normalità è da rabbrividire, quest' oblio è l'ordinario straordinario, è il solito programma, è lo spunto mancato del mio ego, è un gancio destro sferrato senza mordente, ecco perché mi occorre il senso, la ragione, e un dito di grappa su questa scrivania piena di scartoffie, piena di fantasie noiose e di aborti creativi. Diciassette e quarantacinque, le campane di Sant'Antonio richiamano i fedeli all'esercizio del bene, e sordo all'ostentazione dell'amore e del timore per Dio, in questo mondo di atei per diletto o di nuovi Gesù Cristo, mi esercito da me alle idee del Bene e a del Male, a rimanere timorato ed innamorato al contempo di questa guerra chiamata Vita, divertendomi a rinviare la Morte un pezzo per volta, perché soltanto questo è concesso fare; rinviare la morte, si, un pezzo per volta con piccoli sorsi di esatto piacere. Non c'è dottrina al mondo che possa convincermi di qualcosa di diverso, non c'è religione che possa far si che io mi lasci stare, che mi abbandoni, senza almeno qualche timida riserva, al regno divino. Non biasimo fedeli ed inni sacri, non uso bestemmiare... né incolpare il cielo delle mie sventure, dei miei drammi, o di quelli altrui, semplicemente non ritengo utile discuterne, e non cerco ragione né torto al riguardo. Le cose succedono, la gente muore, i bimbi nascono già corredati di tumore, madri uccidono i mariti, i fratelli si scannano per l'appartamento lasciato in eredità dal padre morto, le guerre scoppiano, l'odio viene covato al netto del buon senso, l'amore si fa, il bene si compie, al pari del male, e di tanto in tanto ci si interroga sulla natura dell'uno... o dell'altro, eccetera eccetera eccetera, fin quando sulle soglie dei cinquanta, con le morti dei propri cari negli occhi... e con qualche ernia di troppo, si cercherà di dare un senso alla vita passata... assicurandosene una per il futuro, ed è lì che ci si abbandonerà a quel Dio lasciato in soffitta fin quando ci si è creduti immortali, capaci di vincere questa partita in nove contro undici e sotto di quattro gol, è li, in previsione dell'ultimo giro di bevute, che ci si chiederà …. “... e se di là ci fosse davvero qualcosa?”, è allora che il senso e la ragione lasciano il campo alla dolcissima follia, ragionata, necessaria, inevitabile, confortante direi. Tra una ventina d'anni avrò modo di ragguagliarvi su questo straordinario e frequentissimo passaggio esistenziale dalla coscienza alla fede vera, passando per la paura dell'inferno presunto; nel frattempo non rimane che la leggerezza, a ognuno la sua, e ad ognuno col suo tempo e col suo modo becero, banale, bieco, ma buono, di resistere. Mi appare chiaro allora... che per vivere occorre uno sforzo senz'altro superiore al semplice atto di respirare. Tornando a me e a questa domenica, posso dire soltanto che l'orologio segna le diciannove e trentasette minuti, e mi basta toccare un tasto per eliminare queste brutte parole, disoneste, scorrette, senz'altro poco originali, sicuramente poco chiare persino a me che ne sono il padre unico. Allora credo che mi alzerò darò da mangiare al cane, e ne approfitterò nell'ordine per pisciare, riempire di nuovo il bicchiere, mettere su un cd dei Queen, fumare, ripiombare nel nulla cosmico di questo giorno già vissuto sette giorni fa.

 
 
 
 

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