Gioventù Nazionale

ALAIN DE BENOIST


Riportiamo alcuni interessanti concetti di Alain de Benoist, ideologo della Nuova Destra, il quale intervistato dal quotidiano il Foglio riguardo la profonda crisi che sta attraversando il capitalismo ha espresso alcune soui punti di vista. Ecco i passagi più importanti del suo intervento: "La cultura di destra ha denunciato per decenni il materialismo dell'ideologia comunista. Oggi però scopriamo che il capitalismo liberale è infinitamente più materialista del comunismo, perché si fonda sull'antropologia dell'interesse egoistico". Ironia della storia, Graecia capta ferum victorem cepit, i vinti conquistano i vincitori? "La storia è sempre aperta. Sarebbe presuntuoso credere che l'immaginazione sia giunta al termine. Sul piano dei principi, il liberalismo mi pare altrettanto utopico del marxismo. Sogna una società ideale, non la società senza classi, ma una società dove il conflitto verrebbe a mancare perché il meccanismo dei mercati, di per sé regolatore o autoregolatore, finirebbe per stabilire un equilibrio: la pace universale attraverso il dolce commercio, come dicevano nel XVIII secolo" Insomma, il mercatismo come fine della storia? "Quando Francis Fukuyama parlava di fine della storia, tradiva l'aspirazione a uno stadio stazionario o terminale del tutto paragonabile all'utopia comunista, con cui il liberalismo condivide alcuni presupposti di origine illuministica... la crisi attuale, in questo senso, è un segnale importante. La crisi del '29 fu un avvertimento, ora si fa appello alla necessità di regolare il sistema per attenuare gli effetti devastanti della nuova crisi attuale. Ma sono soluzioni marginali. Il fondo della questione è che il sistema finanziario non lo controlla nessuno. Navighiamo a vista per evitare che domani sia peggio di oggi. Eppure, non possiamo continuare a inabissarci nel sistema". E dunque:" Personalmente resto convinto che se si rifiuta l'utopia comunista bisogna anche rifiutare anche quella liberale. Non che sia ostile alla società di mercato, ma se tutti i fenomeni sociali vengono ridotti a un meccanismo di mercato, non siamo in una società in cui esiste il mercato, ma in una società che si è ridotta a un mercato. E cominciano i problemi..." "AdB" continua " ad essere molto aristotelico. Dice: "sono convinto infatti che l'uomo sia innanzitutto un animale politico e sociale" E la cosa che oggi più mi preoccupa è il venir meno dei legami sociali con l'anonimato di massa, la solitudine crescente, in un mondo dove competizione e concorrenza spingono a considerare l'altro non il nostro prossimo, non il nostro simile, ma il nostro rivale, il nostro avversario..." Il fatto è che al di là del profitto o della necessità di consumare, ognuno di noi oggi ha smarrito il senso della sua presenza nel mondo. Il capitalismo ha per principale caratteristica la negazione dei limiti. Si estende a dismisura, distruggendo legami, costumi, consuetudini, per instaurare ovunque la logica del profitto. Le istituzioni sono in crisi. I modelli politici crollano uno dopo l'altro, a cominciare dallo stato nazione, troppo piccolo per regolare i conflitti planetari e troppo grande per rispondere alle attese della gente. E' per questo che io non credo nel ritorno all'antico. Servono nuove soluzioni, e forse riattivando forme di vita locale, come la regione, la provincia, la città, i quartieri, le troveremo".