Delirare

Mi dispiace di morire, ma son contento.


Il titolo, fondamentelmante, non c'entra niente con il post. E' colpa di mio padre. Televisione alta. Sordità senile. Promo di.. il senso della vita? Sì, quello. Credo. Canzoncina, note e parole, che hanno superato il corridoio, infilandosi nello spiffero lasciato aperto della porta. Sento anche mia madre, che gira. Gira e pulisce qualcosa. Non so cosa sia. Accendo la radio, sul web. Faccio tutto sul web ormai. Ho la tv in camera, ma la guardo al pc. Tempo fa, un articolo di giornale: la generazione di adesso, è quella che non ha mai vissuto senza internet. Tristezza. Sono triste per loro. Apprezzo tutto questo, apprezzo di avere un notebook per essere sempre connessa col mondo. Se lo voglio. Ma è triste. Non baratterei i miei ricordi di gioventù senza internet, senza cellulari in mano a chiunque. No. Sono felice della mia generazione, quella alla soglia dei trent'anni. Sono felice di non essere nata oggi. Non sono felice in generale, sono felice di questo. Le musicassette, i vinili che non sembravano così vintage, il computer in bianco e nero solo col dos, l'antenna della tv vecchio stile e tre ore per cercare l'angolazione giusta in cui posizionarla. Ho trovato un pacchetto di sigarette, qualche giorno fa, alla stazione. Camel, azzurro. Il fumo uccide scritto nero su bianco. Non ricordo cosa ci sia scritto sul retro. Un pacchetto abbandonato, da chi? Sicuramente da uno degli esponenti di questa nuova generazione. Non si fermano. Non apprezzano. Non tutti. L'ho preso. Lo ammetto: la speranza era fosse pieno, perso per caso. L'ho preso, l'ho guardato da più vicino. L'ho tenuto con me. Perchè era bello. Su entrambi i lati, vi è "disegnata" una musicassetta. Una musicassetta con tanto di etichetta fittizia. Adoravo quelle etichette. Non riuscivo mai a farci entrare tutto quello che volevo. Qualcuno si ricorda di una musicassetta preparata per la propria dolce metà? Io sì. Non fu una delle prime storielle che andò a buon fine. Per niente. Ma ricordo ancora tutto, di quella musicassetta. Era nera, l'etichetta era bianca, posizionata sul lato opposto ai nastri. C'era scritto "Per te, per ascoltare le stesse canzoni". La parola canzoni, era un po' ciancicata. Partiva bene, si stringeva e rimpiccioliva strada facendo. I Just called to say i love you, di Stevie Wonder. Born in the USA, Springsteen. What is love, *non ricordo di chi*. Dio, What is love?! Quante volte l'abbiamo ballata noi "vecchietti"? Alle feste di compleanno, scolastiche, etc? E quel film? Quel film con Raoul Bova che la porto, quasi, in auge? Credo fosse famosa già da prima, ma io l'associo al film. Come si chiamava quel film. [Ho preso qualche minuto di riflessione, per ricordarlo]. Piccolo grande amore? Non me lo ricordo. Una cosa del genere. Non andrò a cercarlo su Google. Voglio scrivere quello che ricordo, non quello che google mi dice che dovrei ricordare. Cosa vuoi google? Inizio ad avere un'età, non posso ricordare tutto. Tu sì, tu sei ancora giovane. Ricorderai anche quando non lo sarai. Sempre che tu non venga sostituito da un altro motore di ricerca. Può succedere. E poi ancora, che altra canzone c'era su quella cassetta? Una degli 883, immancabile. Non ne ricordo il titolo. Le parole sì, quelle sì: non so che cosa fare, il sonno se n'è andato e non tornerà, un vetro da cui guardare, il silenzio fermo della città, e ti vorrei chiamare, sì però a quest'ora ti arrabbierai, e poi per cosa dire, a metà io so che mi bloccherei, perchè non è facile, forse nemmeno utile, certe cose chiare dentro poi non escono, restano, restano, vorrei dirti vorrei, ti sento vivere [che poi, ora, mi sto ricordando essere il titolo della canzone], in tutto quello che faccio e non faccio ci sei, mi sembra che tu sia qui, sempre, vorrei dirti vorrei, ti sento vivere, dovunque guardo ci sei tu, ogni discorso sempre tu, ogni momento io, ti sento sempre più. Dio, era tredici anni fa. Se non sbaglio. Alla radio, stanno passando "Where are we runnin' di Lenny Kravitz", anche questa vecchiotta, 2004. Già, dove stiamo correndo? Dove siam corsi tutto questo tempo? Dove sono io, adesso, rispetto a 13 anni fa? Ricordo ancora quella cassetta, quel compagno di scuola per cui m'ero presa una cotta, ricordo persino la nostra classe, il mio posto, i nostri compagni, qualche professoressa, i saggi musicali, il giorno in cui mio nonno morì e vennero a darmi le condoglianze. No, questo non c'entra con le musicassette, il ricordo è solo venuto fuori da solo, pensando alla mia classe, pensando a quell'ambiente. Non mi ci soffermerò. Ho ancora un vecchio contenitore pieno di musicassette, l'ho guardato per curiosità, mentre guardavo quel pacchetto di sigarette portato a casa con me, nella borsa. Qualche cassetta, mi ha fatto ridere. Paragonato alla musica che ascolto ora, è roba terribile. Backstreet boys, oh dio. Vasco Rossi, lui ancora sì. Marco Masini, cazzo no. Caterina Caselli, quella è di mia madre e sarà finita lì per sbaglio. E altre. Quanto tempo è passato. Guardo il mio ipod, che un quindicenne di oggi già catalogherebbe come vecchissimo e passato di moda, e provo nostalgia per il mio vecchio mangianastri. L'ho nell'armadio. Credo lo spolvererò, nel week end.A questo punto, vi lascio il video della canzone degli 883. L'ho riascoltata. Ancora attuali, le parole.