Ferrara non si vergogna di prendere contributi pubblici per il Foglio.
E ha ragione. Gli altri sì e lui no? Giuliano fa tutto alla luce del
sole. La sua azionista è la signora Berlusconi, il suo stipendio lo
paghiamo noi, la pubblicità viene dalla Mondadori del marito della signora Berlusconi. E' un giornalista libero da preoccupazioni economiche e da ogni censura. Può dire tutto quello che vuole il suo padrone.
“Ed ecco lui, Giuliano Ferrara, che fumava e si aggiustava la cravatta:
«Sono bello, abbastanza? Sta’ attento, eh... se poi vengo male...".
Quando si parla di finanziamenti ai giornali, tutti pensano al Foglio.
«E perché? È il giornale più trasparente
che ci sia in Italia. Il Foglio è nato con due lire e nell’ipotesi di
chiudere rapidamente. Quello che è successo è che invece il giornale
oggi vende tredicimila copie al giorno. Un terzo dei soldi gli vengono
dalle vendite, un terzo dalla pubblicità (... la Mondadori ci ha fatto un contratto con le anticipazioni,
con quei contratti di favore anche finanziario che ci permettono di
vivere abbastanza tranquillamente e comodamente... ) e naturalmente
anche, dal secondo anno della fondazione, dai contributi dello Stato...
Con il trucco della famosa Convenzione per la Giustizia, che era… Un
trucco… beh, beh, diciamo che la legge dava una possibilità e noi
l’abbiamo sfruttata… È un trucco nel senso che non era un vero partito, era... Avevamo chiesto a Marcello Pera, che faceva parte del centrodestra, senatore, e a Marco Boato,
deputato del centrosinistra, due persone amiche, due lettori del
giornale, di firmare per il giornale. Abbiamo fatto questa Convenzione…
per la Giustizia… Un escamotage! Legale, perfettamente legale,
al quale purtroppo hanno cominciato a ricorrere molti altri, anche
quelli che però non vanno in edicola, non vendono copie, non hanno
un’azienda reale, che vuole fare giornalismo, politica, cultura e
informazione, e che, così, sono delle piccole lobbies intorno a
persone… Si sono tutti infilati in questo calderone"
…
Nella “cooperativa” del Foglio sino al 2005 c’erano gli azionisti.
Ferrara: “Comunque, fino ad adesso c’è, come dicono i francesi, un tour
de table chiarissimo: la signora Berlusconi al 38%,
Giuliano Ferrara al 20-25%, non ricordo più adesso, il 10% ce l’ha lo
stampatore Colasanto, il 15% Denis Verdini... Lo Stato non si deve
verg... Io non mi vergogno di prendere soldi dallo
Stato per fare questo giornale, è chiaro? Mi vergognerei se me li
mettessi in tasca, se il giornale vendesse duemila copie, se fosse una
finta... Capito? Se fosse un giornale che dà premi... un giornale
banale, un giornale politicista, un giornale di Palazzo. Allora mi
vergognerei. Il Foglio pubblica l’enciclica di Ratzinger,
fa una battaglia di due anni – prima ancora che la Conferenza
Episcopale Italiana si fosse svegliata – sulla fecondazione artificiale
e sull’embrione, e più in generale ha delle idee e le presenta sul
mercato delle idee... Insomma, un giornale vero. Io
sono orgogliosissimo di avere il finanziamento dello Stato. Penso che
lo Stato dovrebbe essere... Certo, se poi finanziano pure l’ultima
caccola che arriva, al di fuori di ogni controllo e criterio di
qualità!”. Beppe Lopez, La Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri/Stampa Alternativa
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