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Sindacato

Post n°48 pubblicato il 05 Maggio 2008 da variazionegoldberg

Innescata da una discussione sul sindacato sviluppata in un interessante blog, ho deciso di soddisfare la mia curiosità per la casta sindacale, pronto a trovare conferme e nuovi sconfortanti dati come è successo con la lettura del primo libro sulla casta.
Questo libro invece condisce dati di fatto davvero impressionanti con una serie tale di imprecisioni e manifeste ingnoranze che .... mi ha fatto incazzare. Sì, perchè d'accordo cavalcare l'ondata della casta; d'accordo stigmatizzare profitti e comportamenti tutt'altro che etici (la casta è ciò che tende a riprodurre sè stessa, non a curare gli interessi per la tutela dei quali è sorta); ma l'autore ci mette del suo, proponendo riflessioni e considerazioni davvero di un dilettantismo e di un'ignoranza inattesi. Ad esempio, più volte l'autore si domanda come mai la Corte dei Conti non intervenga nella verifica della corretta gestione dei proventi del sindacato (semplicemente, non può, trattandosi di soggetto privato e non pubblico); come mai non viene attuato un controllo da parte dello stato sul sindacato, che è un'associazione non riconosciuta (è facile capire perchè la libertà di associazione mal tollera un controllo esterno, e questo vale per l'associazione scacchistica, per il dopolavoro e per il sindacato); come mai lo stato paga i caf anche per le dichiarazioni dei redditi che non prevedono il pagamento di alcuna imposta (perchè, chi non paga nulla non deve fare la dichiarazione dei redditi?).
Insomma, mi pare che l'autore si ponga tante domande che, se solo fosse minimamente più informato o avesse studiato un po' di più, troverebbero da sè una risposta. E comunque mi pare guidato dall'esigenza di rendere "scandaloso" anche quello che tutto sommato non lo è.
Purtroppo il ritratto del sindacato è senza dubbio fondato su dati obiettivi e, spesso, anche riscontrabili in pratica.
E' che quando un libro è fatto male anche le moltissime considerazioni condivisibili perdono di valore (senza che lo perda il loro riscontro obiettivo, peraltro).
L'altra cosa che non mi è proprio piaciuta è il ricorrere continuamente alla citazione di autorevolissimi studiosi, che però hanno posizioni personali rispettabilissime, ma del tutto parziali e opinabili (ad esempio, è chiaro che quando Ichino si riferisce alla burocrazia che non lavora prende in considerazione un certo tipo di amministrazioni- soprattutto i ministeri- mentre potrebbe affermare cose almeno parzialmente diverse delle amministrazioni locali o delle aziende sanitarie).
Insomma, un libro che fa girare i coglioni per più di un motivo, sia per il contenuto (davvero inquietante), sia per le considerazioni fuori squadra dell'autore.

 
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