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Passioni tristi

Post n°56 pubblicato il 19 Ottobre 2008 da variazionegoldberg

Ho letto un rapido libretto interessante: "L'epoca delle passioni tristi", di Benasayag e Schmit, due psichiatri francesi che nel titolo riprendono un frase di Spinoza.
Le passioni tristi sono quelle utili, le scelte che procedono da una valutazione di quello che ci potrà difendere da un futuro minaccioso.
Non è il momento di cambiare radicalmente prospettiva ? Fin dal liceo ho sostenuto la necessità di assecondare le passioni, contro la concezione chimica dell'uomo e della cultura che si è affermata nelle nostre scuole (un 30 % di italiano, 25 % di matematica, e poi via via le percentuali della storia, della geografia...). Beh, certo mi avrebbe fatto comodo, eliminare quel po' di matematica che mi era costata un mese abbondante di lavoro in fabbrica e le lezioni private, quando ero distrutto per avere sollevato e spostato quantità di lavandini, bidet e water delle marche più prestigiose. E poi magari avrei ridotto anche il greco, di cui mi piaceva quasi tutto, eccetto le faticose versioni (rimandato anche lì, per un anno, e vai con la movimentazione merci....).
In fondo, sostenevo e sostengo ancora, l'uomo e la sua cultura sono una casa con tantissime porte, è sufficiente sceglierne una ed entrare, per iniziare a costruire un percorso che assecondi la curiosità, l'interesse, la passione.
Cosa possiamo avere da perdere, a questo punto, nel modificare le prospettive culturali di chi a scuola ci va ancora ?
Che scegliere sempre l'utile non sia dilettevole, è evidente; ma può diventare anche pericoloso e minaccioso, più ancora di quel futuro da cui tentiamo di difenderci, quando costituisce il criterio con cui ci avviciniamo alle persone e alla vita: pericolo e minaccia di allontanarci dall'umano, considerando secondo i costi e benefici le persone e le scelte di vita, inondando di passioni, invece, proprio gli oggetti che dovrebbero essere valutati secondo la loro utilità.
Insomma: ciascuno scelga le materie da seguire, perchè se si parte dalla ceramica si arriva, volendo, a Picasso; se si parte dal cinema si arriva alla fotografia, alla musica, al teatro. Non dobbiamo essere felici ? E le passioni non rappresentano una buona dose di felicità, quando sono veramente tali ?
Quasi quasi lo scrivo alla Gelmini.....che sia il momento buono ?

 
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