Golden Velvet

Ospite

A volte, non so... Le domande si affollano nel cervello tanto che dovrei mettere i numerini per stabilirne il turno. Stanno lì a girare e rigirare, perchè, cosa, quando, chi. Sentire la sua voce come fosse dietro l'angolo, mentre quei due secondi di differita fanno accavallare i nostri discorsi. E intanto, cellulare all'orecchio, osservo i fulmini abbattersi oltre le montagne e inspiro l'intenso profumo del vento di Primavera. Lui cosa starà guardando... se intorno non ha che dune e deserto...
Non l'avevo previsto, quest'ospite incomodo che vaga latente nel mio animo dal giorno del nostro primo incontro. Quando apparve dalla porta distraendomi dal mio interlocutore tanto da pensare :"E questo, ora... chi l'ha chiamato!"
Ma il mio sguardo indugiò su di lui per qualche istante di troppo, mentre disperatamente cercavo di richiamarlo all'ordine. Non servì a nulla, i miei occhi non obbedivano più.
Si rivelò essere quel dottor I. che per telefono avevo subito odiato, per il tono asettico e professionale tale da intimidirmi. E da buon Ascendente Scorpione, pensai che in qualche modo gli avrei reso pan per focaccia.
Mi conforta ricordare quei piccoli momenti che hanno composto la nostra breve conoscenza. Frammenti di una storia senza passato nè futuro. Angoli di cielo di un mondo parallelo che non è questo.
O forse... chissà...

Drift away..........

Un vecchio brano che non ascoltavo da tempo...

Orizzonte

La tastiera… è una mina vagante per chi soffre di questa malattia dell’anima… Scrivere.
Non c’è cura, se non la ferma intenzione di non ricadere in tentazione… è come smettere di fumare. Cerchi di resistere un giorno, un mese, anche anni. E poi un fil di fumo che aleggia nell’aria può far crollare tutti i buoni propositi come un castello di carte napoletane. Un attimo perduto, un tormento affiorante, un pensiero insoluto, e d’improvviso scegli di pensare: “Basta! Voglio riammalarmi!”.
Perché le scelte sono la chiave di ogni inizio.

Il prurito alle mani l’ho avuto, eccome. Ho passato pomeriggi interi trastullandomi con le parole che mi venivano in mente. Melodiose, perfette, le migliori che avessi mai ideato. Pronta a balzare sulla sedia del pc con quella possibilità tra le dita, avrei potuto scrivere interi capitoli ma la pagina bianca del Word era lì ad aspettarmi come un drago con le fauci spalancate. D’indossare l’armatura non me la sentivo, sapevo che avrei perso la battaglia e così lasciai con rammarico che quelle parole scivolassero via, evaporando dai miei pensieri.

E mesi e anni sono passati, ma oggi c’è una voce che chiama. La sento dentro di me ed è così dolce… da essermi impossibile resisterle.
Penso a un aereo, che in questo momento oltrepassa le nuvole dell’orizzonte dirigendosi lontano, oltre il Mediterraneo, oltre i deserti africani, più in là della mia immaginazione. Penso a quell’aereo e lo ringrazio per la distanza che sta ponendo tra me e quel suo passeggero, bello, gentile… piuttosto pericoloso.
Mi piacerebbe sapere in che direzione va la vita, perché si diverte a giocare con quelle certezze costruite con fatica, per soffiarvi sopra con vigore e divertirsi a vederle tremolare.
Tuttavia… la distanza e il tempo ci saranno amici. Creeranno lo spazio per curiosare nell’animo dell’altro, per aprirci alle possibilità, per… scegliere…