Figlio di Paolo, piccolo proprietario contadino ed ex-emigrante in Brasile e di Marianna Delli Quadri, tessitrice, Ignazio trascorre l'infanzia nel paese natale abruzzese di Pescina, nella Marsica (è assolutamente probabile che il cognomeSilone affondi le proprie radici proprio nell'antichità del popolo dei Marsi, considerata la memoria di personaggi antichi come Quinto Poppedio Silone, condottiero marso).Alla morte del padre (1911), il primogenito Domenico assume il gravoso compito di sostituire il padre nel duro lavoro dei campi, mentre la madre lavora come tessitrice ed il piccolo Secondino inizia gli studi ginnasiali nel locale Seminario diocesano.Il 13 gennaio 1915 la Marsica è messa in ginocchio dallo spaventoso Terremoto di Avezzano che provoca nel solo paese natìo dello scrittore oltre 3.500 vittime; muoiono sotto le macerie la madre ed altri numerosi suoi familiari; Secondino riesce a salvarsi con il fratello Romolo, il più piccolo della famiglia. Il dramma personale del non ancora quindicenne Silone lo segnerà per tutta la sua vita e trasparirà anche nella sua produzione letteraria, come ricorda Richard W. B. Lewis: «Il ricordo del terremoto erompe dalle sue pagine con lo stesso significato che per Dostoevskij ebbe l'esperienza di scampare all'ultimo minuto dall'esecuzione capitale».Così scrive al fratello, alcuni mesi dopo il sisma, di ritorno dal Seminario di Chieti(dove studiava) al paese natale distrutto:« Ahimè! son tornato a Pescina, ho rivisto con le lagrime agli occhi le macerie; sono ripassato tra le misere capanne, coperte alcune da pochi cenci come i primi giorni, dove vive con una indistinzione orribile di sesso, età e condizione la gente povera. Ho rivisto anche la nostra casa dove vidi, con gli occhi esausti di piangere, estrarre la nostra madre, cerea, disfatta. Ora il suo cadavere è seppellito eppure anche là mi pare uscisse una voce. Forse l'ombra di nostra madre ora abita quelle macerie inconscia della nostra sorte pare che ci chiami a stringerci nel suo seno. Ho rivisto il luogo dove tu fortunatamente fosti scavato. Ho rivisto tutto… »L'incontro con Don OrioneNei drammatici giorni che seguono il tremendo sisma, i due fratelli Tranquilli vengono affidati alle cure della nonna materna Vincenza che riuscirà ad ottenere per il maggiore l'assistenza del Patronato Regina Elena e il successivo trasferimento in un collegio romano nei pressi del cimitero del Verano, luogo assai tetro da cui Silone fugge dopo poco tempo e per tale motivo ne viene poco dopo espulso.
Ignazio Silone
Figlio di Paolo, piccolo proprietario contadino ed ex-emigrante in Brasile e di Marianna Delli Quadri, tessitrice, Ignazio trascorre l'infanzia nel paese natale abruzzese di Pescina, nella Marsica (è assolutamente probabile che il cognomeSilone affondi le proprie radici proprio nell'antichità del popolo dei Marsi, considerata la memoria di personaggi antichi come Quinto Poppedio Silone, condottiero marso).Alla morte del padre (1911), il primogenito Domenico assume il gravoso compito di sostituire il padre nel duro lavoro dei campi, mentre la madre lavora come tessitrice ed il piccolo Secondino inizia gli studi ginnasiali nel locale Seminario diocesano.Il 13 gennaio 1915 la Marsica è messa in ginocchio dallo spaventoso Terremoto di Avezzano che provoca nel solo paese natìo dello scrittore oltre 3.500 vittime; muoiono sotto le macerie la madre ed altri numerosi suoi familiari; Secondino riesce a salvarsi con il fratello Romolo, il più piccolo della famiglia. Il dramma personale del non ancora quindicenne Silone lo segnerà per tutta la sua vita e trasparirà anche nella sua produzione letteraria, come ricorda Richard W. B. Lewis: «Il ricordo del terremoto erompe dalle sue pagine con lo stesso significato che per Dostoevskij ebbe l'esperienza di scampare all'ultimo minuto dall'esecuzione capitale».Così scrive al fratello, alcuni mesi dopo il sisma, di ritorno dal Seminario di Chieti(dove studiava) al paese natale distrutto:« Ahimè! son tornato a Pescina, ho rivisto con le lagrime agli occhi le macerie; sono ripassato tra le misere capanne, coperte alcune da pochi cenci come i primi giorni, dove vive con una indistinzione orribile di sesso, età e condizione la gente povera. Ho rivisto anche la nostra casa dove vidi, con gli occhi esausti di piangere, estrarre la nostra madre, cerea, disfatta. Ora il suo cadavere è seppellito eppure anche là mi pare uscisse una voce. Forse l'ombra di nostra madre ora abita quelle macerie inconscia della nostra sorte pare che ci chiami a stringerci nel suo seno. Ho rivisto il luogo dove tu fortunatamente fosti scavato. Ho rivisto tutto… »L'incontro con Don OrioneNei drammatici giorni che seguono il tremendo sisma, i due fratelli Tranquilli vengono affidati alle cure della nonna materna Vincenza che riuscirà ad ottenere per il maggiore l'assistenza del Patronato Regina Elena e il successivo trasferimento in un collegio romano nei pressi del cimitero del Verano, luogo assai tetro da cui Silone fugge dopo poco tempo e per tale motivo ne viene poco dopo espulso.