PENSIERI LIBERI

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Questa situazione di assoluta e inedita emergenza, crea un’amplificazione a dismisura delle sensazioni, forse anche dei sentimenti, di ciascuno di noi.Almeno nel mio caso è così.È come se tutto venisse osservato attraverso una grande lente di ingrandimento.Viene amplificata la paura, l’amore, la solidarietà, perfino la cattiveria o la diffidenza.Per questo motivo non ho grandissime aspettative sul dopo, ma di questo ci sarà tempo per parlarne. L’adesso è fatto di esagerazioni, a volte anche nell’odio tra cittadini presunti colpevoli di non rispettare i divieti, altre in un colossale volemose bene generale.Però siamo fondamentalmente, e direi adesso anche amplificatamente, individui egoisti, prigionieri, oltre che delle nostre mura, del nostro punto di vista.È come se non ci fosse un grandissimo NOI a dominare il terrore per il presente e il prossimo futuro, ma tanti giganteschi IO.Pochissimi immaginano sé stessi come potenziali untori, magari anche portatori sani di infezione, ma tutti immaginiamo possa essere l’altro il contenitore camminante di corona virus. Ci dobbiamo difendere dal nemico invisibile, e non ci viene in mente che prendendo in trentamila i treni per il sud, il nemico invisibile lo portiamo con noi in cuccetta.È una gara a chi biasima il prossimo, canzonandolo perché vuole andare a correre, che se ne stia a casa, il cialtrone, o quello perché ha il cane e quindi presunti diritti più di noi, perfino il fumatore che perché non muore di cancro, invece di andare al tabacchino liberamente.Noi ci autoassolviamo da qualsiasi colpa.La lente ingrandisce il disagio, l’ansia, le preoccupazioni e quindi anche il nervosismo, proiettato sempre verso l’altro. Stiamo attraversando la fase più difficile, il picco della sopportazione sta per arrivare, ma non sappiamo se poi scenderemo o lo manterremo costante.Certo, la lente amplifica anche il lavoro dei volontari, gli eroi della quotidianità, la compenetrazione nelle storie strazianti di vittime sole, la pena infinita e l’angoscia dello sconosciuto.Proviamo a pensare che gli altri siamo noi, come diceva il poeta, magari ne usciremo un po’ meno induriti