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Una vita a spina di pesce
 

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Fletcher VII

Post n°7 pubblicato il 25 Febbraio 2015 da marlow17

 






Appena imbarcati si sistemarono l'uno fianco all'altro e un odore di gondtasser invase le loro narici. Fletcher capì in fretta: l'autobus faceva il giro di tutta la zona ospedaliera e caricava gente i cui vestiti venivano passati al setaccio di varie sostanze urticanti filtrate per ammazzare i parassiti. Era un carico demenziale. Tutti i passeggeri si erano voltati a guardarli: forse pensavano a una madre venuta ad accompagnare il figlio colto da spasmi incoercibili. Fletcher sorrise dentro e pensò che per qualcuno che sta male c'è sempre qualcuno che sta peggio: la clinica per la riabilitazione dai crimini sessuali doveva essere guardata con particolare timore dai buoni passeggeri vittime dei normali disturbi virali dell'epoca. Nulla poteva essere paragonato all'ambascia che donava la visione di due soggetti evidentemente vittime di di disturbi eroto-motori. La gente lanciava rapide occhiate e tornava a fissare con lo sguardo perso in avanti sul tragitto del bus. Fletcher si allontanò appena dalla sua collega e le chiese :"Sei sposata? Hai figli?". Lei sospirò e annuì con la testa :"Ho un marito ma è stufo dei miei colpi di testa, vuole separarsi, e un figlio di ventisei anni che vive con la sua ragazza e vuole, apparentemente, non saperne più di Me. Questa malattia mi ha ridotto a uno straccio, eppure è spuntata all'improvviso." Lui percepiva forte il desiderio di sentirla raccontare alcune porcate ma si trattenne anche per controllare il bastone che gli si stava sviluppando in mezzo alle gambe. Era un'impresa difficile e subito un ronzìo gli attraversò il cranio diventando sempre più forte sino a stordirlo. Incominciava a sudare e le mani diventavano scivolose mentre le ossa scricchiolavano e gli fornivano l'impressione di essere una palazzo di trentacinque piani sul punto di accartocciarsi su sè stesso. La fronte trasudava testosterone a manetta. Corse al riparo prosciugandosi con un enorme fazzoletto dalle iniziali L.F.  "Sì" continuava intanto Lei a sproloquiare " Il dottor Percace mi ha parlato di infermità, con Me è stato tenero. So, per certo, che ad altri ha sbattuto in faccia delle responsabilità." Lui si grattò il cranio "Con me è stato abbastanza implacabile. Mi ha fatto capire che ho un'evidente tendenza al crimine antisociale." Lei atteggiò le labbra a una smorfia e scrollò il capo :"Mi dispiace. Penso che nelle donne con maternità veda il tarlo della nevrosi, almeno così mi ha detto. è più spietato con i giovani." "Insomma, le donne mature sarebbero più curabili." Annotò Fletcher non senza un pizzico di acidità. "Sì, penso che ci riveda molto di sua madre in tutte quelle situazioni."
L'autobus aveva improvvisamente accostato al guard-rail e l'autista s'era sollevato dal suo posto e aveva cominciato a discendere le file. S'era arrestato giusto davanti alla coppia. "Mi spiace ma temo ci sia un problema. Due degenti del Centro per i disturbi eroto-motori non possono sedere fianco a fianco sui mezzi pubblici." Fletcher aspettava giusto un coglione come quello per dare libero sfogo (nella rabbia) a tutta la sua sessualità repressa. "Esiste anche una sanzione per gli autisti maleducati?". " il driver si grattò l'ispida barbetta e sospirò profondamente :"Non sto cercando grane, sono le regole." "Ma scusi, Lei come fa a sapere che siamo degenti del Centro a parte il fatto che abbiamo preso il bus davanti alla clinica? Potremmo essere benissimo due parenti passati in visita." "Il badge che avete sul bavero. Non mi dica che non se n'era accorto". Fletcher alzò istintivamente la mano a toccarsi il bavero e vi trovò il badge attaccato con cura. "Perchè non me l'hai detto?" Fece piagnucoloso alla sua nuova collega. Lei si schermì :"Ti ho visto così deciso a cercare il posto per entrambi che non me la sono sentita di deluderti." Lentamente, sotto lo sguardo di tutti i passeggeri, Fletcher si alzò dal suo sedile e rimase in piedi. Un altro tizio prese il suo posto. La vaga coscienza del suo stato gli annebbiò la vista.
 
 
 
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