"Quella è stata la fine presumo". E Fletcher sogghignava tra sè al pensiero di Christine colta in fallo dalle Squadre Speciali con il cazzo in lattice così conficcato tra le cosce. In fondo ben Le stava. "Sì, è stata la fine. Mi hanno rivestita, sedata e portata alla Clinica di Percace. Da lì è cominciata la mia battaglia contro la dipendenza." Adesso la detestava: la sua erezione era sfiorita in un amen dopo avere udito una frase del genere. Ma con chi stava avendo a che fare? La Verità era che Fletcher, malgrado le vacue buone intenzioni, non aveva nessuna idea di smettere con le sue cattive abitudini. La crisi gli era arrivata piacevolmente fra capo e collo, e il sesso imposto a sua moglie gli era piaciuto, aveva avuto un fuggevole colloquio con Percace ma nulla era stato deciso per la sua cura farmacologica. In questo modo si ritrovava con gli ormoni che bollivano e nessun rimpianto. Era nervoso, anfetaminico, pressochè vicino al delirio. Lo stupido badge che gli pendeva dal bavero della camicia lo infastidiva ma ne sapeva anche il significato: era in libertà vigilata mentre Percace e i collaboratori studiavano il suo caso, pronti a convocarlo non appena si fosse definita una diagnosi, un profilo psicologico e una terapia. Così si ritrovava, come un cane in calore in una prateria, circondato da sicari che lo osservavano smaniare, ridendo. Sapeva di essere seguito, controllato con discrezione e rendicontato in ogni sua azione e spostamento. L'irruzione delle divise nella casa di Christine ne era la prova. Strinse il pugno mentre parcheggiava. "Ci muoviamo?": Fece alla sua nuova amica. Lei scese dall'automobile guardandolo in tralice. L'aveva improvvisamente trovato nervoso e distante. Di certo qualche pensiero molesto lo stava attraversando: "Che ti piglia?". "Uh?". "Sembri avere un diavolo per capello, non sei contento di andare al cinema? Prima, quando me l'hai proposto eri tutto sorridente." "Non è facile, lo sai, sapere di avere qualcuno alle calcagna." "Se cominci a muoverti in questa maniera non vivi più..." Fletcher avrebbe voluto prenderla e scuoterla, farle capire che il suo mondo era una piccola boccettina di cristallo destinata inevitabilmente a incrinarsi. Invece la prese per una mano e si avviarono insieme verso il vecchio cinema. Davanti passeggiavano ancora delle divise e Christine non potè trattenersi dal chiedere :"é successo qualcosa?". Una delle guardie stava bevendo acqua da una bottiglietta. Terminò e riavvitò il tappo, poi si asciugò le labbra col dorso della mano destra :"è stato sequestrato un film, non ottemperava alle regole sulla pubblica decenza." Fletcher sventolò la mano, come a dire che non interessava :"Sapevo che dovevano dare L'Uomo Che Uccise Liberty Valance. è ancora in programma?". "Certo, potete tranquillamente entrare." Entrambi annuirono e si diressero verso la stretta scaletta che dava sull'anticamera del vecchio teatro. lì presero due biglietti e spinsero le porte girevoli che immettevano nell'anfiteatro della visione. Guardarono i posti e si sistemarono senza una parola. Alle spalle sentirono il rantolare di alcuni disturbatori. Fletcher si girò: erano persi nell'oscurità, si sentivano solo le risa soffocate e qualche battuta oscena. "Ragazzini, probabilmente" sussurrò all'orecchio di Christine. Il film stava iniziando e una gragnuola di popcorn colpì Fletcher alla nuca, poi vi fu il solito sommesso vociare e le risa strozzate. Lui sospirò e si scosse i rimasugli dalla capoccia rasata. Sullo schermo John Wayne dava il meglio di sè insieme a Jimmy Stewart e Fletcher si sollevò dalla poltrona. Con passo lento e strascicato si avviò per una delle pedane che recavano nelle file posteriori. Non ebbe difficoltà a identificare i ragazzi che ora mantenevano lo sguardo sullo schermo tentando di rimanere seri. "Mia nonna, lì davanti, non ha voglia di popcorn". Loro lo guardavano stupefatti, con una perfetta faccia da tolla. "Ha qualche problema, signore?" Fletcher sollevò per il bavero chi aveva parlato (Minuto, capelli castani, profilo perfetto e labbra sottili) e gli rifilò brutalmente una testata sul naso. Il ragazzino cadde all'indietro lasciandosi perdere nell'aria una scia di sangue, mentre sullo schermo sparavano e Christine urlava di no. Non era stato un colpo secco, non gli aveva frantumato il setto nasale. Lo aveva semplicemente respinto all'indietro, ributtato sulla poltroncina in mezzo a un colore rosso che si diffondeva sulla camicia e sui vicini. Di lì a poco era scoppiato il finimondo: le divise che ancora pattugliavano l'esterno erano entrate di fronte al parapiglia e avevano bloccato Fletcher immediatamente. Lui smozzicava delle parole colme di rabbia mentre veniva messo faccia a terra, ammanettato e sollevato da quattro poliziotti. Christine correva con fatica sui tacchi alti, standogli a fianco. E biascicava ."Mio Dio, non era necessario....." Lui aveva il volto paonazzo e digrignava i denti mentre cercava di scuotersi dalla presa robusta delle divise. sapeva di avere fatto una cazzata ma era così vicino a esplodere da assomigliare a un vulcano in prossima eruzione...la potenza di megatoni...velocemente lo piazzarono sul cellulare e sgommarono a sirene spiegate. Christine, con insistenza, era riuscita a salire pure Lei a salire. Aveva i capelli in fiamme e gli occhi spiritati, i vestiti, e la gonna in particolare, erano tutti sciupati. Partirono...ma non erano diretti verso la galera, bensì verso la clinica di Percace....
Inviato da: cassetta2
il 11/11/2020 alle 17:38
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il 03/12/2019 alle 08:15
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il 10/11/2019 alle 16:16
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il 21/10/2019 alle 13:01
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il 19/10/2019 alle 16:27