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Fletcher XLVI

Post n°45 pubblicato il 25 Febbraio 2015 da marlow17

 







Peter aveva assistito a tutta la scena con una certa sufficienza: era totalmente assorbito dal suo solitario e il whisky lo aveva stordito e acquietato, impedendogli di prendere sul serio anche il crollo di tutta la catapecchia. Spostò gli occhi di lato giusto per qualche secondo e si lasciò sfuggire solo un sospiro con sopra le parole :"Voi ragazzi dovreste andarci piano." "Cosa c'hai, Tu?". Alzò la voce Quaid e, sicuro di sé, si levò in piedi sventolando la pistola e muovendosi per qualche pesante passo a piazzarla sotto il naso di Peter. "Tu non vedi niente e Tu non sai niente. Continua il tuo solitario, stronzo!". Aveva appena finito la microtirata che si sentì il tonfo di qualcosa che si rompeva contro un ostacolo duro provenire dalle loro spalle. Il ciccione si girò appena in tempo per vedere Ramelli crollare al suolo di schianto e una sedia volargli addosso alla velocità di un proiettile. Ovviamente non riuscì a schivarla ma beccò lo schienale diritto sul mento e traballò con violenza lasciandosi sfuggire il cannone. Fece appena in tempo di cercare di rimettersi verticale che un grosso vaso cinese gli piombò sulla testa rompendosi in centinaia di pezzi. Questa volta perse i sensi definitivamente e finì lungo disteso sul pavimento insieme al suo superiore. Fletcher dopo il macello si guardò intorno ergendosi per tutta la schiena e crocchiando le dita indolenzite. Osservò Christine che aveva sfasciato il prezioso vaso cinese sul cranio del ciccione e ne fu orgoglioso in pochi secondi di rinsavimento. Lui aveva provveduto a infierire con la sedia mezza marcia contro la schiena di Ramelli finendo poi per scagliarla contro Quaid prima che questi realizzasse la situazione. Era un bel momento. Aveva approfittato della bullaggine della divisa contro Peter per coglierli di sorpresa e tutto era riuscito perfettamente, grazie anche alla sua adorata Christine. "Leviamo le tende" Disse bruscamente. La donna assentì e indicò il giocatore di solitario che nemmeno aveva agitato un muscolo nel corso di tutto il pandemonio. "E ubriaco marcio" mormorò l'Uomo "Ma dobbiamo tirarcelo dietro. Glielo devo. Poi non potrei mai lasciarlo a Percace." La Donna era raggiante. Così come aveva sostenuto Fletcher nel suo momento di crisi e pianto così era trasfigurata dal vederlo forte e imponente troneggiare sui suoi avversari sconfitti e sul ragazzo rimbambito dal liquore. Lo aveva seguito in tutte le sue mosse e avevano eliminato le divise che si erano rivelate doppiogiochisti infami. Lei aveva avuto fiducia e aveva pensato seriamente che l'unica chance per il suo Uomo stesse nel consegnarsi, ma ora una nuova consapevolezza Le scorreva nelle vene: era pronta a seguirlo ovunque, qualunque strada avesse intrapreso. Non l'avrebbe abbandonato mai e fanculo il buon senso e il Realismo.....avevano dimostrato di volere la pelle del suo Uomo e Lei non l'avrebbe mai permesso. Tutto quello che chiedeva era di restare al suo fianco e vivere con la massima intensità ogni minuto di Libertà che era ancora concessa Loro. Sarebbe stata una vita in fuga ma non se ne preoccupava. Era entusiasta. Peter ruttò pesantemente e sollevò il capo mentre Fletcher si avvicinava a Lui e lo sollevava sulle spalle dicendo di spicciarsi. "Forse gli abbiamo ammazzati questi stronzi ma non si può mai sapere. Prima leviamo il campo e prima riusciamo a metterci al sicuro, avanti Peter! Non farmi da sacco di patate." E con un colpo mandò la bottiglia di whisky a rompersi contro la parete e a lasciare una gran macchia su tutta la tappezzeria. Il ragazzo reagì bene a questa scena e parve rinsavire. Rifiutando le mani dell'Uomo si scrollò e prese a camminare un po' barcollante ma sostanzialmente diritto. Tutti insieme, alla fine, presero la grande porta e uscirono all'aperto, respirando a pieni polmoni l'aria già fredda della sera e dirigendosi verso le macchine. Bastarono una manciata di passi in discesa ed erano arrivati. Salirono sull'utilitaria di Christine e scavalcarono la macchinona delle divise in borghese per accelerare verso la Pianura. Il nido delle aquile s'era rivelato un nascondiglio pleonastico e l'unica cosa che sapevano anche senza scambiarsi una parola era che che l'unica speranza di darsi alla macchina era volare a tavoletta verso la zona Metropolitana: un coacervo di aree fortemente popolate intensamente edificate, addossate le une alle altre, con i piedi nell'Oceano e il capoccione nel Deserto.

 
 
 
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