Poteva avere 15 anni come 25, e si passava continumente la lingua sui denti, come per un rictus nervoso, i capelli erano scomposti e agitati mentre la mano sinistra li lisciava anche lì con costanza. Portava occhiali con la montatura di corno e una barba rossa e rada fino al pomo di Adamo: un grossolano tentativo di apprire più maturo della sua età malgrado i suoi occhi infantili e di un azzurro slavato denunciassero la sua anagrafe reale. Li stava guardando tutti senza dire una parola e continuando a passarsi la lingua sui denti. Henry Grassi, dopo il primo attimo di sorpresa, si spalancò in un ampio sorriso e prese a gorgogliare alcune parole di saluto in una lingua che sfuggiva a tutto il resto del gruppetto. L'altro gli rispose muovendo le labbra in modo appena percettibile e alzando l'estremità della bocca in una specie di sorriso. Alla fine di quelli che sembravano dei convenevoli Grassi si rivolse a Peter, Fletcher e Christine :"Vi presento l'uomo che stavamo cercando: il mio amico Edward Sereni, in più ossa che carne." Fletcher alzò il sopracciglio destro :"Ma in che lingua vi stavate parlando?". "é Inuit. Eschimese per i non specializzati. Una specie di esperanto per quelli che abitano la Suburra e preferiscono non rendere noti i propri affari. Un gergo, uno slang." Christine era affascinata e continuava a fissare Edward Sereni mentre questi aveva preso in mano delle biglie e le faceva scontrare nell'incavo della mano sinistra. "Potete salire" Disse "C'è solo una rampa di scale". La sua voce era sgraziata e nasale, come una frittella lamentosa che sfrigola nell'olio bollente. Peter avvicinò la bocca all'orecchio di Grassi :"Non mi sembra che il ragazzo ci stia con tutte le rotelle. Così, di primo impatto." Henry non replicò è continuò a ghignare verso Sereni per fare capire che quello che gli stava sussurrando il ragazzo non era assolutamente importante. Fletcher prese la decisione istantanea di guidare il gruppetto su per l'ultima asperità fino al pianerottolo dell'enfant prodige, e quando tutti furono in vetta fu anche il primo ad allungare la mano verso Edward. "Io sono Fletcher" sbottò allegramente "E questi due sono Peter e Christine". Il tizio squadrò la mano di Fletcher e non la strinse. Al contrario poggiò la zampa sulla spalla del suo interlocutore e sibilò con tutta la dolcezza di cui era capace :"Ti conosco. Ci conosciamo in realtà da parecchio tempo." L'uomo fece finta di nulla e non abbozzò nemmeno un'espressione di sorpresa ma lasciò la zampa di Edward sulla sua spalla per un minuto buono. Dopodiché Henry Grassi avvicinò la porta d'ingresso all'appartamento e fece un cenno con gli occhi al suo tenutario che biascicò di accomodarsi tutti. Poi, quasi a giustificarsi per il curioso esordio, Edward disse con la voce più sostenuta che poteva :"Dovete scusarmi ma non sono più abituato a parlare. Nel mio genere di lavoro si ha pochissimo a che fare con Gente in realtà e sostanza. E con le voci, Sì. soprattutto con le voci." Chiosò enigmatico. Il terzetto, appena varcata la soglia dell'abitazione si strinse istintivamente e fu ancora Fletcher a decidere di trarsi da quello strano impiccio :"Curioso questo posto: mi ricorda una piccionaia con balcone. Oppure un sottotetto con finiture di marmo." Sereni approvò con uno squittìo e replicò :"Sì, da queste parti puoi trovare luoghi del genere. Un po' nobiliari e per un quarto plebei. é l'eredità delle case popolari fatte in stile liberty. Un'abitudine dello scorso secolo." Peter e Christine stavano in silenzio e si guardavano attorno mentre Henry prese a introdurre quelli che sarebbero stati ospiti nel posto per un po' di tempo. Sereni annuiva compiaciuto :"Sì, mi hai già informato praticamente su tutto. La casa è grande e si troveranno bene. Ci sarebbe spazio per una quindicina di persone quindi...mi capite. Ognuno avrà la sua privacy. A queste cose ci tengo. Io stesso vivo come un monaco." Fletcher istintivamente rifletté riguardo quale differenza ci potesse essere tra Percace e quell'individuo. Arrivò al punto di pensare che potesse essere un figlio illegittimo dello psichiatra, sdoganato nella Suburra per ragioni evidenti. "Conosci Percace?". Edward si strinse la radice del naso come ad evocare ricordi dolorosi :"Ci sono stato ospite per tre mesi. Mi ha praticato le terapie tutte nel vecchio stile, impatto old-school. Da quel periodo mi è rimasto solo il sangue dal naso: ne sono preda costantemente." "Ah, comprendo. A me e ai due miei amici ha lasciato qualcosa in più del sangue dal naso." "Sesso?". Si incuriosì il ragazzo mentre accompagnava gli ospiti attraverso i locali dell'appartamento. "Hai fiuto. Azzeccato al primo colpo." "Non ho chiesto nulla a Henry sulle vostre ragioni di rifarvi un'identità. Mi piace cercare di imbroccarci da solo." Peter si inserì incuriosito :"E da cosa hai dedotto che eravamo in fuga per questioni sessuali?" Sereni sfoderò un pallidissimo sorriso :"Le facce. E poi, così in tre...ho pensato subito che poteste essere dei pervertiti." "Essere in due uomini e una donna non significa necessariamente essere psicotici sessuali". "Certo, lo so. Ma, sapete, le vecchie abitudini e gli schemi con cui ci hanno cresciuto sono duri a crepare". Nel frattempo erano sboccati in un'ampia stanza nuda dal controsoffitto in legno. Unico ospite, in una enorme teca di vetro, era un imponente Crotalus Molossus Estebanensis che faceva trillare il suo caratteristico sonaglio al termine della coda.
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