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Fletcher LXXIV
Post n°73 pubblicato il 27 Marzo 2015 da marlow17
Si arrestarono davanti all'ingresso, dove un signore era intento ad appendere un foglio sulla porta con le date delle future messe. Era un ometto miserevolmente alto, con un cranio lucidissimo e lunghi baffi grigi pendenti agli angoli della bocca. La mano Gli tremava visibilmente mentre ficcava il chiodo nel legno e lo rimirava tenendosi, poi, a giusta distanza. I tre personaggi in fuga attesero pazientemente che finisse il suo lavoro finché Fletcher Gli posò una mano sulla spalla inducendolo a voltarsi con molta calma e senza fretta. "Buongiorno, cercavamo il Dottor Benjamin Van Huijten." L'Uomo Li fissò ad uno ad uno con indulgenza, poi decise che meritavano una risposta e spalancò gli occhi bovini muovendo dolcemente le labbra :"è impegnato in una seduta. Se volete accomodarvi silenziosamente in fondo alla navata.....non penso ne avrà ancora per molto." I tre annuirono riconoscenti e si fecero largo oltre il portone. appena entrati Li sorprese un odore di cose fresche e pulite, senza quella greve atmosfera incensata delle Chiese maggiori. Pareva di essere entrati in una casetta di campagna linda e ordinata, non fosse stato per le panche, tutte ammassate in un angolo accanto al piccolo altare. Al centro della costruzione stavano seduti a semicerchio su alcune sedie di plastica una decina di persone, intente ad ascoltare uno di Loro che bofonchiava a bassissima voce ed era incomprensibile ai tre visitatori che andavano accomodandosi vicino all'ingresso centrale. La Chiesa si rivelava essere un modesto edificio in legno di frassino con tutte le caratteristiche amene delle costruzioni in quel materiale: il senso di spazio malgrado la ristrettezza, l'assenza di echi e il notevole spirare di un gran senso di pace collettiva. Incapaci di scambiarsi parola di fronte a quello spettacolo intimo e toccante i Tre ristettero in silenzio mentre tentavano di decifrare parte dei discorsi che andavano svolgendosi fra i partecipanti alla Seduta. Ma tanto ristretto era l'ambiente e così personale apparivano le conversazioni, che ben presto si rassegnarono e rimasero nella semioscurità attendendo, come bravi scolari, il loro turno. Finalmente, mezzora dopo il loro ingresso, le sedie strusciarono sul pavimento e tutte le persone si levarono per disperdersi verso l'Uscita. Erano uomini e donne vestiti modestamente, alcuni parevano contadini di un'altra era, con tanto di cappelli di paglia e tute da lavoro. V'era anche qualche ragazza, ma infinitamente distante dallo stereotipo della giovincella sventata da riuscire sconvolgente al solo sguardo. Fletcher, come sempre, prese l'iniziativa quando notò un Uomo rimasto solo al centro del vestibolo con la schiena rivolta all'altare. Intuì facilmente che doveva trattarsi di Benjamin Van Huijten e Lo avvicinò con una strana, per Lui, discrezione. Questi era un signore intorno alla settantina, lungo e massiccio, con una asprissima barba grigia e occhi incorniciati da occhiali dalla rozza montatura. Sul momento diede a Fletcher una certa quale impressione di rigidità e durezza, costringendolo a cominciare il discorso da lontano e facendolo impappinare a ogni piè sospinto. Ma proprio quando si avvicinava al nocciolo delle presentazioni Christine sbucò fuori dalla penombra e si pose davanti allo zio. Questi, osservandola, ebbe un improvviso mutamento nella fisionomia rugosa e stanca e un larghissimo sorriso accompagnato da un grido soffocato. "Christine!" gridò aprendo le braccia. "Zio Ben!" Rispose Lei rifugiandosi tra la capiente stretta dell'omone. Lacrime sgorgarono e parole smozzicate sortirono in pochi istanti, mentre Peter e Fletcher si ritiravano, dignitosamente, da una parte per lasciare libero sfogo alla scena sentimentale. Ma una cosa l'Uomo aveva notato prima di attendere la fine delle effusioni tra parenti: la minuscola spilla sull'occhiello della giacca di Benjamin Van Huijten. Lo stesso fastidioso marchio della clinica del Dottor Percace, che Lui aveva strappato con rabbia tanto, tanto tempo prima e che invece Christine teneva ancora, seminascosta, vicino alla scollatura. "Allora anche il Vecchio si è ritrovato nella Nostra stessa Situazione: una cura malriuscita e ricadute pesanti, tanto da fargli attribuire la natura di Caso Critico." Finite le parole sommesse Christine aveva accompagnato lo zio dai suoi due amici e Li aveva presentati. Van Huijten aveva ancora il volto striato dalle lacrime, gli occhi rossi e il naso che colava quando strinse vigorosamente la mano a Peter e Fletcher. Quest'ultimo non riusciva a staccare l'occhio dalla spilla gialla e verde sul risvolto della giacca dell'omone e, alla fine, risultò tanto insistente nel suo sguardo che lo zio di Christine parve in dovere di offrire una spiegazione :"Ma con calma, comunque. Venite nella canonica, qui a fianco. Farò il the e ci scambieremo due chiacchiere." Gli ospiti annuirono collettivamente e seguirono Van Huijten attraverso una porticina minuscola che dalla Chiesa principale recava a un altrettanto piccolo edificio adiacente. Attraversarono un passaggio coperto e si ritrovarono in una deliziosa dependance ecclesiastica con tanto di vecchietta a fare gli onori di casa. "Lei si chiama Helena Robinson" Mormorò l'Omone. "Mi ha offerto una direzione quando i miei anni erano ormai consumati, posso dire che mi ha offerto la Salvezza, per certi versi." I tre la salutarono cortesemente e poi si accomodarono intorno a un tavolino di salice grezzo. Benjamin restò in piedi sorridente e senza togliere gli occhi di dosso dalla sua beneamata nipote. Era un Uomo felice, e si notava, pensò Fletcher. Eppure quel ridicolo simbolo appiccicato ai vestiti testimoniava di un'interna lotta con qualcosa di grande e mostruoso. Un intimo, passato disfacimento che ancora faceva sentire i suoi effetti sennò il ridicolo badge sarebbe sparito dalla sua ancor più grottesca posizione. E sempre, mentre rifletteva, non riusciva a togliere l'occhio dal tragico contrasto fra un volto riappacificato e una spilla che stava lì a urlare di un'anormalità non ancora consumata. L'Uomo si fece forza e si costrinse a distrarsi, tossendo contemporaneamente con violenza. Van Huijten lo notò insieme agli altri Due e sorrise. "Questo badge sembra attirarla parecchio, vero Fletcher? Di certo è sorpreso nel vedere un uomo Pio sfoggiarlo ancora con consumata serenità. Ma vede, quello che Le sembrerà ancora più ridicolo è il fatto che Io non avrei più nessun obbligo a indossarla." "Davvero?" Si meravigliò Peter. "Sì, mio giovane amico, proprio così. La conduco con Me come il Cristiano porta la sua Croce. è un simbolo di Morte trasformato in un vessillo di Vita."
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