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Fletcher LXXVII

Post n°76 pubblicato il 05 Maggio 2015 da marlow17










"Troppo tardi per riportarli in vita, vero?" Schernì Fletcher. Benjamin Van Huijten sospirò profondamente e rimase prigioniero di una strana malinconia mentre osservava di sottecchi la sua attonita nipote. "Se Lei sapesse, Fletcher, non mi giudicherebbe così severamente." "Allora spieghi, Dottore. Il tempo, è vero, ci manca ma quello che abbiamo lo utilizzeremo proficuamente." "Non ho nulla da spiegare" Si impennò improvvisamente il Dottore "Queste persone mi sono state affidate poiché avevano raggiunto un livello di pericolosità per Sé e per gli altri da richiedere una terapia importante. Qualcosa che la moderna psichiatria ha dimenticato e che affonda le sue radici in una saggezza primigenia e in un terrore genuino. La scienza ha scordato il t
empo in cui i Medici erano anche Stregoni." Lei si ritiene Uno di questi?"
"Io non Mi ritengo, Io lo sono." "Quindi stava esercitando della stregoneria su questi individui?" si incuriosì Peter. "In un certo senso. Il suo amico l'ha chiamata Induzione, e non è molto lontano dalla Verità." I personaggi, nel frattempo, si guardavano intorno perplessi e stupiti. Non sembravano essere ancora scesi dall'albero e ridacchiavano fra di loro. "Che cosa le fa dire che questi individui fossero potenzialmente pericolosi per Sé stessi e per gli Altri?" Insistette Fletcher. " "L'Istituto Centrale di Psichiatria della Valle sta conducendo un monitoraggio su un campione consistente di persone di ogni ceto e classe sociale da San Jacinto fino a Pedrosa. Sono state messe in campo risorse fino ad oggi sconosciute per impedire l'esplosione di atti di violenza random da parte di soggetti particolarmente deboli
sotto il profilo psicologico. Gli individui che sono sotto i suoi occhi  avrebbero potuto compiere atti irreparabili di aggressione a cose o persone nell'ambito delle prossime quarantott'ore. Se non Li avessimo neutralizzati in tempo, ovviamente." "Neutralizzarli significa ridurli in questo stato? Borbottano solo tra di loro." "Superata la fase dello zenith torneranno alla normalità. La cosa importante per Noi era disinnescarli." "Voi?" Van Huijten si passò una mano sulla fronte. "La squadra. Assemblata sotto la supervisione del Dottor Percace, dentro la cui giurisdizione rientra l'Istituto Centrale di Psichiatria della Valle." "Perché lo fai, Zio?" "Senso del dovere, Christine. Mi hanno chiesto di tornare a esercitare le mie vecchie qualità e l'ho fatto. Ho una predisposizione secolare per l'Ipnosi e mi sembrava giusto rispolverarla per
evitare che persone innocenti avessero a soffrire." Peter guardava fisso il Dottore come se cercasse delle tracce di menzogna nelle sue affermazioni. Poi sorrise compiaciuto e disse, quasi fra sé :"Sì. Mi sembra una decisione giusta, in ogni caso. Se vi era il rischio di una strage il provvedimento è appropriato." Liberty Fletcher girava con lo sguardo nei dintorni e, ogni tanto, lo faceva cadere sui protagonisti di quella storia bislacca :"Questa Psichiatria invasiva. Sarà anche efficace, ma continua a non piacermi. Ora lo si fa per i soggetti a rischio ma Chi ci garantisce che un giorno non si farà per i Soggetti scomodi?" Christine mise il muso e affrontò decisa il suo Amore :"Sempre con queste storie, Liberty. Ovunque Tu vada hai sempre paura che Ti mettano il guinzaglio. Dovresti provare a essere un po' più costruttivo. Mio Zio non è un apprendista stregone." "No, certo. Direi che è uno stregone coi fiocchi." "Esercita un'influenza. Se è per il Bene delle persone direi che non è poi tanto male." Van Huijten sollevò il braccio come per fermare il battibecco fra i due innamorati :"Fletcher in parte ha ragione, nipotina cara. Io mi ero isolato e dedicato al Wellness Center proprio per sfuggire certe ricadute nel controllo remoto e nell'Induzione. Conoscevo le mie forze. Ma Percace mi ha scovato e l'ha messa sul piano della mia coscienza. Mi ha detto che senza il mio intervento queste persone, prima o poi, avrebbero compiuto una strage. Ma credi forse che non sappia che stiamo curando il sintomo ma non la radice?" "Proprio quello che pensavo." Interloquì Fletcher. Sia Christine che Peter si accomodarono meglio sulle loro sedie mentre i soggetti di quell'esperimento stavano, poco alla volta, tornando a galla. Katerina Blossom si levò per andare a prendere una brocca d'acqua e Samuel Gregorson prendeva a parlare dell'ultimo libro di Frank J. Fortress :"è un fantasy molto bello. Di solito non li amo ma questo immagina una Civiltà in cui gli individui ricavano da piccoli terminali tutto ciò che gli serve per essere perennemente connessi. E ne diventano a tale punto dipendenti da richiedere che gli stessi vengano trapiantati sotto pelle mentre il consumo di cibo e liquidi diviene sempre più rarefatto. Così gli esseri umani si trasformano, poco alla volta, in individui di pura materia cerebrale e il corpo finisce con lo sparire. Però, prima che questo succeda, a un certo punto succede un black out alla Mente Centrale e le persone si ritrovano, per contrappasso,  in un puro organismo senza più cervello. E da lì si scatena una guerra intestina senza fine." "Suona affascinante" Notò Peter "Lo è. Denuncia il pericolo di affidare a un reggimoccolo centrale le dipartizioni nervose dell'intelligenza umana. Io penso che, belli o brutti, dobbiamo imparare dall'esperienza sensibile. Essere semplici fruitori di dati non funziona. La passività ci lascia nudi e indifesi." La Prewitt e Vandenabbe applaudirono rapiti mentre Fletcher digrignava i denti senza staccare un attimo gli occhi dalle rughe polverose di Benjamin Van Huijten. Un altro uomo prigioniero di Percace. Questa volta in nome del Bene comune.





 
 
 
 
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