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Fletcher LXXXII
Post n°81 pubblicato il 07 Agosto 2015 da marlow17
Entrò cogitabondo e con i nervi tesi come su una balconata che desse lungo l'oceano in delirio. Appena dentro una zaffata di carta ammuffita e di ambiente chiuso lo colpì costringendolo ad arretrare di un passo. Ma poi, mettendosi un fazzoletto sulle narici, cominciò a esplorare quel piccolo antro, con la stessa curiosità di un bambino che ciondoli per una grotta abbandonata. Numerosi scatoloni marciti sorreggevano pile di fogli imbrattati, e Fletcher si costrinse a sfogliarne alcuni, attaccati come colla a causa dell'umidità. Non era nulla che lo potesse impressionare o colpire: nient'altro che montagne di carta infittita di formule geometriche e resoconti impenetrabili di cancelleria, nonché vecchie fatture e corrispondenza da ditta a ditta. Fu deluso. Non che si aspettasse chissà quale rivelazione ma si rese immediatamente conto che quella baracca a picco sull'oceano null'altro era se non un antico ripostiglio per materiale inutilizzabile e da scarto. Non vi era assolutamente un senso impenetrabile e recondito in tutta quella cartaccia ma la semplice verità di una remota ditta che si era dimenticata nel bugigattolo le tracce di una sua complessa esistenza. Sentì il bisogno di uscire all'aperto: quell'ambiente gli dava la sensazione di essersi trasformato in un miserabile ragno. Aprì la porticina e ritrovò il sole e qualche nuvola sfilacciata nel cielo mentre le onde, decine di metri più in basso rombavano contro gli scogli. Si stiracchiò, e stava già per voltarsi verso quello strano abituro diroccato quando udì dei passi nell'erba dietro la stessa. "Van Huijten?" "Dottore?" disse con un filo di voce che nemmeno riconobbe per propria. Non ebbe risposta e pensò che forse si trattava di qualche animaletto selvatico che si strusciava conto il legno fradicio, Però non si decideva a compiere il breve cammino per togliersi questo dubbio e restava folgorato sul posto senza possedere la forza di dare una scossa alle gambe. Sentì i passi che aggiravano la piccola abitazione e venivano chiaramente nella sua direzione. Finalmente, dibattuto, fra immobilità e azione, decise di pendere verso quest'ultima, pure con le estremità che gli tremavano. Voltò l'angolo e trasse un enorme sospiro di sollievo. Era proprio il Dottor Van Huijten che lo stava avvicinando con la sua camminata caratteristica e traballante, e il viso truce nella piena visibilità. Fletcher gli si fece incontro ma il medico lo degnò solo di uno strano sorriso obliquo, poi con un grande spintone lo mise da parte e continuò a camminare verso l'orlo della scogliera, assorto in chissà quali meditazioni. Si arrestò giusto sullo spuntone e l'Uomo ebbe paura che potesse decidersi di farla finita a causa di una piccola confusione mentale. Così corse a fianco di Van Huijten e lo prese per un gomito, per allontanarlo dal pericolo. L'altro si divincolò e trasse un lungo coltellaccio da sotto la giacca puntandolo al petto del Visitatore importuno. "T'avevo detto di non rompere i coglioni, ma, alla fine, hai voluto insistere. Cosa c'avrai trovato in questa stamberga condannata al disfacimento. Davvero non capisco! Nessuno passa mai da queste parti e Tu, povero ficcanaso, Ti ci sei voluto infilare." Fletcher tentò di scostare la lama dal suo stomaco, ma subito vi ritornava pungendolo dolorosamente contro la pelle. Stava già per mettersi a pregare pensando alle proprie ultime Volontà quando udirono delle grida provenire dalle profondità del boschetto, a qualche diecina di metri da Loro. Il vecchio ritirò la lama guizzante del coltellaccio e lo scagliò giù nell'orrido. Poi sollevò un dito all'altezza delle labbra e fece un sibilo significativo all'indirizzo del suo interlocutore. Christine, Kate, Peter e un membro della sicurezza interna spuntarono dall'orlo della boscaglia e si avvicinarono a grandi passi dando, di sguincio, un'occhiata alla bizzarra costruzione. Trovarono Fletcher e Van Huijten ancora uno di fronte all'altro, in piedi e sul limitare di un grande volo. Kate fu la prima ad avvicinarsi ai due, prendendo sotto braccio, con grande coraggio, il vecchio, e spostandolo, a brevi passettini, in zona di sicurezza. Poi fu il turno di Peter a recuperare l'Uomo, che già, comunque, s'era avviato con le sue gambe verso l'interno. Peter gli diede un amichevole scappellotto in testa :"Cosa pensavate di fare? Buttarvi dalla scogliera senza elastico? Cosa significa tutto ciò?" "Niente" Fece Fletcher "Ammiravamo il paesaggio e discutevamo di Filosofia, quelle robe: il cozzare degli elementi primordiali." "Vi avevano visto avviarvi in questa direzione e non ritornare. Così si è dato l'allarme e una delle guardie è venuta con noi mentre altre si sono sparse nei dintorni. Caso vuole che siamo stati proprio Noi a beccarvi. Ci avevano informato sulla pericolosità della zona, impervia e finisce bruscamente con un bel salto nel vuoto." "è colpa mia" disse l'Uomo "mentre osservava Van Huijten allontanarsi sorretto dall'uomo della security e da Katherine. "Ho voluto insistere a tutti i costi per vedere questa parte della tenuta. Sono stato un irresponsabile. Lui non ci stava e ha tentato in tutti i modi di dissuadermi ma Io sono stato testone e ho voluto addentrarmi. Poi me lo sono ritrovato davanti sull'orlo del burrone. Come ci avete recuperato Voi." Peter e Christine stavano osservando il grottesco profilo della stamberga che si stagliava nel cielo terso del mattino, e interrogavano muti il loro compagno. "Ah, dev'essere una sorta di casino di meditazione. Parecchio tempo fa dovevano utilizzarlo per mettersi in contatto con le energie cosmiche. O qualcosa del genere." "Le porte sono lisce, Fletcher." Interloquì Peter. "L'ho notato. E davvero......" Furono interrotti da Kate che era tornata indietro silenziosamente. "La guardia mi ha chiesto se possiamo metterci in cammino tutti insieme. Almeno non deve preoccuparsi di venirvi a recuperare uno dopo l'altro." "Ah certo, arriviamo." E si misero in moto lasciandosi alle spalle la peculiare baracca che troneggiava dalla sommità della sua collina pelata, fino a mandare strani riflessi verso l'Oceano e forse anche oltre. Arrivarono alla chiesetta in mezzo a un gran trambusto. Tutti i Fedeli e gli utenti furono contenti di rivedere il Dottor Van Huijten e alcuni lo abbracciavano con le lacrime agli occhi. Un giovanotto ben vestito stava vicino all'ingresso con un cappello di paglia in mano e si aggiustava l'orlo della camicia, lasciato negligentemente fuori dai pantaloni. Era un trentenne sportivo e gradevole, con capelli di media lunghezza biondi come il grano e degli occhiali dalla montatura verde. Indossava dei comodi mocassini senza calze e dei pantaloni di flanella dalla riga immacolata. Si avvicinò al gruppetto non appena si fece nei pressi dell'edificio. Anche Lui abbracciò il vecchio e gli diede un amichevole buffetto sulle guance. Poi, fitti fitti, bocca a orecchio, si scambiarono alcune rapide parole senza essere sentiti da nessuno. Si trattava di Michael Ganopulos, il direttore ufficiale del Wellness nonché ex braccio destro del Dottore, prima che Questi decidesse di ritirarsi a instaurare un rapporto più stretto con qualche forma di Ultraterreno. Tanto quanto Van Huijten pareva stremato dalla recente esperienza, così Ganopulos dispensava sorrisi e sprizzava positività da tutti i pori. fino al punto da definire il suo anfitrione "Il Nostro piccolo incosciente". Fletcher stava sorridendo come gli altri alle battute del Direttore quando Questi si girò nella sua direzione cambiando repentinamente espressione. Ad ampie falcate si avvicinò all'Uomo e malgrado il suo metro e settantadue pareva quasi torreggiarlo sprizzando fiamme dagli occhi. "Ti rendi conto, amico, di quello che hai fatto?" Lo aggredì senza porre tempo in mezzo. Fletcher, accanto a Christine e Peter rimase attonito. "Poteva morire. Poteva mettere un piede in fallo e volare nel dirupo....Cristo Santo.........Ti prenderei a pugni, imbecille d'un mentecatto!" Si era fatto un silenzio tombale e nemmeno Christine, né tantomeno Peter parevano trovare la prontezza per reagire a quel improvviso assalto. L'unica cosa Che Fletcher combinò fu di ricambiare lo sguardo dell'Idiota e di non abbassare lo sguardo. Passarono almeno due minuti in questa imbarazzante situazione e Ganopulos aveva addirittura alzato il braccio parendo sul punto di colpire il suo avversario quando, altrettanto repentinamente, lo abbassò e fu a pochi centimetri dal volto dell'Uomo. "Nessuno si deve permettere di spingersi da quelle parti. Restano zone pericolose, soprattutto per un anziano. Terreno malsano, brutte vibrazioni e false attrattive. Un giorno metteremo una staccionata per impedire di passare dall'altra parte, anche se qui già lo sanno di non frequentare quei posti. Dovevate giusto passare Voi......" Christine, che fino a quel momento, era rimasta immobile come un microchip siliconato iniziò a scuotersi e tremare. Poi, con voce rotta dall'emozione, e abbastanza stentorea da farsi sentire da Tutti modulò le parole :"Nessun problema. Ce ne andiamo. Nessuno ci aveva preavvertito che quei boschi oltre i prati fossero zona tabù. La nostra ignoranza deriva da una vostra precisa mancanza. Ma comunque poco importa: per le tre del pomeriggio avremo sistemato le nostre cose e ce ne saremo partiti. Dateci giusto il tempo di organizzarci un poco." Ganopulos annuì compiaciuto, ma fu a quel punto che avvenne un fatto inatteso per tutta la piccola comunità dei Credenti. Tobias Vandenabbe, lo scrittore fallito e bibliotecario a San Jacinto stava alzando a sua volta la voce e stava dando conto al Direttore supremo del Wealth & Fitness Center. Scaricò quelli che parevano mesi, se non anni di frustrazioni e delusioni con parole secche e brucianti. Disse in sostanza che Ganopulos non aveva il diritto di cacciare nessuno dal perimetro della proprietà. Che Lui era ancora e solo un dipendente, che, malgrado Van Huijten si fosse ritirato a vita contemplativa, il luogo era completamente intestato a suo nome. Che non aveva nessuna facoltà di prendere a male parole gli ospiti quando buona parte delle responsabilità per non avere avvisato sulla topografia del territorio risalivano proprio a Lui e alla sua Superficialità. E poi.........poi si interruppe con un nodo in gola. Samuel Gregorson, Erika Ottavi, Margaret Prewitt e la stessa Katerina Blossom approvarono rumorosamente e sollevarono delle grida insieme agli altri membri della piccola comunità dei fedeli. Ganopulos si trasformò in sfinge e si allontanò dal tumulto di qualche passo, poi, sempre lisciandosi la camicia azzurra con noncuranza abbandonò il campo dirigendosi verso l'imponente edificio centrale insieme a Van Huijten, che veniva sostenuto da due infermieri. I Fedeli si strinsero intorno a Fletcher, Christine e Peter. La sensazione era quella di una bottiglia che viene stappata e dello champagne che scorre, ma Tutti sapevano che si trattava di una celebrazione effimera e di una vittoria dalle gambe fragili. L'arrivo degli stranieri aveva recato con sé una strana ventata di anticonformismo e Libertà, ma in quella mattina che sfociava in un pomeriggio già afoso troppi nodi erano irrisolti e tante grane erano ancora da definire mentre la Guida spirituale del gruppuscolo veniva condotta verso chissà quale giaciglio e chissà a quale prezzo. |
Inviato da: cassetta2
il 11/11/2020 alle 17:38
Inviato da: prefazione09
il 03/12/2019 alle 08:15
Inviato da: bluiceee
il 10/11/2019 alle 16:16
Inviato da: marlow17
il 21/10/2019 alle 13:01
Inviato da: RomanticPearl
il 19/10/2019 alle 16:27