Fletcher

Fletcher III


Fletcher si risvegliò in uno stato di trance e vi rimase per dieci minuti buoni. Intorno a Lui si aggiravano volti senza faccia e più lontano, vicino alla porta riusciva a intravvedere un tizio con il camice azzurro e i baffetti sottili e biondi. Gli ci volle un buon quarto d'ora per guardarlo avvicinarsi attraverso le nebbie tremanti della sedazione. "Buongiorno signor Fletcher, abbiamo perso un pò la testa, vero?". Lui provò a rispondere ma la lingua gli si attorcigliava al palato e gli uscivano parole al rallentatore: una al minuto. "Va bene, non c'è problema. Immagini un uccello che abbia preso il volo e sia stato ferito da un cacciatore. Ovviamente gli ci vorrà un pò di rieducazione per tornare alle sue attività abituali" Può anche darsi" E qui il dottore sorrise "Che ci voglia un lungo periodo di riabilitazione in una clinica specializzata in volatili." Fletcher afferrava solo parzialmente il discorso convoluto del personaggio. La sua mente era attutita. Alla fine provò a parlare "Dov'è...mia....moglie?".  Il dottore si lisciò alcune leggere pieghette sul camice mentre Fletcher si domandava cosa cazzo stesse biascicando. Non gliene fregava nulla di sua moglie, Era certo quello che gli avevano propalato che parlava al suo posto. quasi intuisse il suo imbarazzo il medico gli allungo la mano con dei peli strani e isolati alla sommità delle nocche :"Io sono Percace e ho tutto il piacere di conoscerla".  Fletcher strinse quella mano senza pressione e senza calore, poi cercò ancora una volta di riassumere i propri pensieri."La anticipo" Fece Percace "Abbiamo dovuto iniettarle dei farmaci che invogliano l'epitalamo e e le cellule della nevroglia, da lì la sabbia cerebrale può spandersi nelle fosse del corpo calloso e farle, in parole povere, assumere un atteggiamento più costruttivo verso la vita." "atteggiamento...costruttivo...cosa...intende...." "Tutto quello che le è stato insegnato, Fletcher, si sparge a livello benefico per l'epitalamo e le fa affiorare solo i ricordi eterodiretti, Lei non deve assolutamente farci nulla." "Sono prigioniero" riflettè Fletcher "Mi hanno rimesso nell'utero materno. E se fossi costretto ad assumere questa roba per tutta la vita?". I suoi pensieri correvano ben più veloci delle sue parole (merito di una corteccia insulare ben vigile) ma ciò che gli fuoriusciva erano unicamente belle intenzioni e un comportamento gregario. "Percace....Io sto vivendo...una scissione..." "Cosa dice?" sorrise il medico di sotto ai baffetti perfettamente composti "sono solo i suoi cattivi pensieri che combattono una battaglia di retroguardia." "Ma Io ho tentato di molestare una negra e di scopare una filippina." "Promiscuità. Non si preoccupi. Di certo è un caso serio ma glielo risolveremo." Detto questo Percace sussurrò qualcosa all'orecchio dell'infermiera e si allontanò salutando con un ampio gesto della mano. Fletcher provò a distrarsi ma la mente gli formulava, scolpendole, le parole "Mi fai un pompino?" sul lobo frontale. però gli fuoriuscì dalla bocca un lento ringraziamento "Lei...è...così...gentile..." La tizia sorrise. Doveva avere 47 anni e manteneva un culo di ferro nonchè due meloni da devastazione campale. "Pensa che guarirò?". La bocca gli si stava sciogliendo e piccole perle di saggezza scivolavano, tintinnando, sul pavimento in linoleum. "Certo, deve solo assumere alcuni farmaci."  "Allungò una mano, mollemente, per sollevarle la gonna. "Sto vivendo...una scissione". L'infermiera si allontanò prudenzialmente e comunque gli sorrise, con una leggera smorfia di preoccupazione. "Io mi chiamo Fletcher." "Io sono Elena" Replicò Lei, imponendosi un sorriso. "è bello ritornare a un certo equilibrio, ma ho strani pipistrelli in testa." "Non si preoccupi, ha avuto una crisi pesante, deve seguire una terapia". Fletcher si levò dal letto improvvisamente e si accorse di essere nudo. Una forte erezione gli si stagliava nell'aria malgrado i sedativi. Elena cacciò un ululato e arretrò verso la porta, poi fuggì a gambe levate in cerca di aiuto.