Fletcher

Fletcher IX


 
Uscirono e le colline parevano tanti piccoli coni spelacchiati e ricoperti da una sottile pellicola dorata, l'aria era buona e si respirava persino un vago di brezza dentro la gola. Christine precedeva e Fletcher rallentava, aveva ancora qualche pensiero recondito e le mani che tremavano lievemente. Camminava ciondoloni e strisciava con le suole sul terreno polveroso per far salire le nuvolette come un bambino curioso. "Dove andiamo? Prendiamo la mia macchina." "Ti porto da degli amici, o forse dei colleghi, che ho conosciuto durante le sedute alla clinica. Ti faccio assistere a una loro seduta di riabilitazione domestica." Fletcher prese in mano l'accendino :"Avevano il mio stesso problema?". "Sì, posso dire di sì, anche se in questo caso era la moglie a tirare in una direzione." Lui le infilò due dita nelle sue e così andarono avanti fino alla Subaru parcheggiata sotto una vecchia tettoia, salirono e chiusero le portiere. Luì uscì striando sul ghiaino e s'avviò all'incrocio con la strada principale che da lì avrebbe portato all'incrocio con le quattro sopraelevate 107, 114, 1192 e 245. Arrivati, scesero fino a Gaspard e uscirono a Liver...Fletcher aveva il piede facile sul acceleratore e guardarono sfrecciare tutti i paesi che facevano da corona alla conca di San Bonito finchè cominciarono a rallentare perchè Christine non ricordava più da che parte era uscita tre giorni prima...così quando furono davanti alle tre porte di Wedgehead Lui frenò e arrestò la macchina. "Dobbiamo per forza provare a est. Solo lì stanno le villette bifamiliari e tutta la storia. Le altre due entrate danno, più o meno, sul deserto..." "Sì, ricordo. Non siamo entrati da questa parte ma sono sicura che hai ragione." Lui era molto facile sulle sospensioni e fece presto a rilasciare il mezzo.  "Tuo marito e il bimbetto...dove sono?". Lei occupò il viso con un'ampia smorfia mentre le mani frugavano nella borsetta forse alla ricerca di fazzolettini. "E chi lo sa? sono sotto la protezione del BRS in un posto a me ovviamente sconosciuto. Hanno paura che pssa fargli ancora del male..." Fletcher ebbe un brusco sobbalzo alla guida :"Allora finirà così anche per Me. Non rivedrò più Joe." Christine gli passò la mano sinistra fra i capelli :"E chi ha parlato di non vedere più. Mi pare che dimentichi spesso che siamo sotto terapia. Una volta usciti da questa dipendenza potremo entrambi rivedere i nostri figli. Un pò di ottimismo, per piacere." Lui si sfiorò la patta e la trovò enfiata. Che ci voleva, pensò, a isolare la macchina in un vicoletto laterale, sbottonarsi i pantaloni e violentare Christine? Così l'avrebbe smessa con i suoi discorsi da suora della salvezza e avrebbe avuto quello che si meritava..." Si schiaffeggiò platealmente. Lei si voltò stupita con gli occhi sgranati. "Che succede?". "Ah, momenti. Lo puoi immaginare da sola." Lei sorrise, quasi sollevata dalle sue parole e confidò :"Non credere che Io non mi sia fatta dei pensieri su di Te ma in clinica mi hanno anche insegnato come deviarli su immagini non pericolose e avere il pieno controllo del mio respiro." "Yoga?". Interloquì Fletcher curioso. "Qualcosa del genere" e Lei intrecciò nuovamente le dita con le sue. Erano arrivati davanti a una villetta con un'alta recinzione e un cane lupo che abbaiava furioso mostrando la dentatura sanissima e pericolosa. Christine suonò a un campanello con delicatezza mentre entrambi si allontanavano l'uno dall'altro di un metro. Si sentì sballottare qualcosa poi il cane fu richiamato e dei passi martellarono il vialetto di pietre che conduceva al cancello. Era una serata che virava al peggio, con grossi nuvoloni che s'allargavano a macchia d'inchiostro sopra di loro. Un gracidìo dei cardini e furono davanti al padrone di casa. Portava i pochi capelli tirati indietro e un paio di occhiali cerchiati incollati all'attaccatura del naso, un'ombra di peluria gli ombreggiava il labbro superiore e, nel complesso, pareva tremare. "Ahh...siamo in compagnia..." Sussurrò. Christine ricacciò indietro l'imbarazzo e fece finta di ignorare l'untuosità dell'uomo. "é un collega...probabilmente un amico...ci siamo conosciuti qualche tempo fa..."