Fletcher

Fletcher XIV


 
Percace si stava lisciando la scriminatura a sinistra dei morbidi capelli biondi, i baffetti gli risplendevano nella tiepida luce del mattino come dei segnalatori acustici alla sommità di una collina trafficata. Stava tenendo in mano alcuni documenti e l'anello di onice girava insieme al frusciare delle carte mentre gli occhi si sollevavano ogni tanto, comprensivi, a fissare le due persone che aveva di fronte alla scrivania. Fletcher aveva le braccia appoggiate sulle ginocchia e giocherellava con l'orologio da polso, il suo sguardo, vacuo, si posava sulle scarpe di vernice del Dottore. Christine manteva una postura indolore, ritta sulla schiena come una tavola da vela, teneva le pupille verdi fisse davanti a sè con la gamba sinistra accavallata a quella destra, scoprendo in quel modo parte della carne ancora morbida che le risaliva la coscia.Percace picchiettò con la penna stilografica sulla superficie in marmo della scrivania e si stirò la bocca mostrando i denti. Poi, dopo un leggero tossicchìo si osservò le unghie perfettamente curate e cominciò a parlare :"Congratulazioni, Fletcher, è riuscito in mezza giornata a colluttare con un bigliettaio di autobus e a menare a testate un povero ragazzino." "Povero ragazzino col cazz..." "Ssssttt..." Percace sollevò la mano rosata e lo interruppe. "Avrebbe dovuto vederli. Era un gruppo di teppisti." "In questa Società siamo abituati a essere tolleranti con i ragazzini: non sono in età lavorativa e nemmeno in quella della Ragione." "E cosa succede se, diventato grande, si cambia il registro e uno diventa un individuo antisociale?"."Si sta accusando da solo, Fletcher?". "Sto solo dicendo che un ragazzino che spara popcorn in testa a due poveri disgraziati è un aspetto della crescita. Una coppia cresciuta che vuol fare l'amore è un comportamento criminale." Percace continuava a osservarsi la lunetta delle unghie "Perchè, volete forse fare l'amore, voi due?". Christine scosse violentemente il capo e sembrava sul punto di un attacco di nervi. Le guance cominciavano a cascarle insieme a un tremito nervoso. "O magari l'avete già fatto?". "No!" Urlò Christine sollevandosi dalla pesante sedia  e stropicciandosi il vestito "Calma." Mormorò Fletcher, sollevandosi anche Lui e prendendola da dietro le spalle. "Non abbiamo fatto niente." Percace sollevò le labbra perfette in un sorriso interlocutorio e smise di tamburellare sul tavolo. "Non vorrà finire con una buona cura farmacologica, Mister Fletcher?" "Io sto solo cercando di trovare un.... equilibrio" Biascicò in risposta, stravolto. Percace alzò il tono di voce come con l'intenzione di dare un taglio a tutta quella vicenda :"Bene, ho stilato personalmente un programma per Lei. Si tratta di sana attività atletica, docce fredde e sedute di gruppo. Lei non è ancora pronto per la nostra clinica, è un carattere profondamente ribelle. Deve stagionarsi." rimarcato questo, sollevò questa volta uno sguardo palesemente ostile sul suo interlocutore. Fletcher si sentiva mancare le gambe: tutto ciò significava che lo prendevano sotto l'ala "protettiva" della Clinica ma ancora non lo internavano. Insomma, il peggio che potesse capitare. "Tu sei stata subito internata?". Sfruculiò verso Christine senza capire neppure bene quello che stava dicendo. "Io...beh..." A quel punto il medico si intromise alzando di un'ottava il tono di voce e staccando le parole in maniera metallica :"La Signora Christine è stata trovata con un dildo fra le cosce, Fletcher, le basta?". Il timbro secco e asciutto di Percace arrivò a Fletcher come una mazzata fra capo e collo e si rese conto di camminare su un filo molto sottile. "Possiamo andare, adesso, o debbo aspettarmi perquisizioni e incriminazioni?" "No, abbiamo risolto tutto noi. Il ragazzo non ha avuto danni e metteremo a tacere la cosa ma lei non si dimentichi di prendere questo." E gli passò un foglietto, scribacchiato da una grafia minutissima. "é il mio prospetto per i prossimi giorni?". Allungò il collo Fletcher con una smorfia. "Definiamolo un promemoria altamente consigliato". Il paziente prese la ricetta e si alzò insieme a Christine. Percace inarcò le sopracciglia e baciò la mano della donna. Così entrambi uscirono all'aperto, fuori dalla Clinica in marmo rosa. "Prendiamo l'autobus?". Susssurrò lei, rapidamente. "Stai scherzando? chiamo un taxi. Devo andare a recuperare la macchina." E si avviarono, distanti alcuni metri l'uno dall'altro.