Fletcher

Fletcher XV


Sul taxi si parlarono poco. I loro badges sventolavano all'aria, quasi a farsi notare, senza fallo, dall'autista. Questi era un simpatico lungagnone nero, con un accenno di barba e la risata in tasca, sempre pronta. Non sembrava turbato dai segni della loro malattia, forse perchè già ne aveva visti parecchi. Non parlava però faceva lunghi sorrisi e batteva con la mano sul cruscotto lasciando cantare il cambio automatico. Poi, a un certo punto, incapace di trattenersi oltre nel mare del silenzio dei due, Solcò le onde perigliose e cominciò a bofonchiare :" Anch'Io so come sia difficile superare quelle crisi lì..." Fletcher sollevò gli occhi a osservarlo. Non ci voleva un altro sermone. Però era lì, pronto a essere piazzato e ingurgitato. "Sì, insomma. A un certo punto mi sono preso via di mia moglie e avevo voglia, capite...Lei allora mi ha preso da parte e mi ha mozzicato :Simon, se non vuoi farlo per Noi, almeno fallo per Lui. E ha indicato il bambino: nostro figlio intendo. Eh beh, allora mi si è rivoltato tutto lo stomaco e mi si sono annodate le budella.  Ho capito subito che mandavo a puttane la nostra vita insieme e il frugoletto, così mi sono ripreso e ho dimenticato tutte le stronzate. Sono finito per dieci minuti dal Dottor Percace (Grande Uomo, quello) che mi ha dato un flaconcino di roba. Dieci gocce da prendere alla sera per due settimane. Ci crederete? Mi è passata ogni fisima e ho ripreso il mio ritmo di lavoro, raddoppiandolo in un mese. Grandi motivazioni."Fletcher pensava: com'è possibile che al tizio sia stato dato il flaconcino mentre loro venivano percossi e brutalizzati dalle decisioni anodine di Percace, senza nessun sollievo di tipo farmacologico? "Tu che ne pensi?" fece a Christine. Ma Lei restava di stucco, come la solita sfinge. "Devono averle bucato il cervello durante il ricovero". Pensava Fletcher sempre più irritato da quella strana compagna. Intanto il taxista continuava a concionare su come s'era ripreso e adesso sfidava il mondo in piena forma. "Robe da non crederci, dopo due settimane ero nuovo di zecca, concentrato sul lavoro e tutto il resto. Sono diventato anche un perfetto papà..." Fletcher diede un pugno al poggiatesta del sedile anteriore quasi implorando che quella cantilena cessasse. Il taxista rimbalzò con violenza "Ehi, che ti piglia? Io sono un tipo tranquillo ma se mi provochi...." E si girò a fulminare con gli occhi il suo passeggero esagitato. Si erano fermati a uno stop e Fletcher aprì la portiera e uscì fuori scavalcando il traffico. Christine lo seguì perdendo una scarpa e attraversò con Lui il boulevard. "Così continui a metterti nei guai....e..." "Secondo Te dovevo restare lì ad ascoltarmi le giaculatorie di quello svampito? Ne ho abbastanza di predicozzi."  Passarono al marciapiede e Fletcher scoppiò a ridere. Di un riso nervoso. "Dove hai perso la scarpa?". Christine fece un cenno indefinito: "Là in mezzo al traffico." Ansimava. Lui pensò: "Te la recupero Io", ma si accorse ben presto che ne restavano solo i frammenti sparsi sull'asse a lungo scorrimento. "Andiamo, farai a meno della scarpa, chi vuoi che ti noti in questa Città? Ne abbiamo abbastanza con il badge sul bavero." Percorsero Miligram Avenue mentre Christine si era tolta anche l'altra scarpa e camminava a piedi nudi. Fletcher era davanti, nervoso, scagliava via i sassolini che potessero indolenzire le piante della sua amica. Si trovavano in un posto che Lui conosceva per fama ma dove non era transitato che in rare occasioni. Una grande piazza con una fontana di sette cavalli e tutt'intorno passaggi pedonali obsoleti e contorti. "Aspetta," gridò Lei " quella tavola calda messicana, al bordo. Lì mi conoscono." Avanzarono, con la testa tra le spalle, e scivolarono dentro il posto come fossero due fantasmi. Si sedettero sulla prima panca libera e presero il menù. Fletcher pareva uscito da un bagno nella pece, talmente era scuro. Christine aveva invece il sorriso inebetito di chi non ha ancora pienamente realizzato la situazione e il posto dove si trova. si avvicinò una cameriera piuttosto scarmigliata e abbondante, abbracciò Christine e si misero a parlare fitto in spagnolo. Fletcher allungò i piedi sotto la tavola e, per la prima volta da giorni, un sonno rado ma costante gli bussò alle tempie e gli addolcì il corpo facendolo trascinare al di là delle domande e delle risposte. Si chiese dove cazzo avesse imparato Christine lo spagnolo e allungò la testa sul legno. Quando si svegliò erano trascorsi dieci minuti.