Fletcher

Fletcher XVI


 
Lui socchiuse gli occhi e attraverso le ciglia individuò le gambe nude fino al ginocchio di Christine. Sbadigliò e allungò la mano distrattamente ma si fermò di botto a metà percorso. Sermoni, bla-bla-bla e tutte le conseguenze del caso gli tornarono su dalla bocca dello stomaco e gli vellicarono la trachea per farlo vomitare. Ebbe un controbalzo e si portò la mano alla bocca quasi rigurgitando. Christine si riscosse e lo guardò vorticando le pupille. "Che ti piglia? Stai male?". Fletcher nascose la faccia e guardò un baraccato messicano avvicinarsi al loro tavolo con un logoro blocchetto per le ordinazioni. Appena arrivato rimase in piedi e prese in mano i menù bisunti. Fletcher lo osservò e quello gli fece balenare un incisivo d'argento. Si rivolse di nuovo a Christine e mormorò :"Come stiamo a omosessualità in questo paese?". La patta del giovane disagiato messicano era proprio all'altezza del viso del cliente, seduto, nervoso e scazzato. "Co-cosa intendi?". "Che questo ragazzo mi vuole..." E sorrise da ebete al messicano che, apparentemente, non capiva una parola. "Tu sei sicuramente pazzo." Biascicò Christine in un empito di sincerità. "E incurabile." "Decidi Tu cosa prendere, Io non me ne intendo di messicano". "Prendiamo due insalate con avocado, fagioli, pollo, formaggio, pomodori, oppure vuoi il classico chili con carne?". "Fai tu." E Fletcher tornò ad allungare i piedi sotto il tavolo mentre arrivava con gli occhi alle ginocchia del ragazzo. "Vada comunque per le insalate." Lei ordinò, parlò dolcemente in spagnolo, e il messicano si allontanò strascicando i piedi.Poi Christine gli si avvicinò con un'espressione seria. "Non puoi continuare in questa maniera. La cosa migliore è ammettere di avere un problema." "Potrei tagliarmi le palle, forse." La donna abbassò il viso come se si preparasse a una lunga lezione, poi tornò a fissarlo negli occhi :"I genitali sono una parte di equilbrio per il sistema, mutilarti non farebbe altro che peggiorarti la situazione, hai bisogno dei tuoi coglioni." Fletcher la guardò per il modo in cui aveva pronunciato la parola "coglioni". Sembrava una fragola alla sommità di una torta di panna, e riempiva la bocca. "posso masturbarmi?". Lei scrollò la capoccia :"Intendi, ORA?". "Ma no, intendo sempre. Questa è una cosa che Percace non ha chiarito: l'uccello è fatto per essere scaricato ogni tanto sennò esplodono, come dici Tu, i Coglioni." Christine adesso sbatteva vorticosamente le ciglia. cercava di afferrare le parole giuste quando queste volavano in tutte le direzioni. "Io penso che se la scarica di sperma viene spontanea e rapida non sia un problema. è quando pensi continuamente al sesso o ti avviluppi come un'ape nel miele con pensieri morbosi che nascono i guai." Fletcher si dava un'occhiata intorno mentre con un orecchio porgeva attenzione al sussurrare della sua compagna d'avventure. Il posto era scalcinato e ammuffito ma conservava la preziosità e la ricercatezza delle vere posadas. Lì potevi essere sicuro che il chili era vero chili e le fajitas vere fajitas. Angusto e a due sale ammucchiava su una parete delle panche in legno di betulla e delle sedie un pò più dozzinali si diramavano concentriche su tutto il pavimento in sughero. Adesso che piombava la sera pareva persino di sentire il vento attraverso le fessure. "Insomma, dovrei prendermi in mano il cazzo e scrollarlo senza pensare niente di peccaminoso e..." "No, no." Christine tornava a scuotere vertiginosamente la testa e gli aveva messo una mano sul petto, quasi a respingerlo o a sentirne il battito del cuore. " Devi impiegare le energie che immagazzini nell'immaginazione dell'atto sessuale per qualcosa di socialmente utile o creativamente accettabile." A quel punto Fletcher era svuotato come se gli avessero fatto un pompino e prese a parlare a mozziconi, con la testa imbottita di ovatta. "Intendi dire che pensare al sesso mi debilita?". "Altrochè. Non hai mai sentito la tua inutilità e l'inconsistenza dei tuoi sforzi una volta che sei venuto?"."Questo dove l'hai letto?". La donna sollevò il viso sprezzante. "Anch'Io ho avuto esperienze apparentemente gratificanti, se te ne sei dimenticato." Lui fece finta di niente e tornò a vagare con la testa oltre quelle luride quattro mura. Pensò a un universo dove le traiettorie delle stelle comete non fossero segnate dalla morte ma riempite da siringhe della Via Lattea, come un bambino avvinghiato a un seno cosmico.