Fletcher

Fletcher XVII


 
Mentre stavano mangiando con le teste finalmente abbandonate all'inconsistenza dopo ore di vacuità mentali, fecero ingresso dalla porta semispalancata due giovani arruffoni. Una coppia. si fissarono per alcuni attimi a guardare in giro finchè posarono gli occhi su Fletcher e Christine, proprio mentre questa alzava il braccio per attirarne l'attenzione. Non ha altro da cercare-Pensò Fletcher-conosce tutti e non perde occasione di attirare sbandati come le pulci intorno a un corpo sfatto. Lui non aveva voglia di parlare con nessuno. Era saturo. "Che sia un mio problema costante?". Riflettè. Era un dato di fatto che dall'inizio di tutta quella pantomima la sua tolleranza verso gli altri individui era scesa a zero. Comportamenti antisociali, costante ribellione. Si disse con le parole del Dottor Percace. Per un attimo lo prese la disperazione e si raccolse la testa fra le mani mentre la coppia si scambiava bacetti con Christine. Lentamente iniziò a osservarli: avevano vestiti troppo larghi e di un colore beige nucleare, i capelli di entrambi erano corti. Le mani sbucavano appena dalle maniche. "Che siano dei problematici?". Riflettè Fletcher anche se non vedeva tracce di badges sui loro baveri. A quel punto gli venne una buona idea per saperne di più :"Mi infilo nel cesso" mormorò a bassa voce "Ho un attacco di dissenteria". Prima però strinse due mani e scambiò quattro baci sulle guance. I tizi si chiamavano Peter e Rhianna. Lui ebbe un invisibile accenno di disgusto e si fiondò alla toilette. Chiusa la porta prese a controllarsi vorticosamente le tasche. Prese una boccettina di quello che cercava: la stappò e se la mise sotto il naso aspirando rumorosamente. Aveva fatto bene a guardare nella borsetta della sua compagna di avventure mentre Lei si era incamminata alla ricerca della sua scarpa. Aveva trovato una confezione di popper. Materiale per cardiopatici sul punto di restarci. Ne aveva staccato una fiala e ora la fiutava con ferocia. Le quattro mura in compensato del cesso avevano preso un colore viola vivace e Lui aveva riflettuto sul fatto che Christine avesse problemi di cuore.O forse era roba trafugata da qualche parte. Non gli aveva mai detto nulla e il suo colorito sembrava tutt'altro che malato. E allora come mai quella roba nella sua borsetta? ricordava quegli aggeggi migliaia di anni prima, quando si andava in discoteca e si aspirava per avere il botto di un minuto e riprendere a ballare. Sentì bussare furiosamente al cesso e poi la sua voce inconfondibile che gridava :"Chi ti dà l'autorizzazione di frugare tra le mie cose?". Lui trangugiò saliva. Era ancora sotto l'effetto della sostanza. Spalancò la porticina e vide una vampata di sole in corrispondenza di Christine. "Non picchiarmi. ho pensato che essendo stata in cura magari avessi qualcosa a livello di psicofarmaci. Avevo bisogno di decelerare un pochino. "E che te ne fai della roba per cardiopatici?". "Che Te ne fai Tu? Ci scommetto le palle che non sei per nulla cardiopatica." Lei fece un passo indietro, si portò la mano alla bocca e fece per insultarlo. Ma Lui la bloccò. "Forza, non devi starci in un gabinetto per uomini, e poi i tuoi amici ci aspettano." Uscirono insieme, Fletcher ancora barcollante e abbacinato da un'improvvisa felicità. Peter e Rhianna stavano un pò intimiditi seduti l'uno vicino all'altro, le dita intrecciate sotto al tavolo. Appena si sedette Fletcher se ne accorse e in un istante tornò lucido e preoccupato. "Un momento, slacciate quelle mani!". I due ragazzi si spaventarono quasi e si scostarono in pochi secondi. "non voglio finire nei casini per colpe non mie." Anche Christine si era normalizzata e ora sembrava cercare il modo migliore per dirgli una cosa scottante. "La conosco quella faccia, ormai. Cosa vuoi dirmi?". Lei si mangiucchiò un'unghia e poi buttò fuori tutto d'un fiato :"Si tratta di Peter e Rhianna."