Fletcher

Fletcher XVIII


 
"Sentiamo cosa c'è?". "Vogliono subaffittare una stanza nel tuo appartamento". Fletcher stava finendo l'insalata e represse un rutto di disagio, poi prese a guardare alternativamente Peter e Rihanna con un pò di fumo agli occhi. "Fumate?". I due si guardarono perplessi: era da anni che le sigarette erano fuorilegge. "No. Ovviamente no." "Beh, a me stanno cominciando a prendere fuoco le palle. Sapete, ho già abbastanza problemi senza che mi si aggiunga questo." Christine si intromise con un pò di coraggio :"Andiamo Fletcher, hai bisogno di un pò di soldi dopo che il lavoro sta ingranando piano. Ti fanno un favore." Lui riflettè al rallentatore e considerò che poteva anche non essere una cattiva idea. doveva passare dalla fase distruttiva a quella più propositiva e quello poteva essere un buon inizio. Forse persino Percace ne sarebbe stato contento. "Ma chi mi assicura che non farete l'amore?". I due arrossirono con violenza e il ragazzo prese a rispondere :"Oh no, c'è stato un periodo in cui scopavamo, ma adesso siamo guariti." "Si può sempre ricadere. E cosa vuol dire che una volta scopavate? C'avete dato dentro, quindi? Siete recidivi." "Oh sì, signore. Abbiamo fatto disastri ma abbiamo avuto una cura lunghissima e impegnativa. siamo stati dal Dottor Percace, magari lo conosce." "Vi ha prescritto psicofarmaci, gocce, pastiglie?" . "Oh sì, signore. Per un certo periodo: Per dormire la notte e non scopare, abbassare il livello del desiderio, come diceva Lui." Qualcosa suonava storto a Fletcher: le risposte del ragazzo erano prevedibili e scontate, tranne quando aveva accennato al passato di chiavate in libertà: quello faceva trillare un campanello d'allarme e gli metteva qualche dubbio in mezzo. Si trattava di casi disperati, giovani innamorati, qualcosa che avrebbe fatto drizzare i peli sulla schiena a Percace. Come mai aveva deciso di prenderli in cura senza liquidarli alle Case di Contenimento? Presentiva che si stava ficcando in un guaio grosso come una montagna, ma il ribelle che era in Lui lo faceva sorridere e lo spronava alle marachelle più selvagge. "Va bene, si può fare. Ci mettiamo d'accordo alla fine sull'affitto, non ho intenzione di sparare una cifra prima di sapere come mi ridurrete la casa."qui ci fu un accenno di protesta da parte dei due ragazzi "Ma, signore" proruppero all'unisono "Questo non è corretto, nè regolare. Come facciamo ad aggiustarci nelle spese se l'affitto è una casella bianca? è un comportamento piratesco.....!". "Sì, ma è il Mio. E voi sembrate avere un bisogno fottuto di una stanza tutta per voi...dovete stare alle mie regole." Christine si mordicchiava la pelliccetta di un'unghia e nel frattempo pareva riflettere ma non trovava il coraggio di intervenire in difesa dei due giovanotti. Solo alla fine sussurrò piano :"Dai non fare il vampiro, loro hanno bisogno." "Anch'Io ho bisogno di proteggermi, Christine, Non so niente tranne i loro nomi e che in passato sono stati gran chiavatori. Come biglietto di visita è niente male, non ti sembra?". "Metto Io una buona parola per loro. Li conosco da tempo." "Anche su questo ci sarebbe da riflettere: conosci straccioni messicani e coppiette infoiate. Per fortuna che ti ritieni una signora per bene!". Lei le diede uno schiaffo che lo fece rintronare e immediatamente Fletcher si sentì meglio. Capì che aveva bisogno che qualcosa esplodesse. Adesso poteva rilassarsi. "Bene figlioli, dove avete i vostri stracci? Caricateli e seguiteci, vi porto nella mia magione a 50 corone alla settimana se vi va bene. Saremo una sorta di famiglia allargata." Peter e Rihanna sorrisero alla notizia e diedero un'anticipo di 100 corone per due settimane. Poi Fletcher si alzò e andò a regolare il conto. Per il momento si sentiva davvero bene: strizzò l'occhio alla formosa ragazza sudamericana dietro la cassa e quindi si voltò verso la porta. Sorridente fece uscire i due ragazzi e Christine con le scarpe in mano, poi si girò di scatto verso il bancone e mormorò quasi ad alta voce :"Che il vostro Gesù mi aiuti."