Fletcher

Fletcher XIX


 
Arrivarono a Casa di Fletcher rimbombando per la via. Era una zona nè bella nè brutta: si poteva definire semiresidenziale con qualche diroccatura sui margini. Lui ci stava bene e non sentiva la nostalgia di nulla che fosse stato la sua vita passata. Era troppo carico per pensare e scosso da un brivido continuo. Scese e fece cenno ai due ragazzi di accostare. "Potete parcheggiare là". E accennò a un rigonfiamento cementizio interno, fianco a una siepe di sempreverdi. Lui mise la corvair fianco all'ingresso, in uno spazio segnato. Poi battè le mani una contro l'altra e abbracciò Christine intorno alle spalle. "Cos'è questa cosa? Sei improvvisamente di buon umore?". "Penso, Chris, che i due ragazzi ci porteranno felicità, sono forse quello che proprio ci vuole in questo momento." "Ai tempi della vecchia psichiatria la tua la chiamavano sindrome bipolare. Mi sono informata, sai?". Fletcher diede un calcio a un sasso e lo mandò a rimbalzare contro la porta di ingresso, poi morì sullo zerbino. "Bipolare? Ho sentito qualcosa del genere, ma è storia vecchia. Adesso, ai tempi della moderna psicologia del lavoro, o sei funzionale o distorto. Non c'è tempo per le sfumature." girò la chiave nella toppa e fece strada. Peter e Rihanna si erano accodati e uno dopo l'altro entrarono nella casa buia. Fletcher fece scattare le luci e si ritrovarono in un moderno e confortevole abituro con diverse stanze e locali. Lui indicò la sezione del grande appartamento che avrebbero potuto abitare. "é totalmente autonomo: bagno, cucina, letti. Io e Christine ci accomodiamo nell'altra parte." I due ragazzi sembravano incantati :"Oh, è davvero una meraviglia. dovevi essere un pezzo grosso da qualche parte." "Perchè? Secondo voi non lo sarei più? Ho ancora molte frecce al mio arco." L'ultima frase l'aveva detta con un impeto di orgoglio e di entusiasmo. gli piaceva avere per la Casa quei due ragazzi, così poteva ritrovare quella spinta a muoversi in avanti, quella volontà a non lasciarsi intrappolare dalla tela di un ragno molto pericoloso, chiamato compiacimento. La filosofia del ribelle, la disperazione del Vinto. "Volete bere qualcosa? ho dell'aranciata in frigo." Loro accettarono e si svuotarono mezza bottiglia. Fletcher avrebbe voluto un sedativo. Era tardi. "Non per dire, ma non avete qualcosa che aiuta a dormire?". Un sonnifero?". Fece Rihanna. All'inizio della reclusione ci hanno dato delle pastiglie, ma adesso ne facciamo a meno. Perchè? Sei su di giri?". Lo sorprese la franchezza della tizia. In un istante si afflosciò sul divano tirando fuori la repressione che aveva subito per giorni interi :"Sono giusto in piena crisi. giunture doloranti, crampi, allucinazioni, brividi e crisi isteriche. Ma Percace ha rifiutato di procurarmi qualsiasi additivo, è una testa di cazzo." "Uhm...è curioso. all'inizio di ogni terapia c'è sempre un coadiuvante farmacologico. Sai, anche gli psichiatri sono uomini. Magari, in una qualche maniera, gli hai dato fastidio. Lo hai irritato." Fletcher annuì con il mento :"è in atto un confronto fra me e Lui, per una sorta di supremazia mentale. Lui mi vede come un nemico, non come un paziente." Tutta la sua piccola audience annuì poco convinta. Pensavano a un trip psicologico. Ma Lui si sedette e prese a disegnare nell'aria con le mani, mentre discorreva da solo. "é talmente limpido: Lui sa che posso rappresentare una minaccia, e allora mi vuole inaridire. Cavare tutta la potenza reattiva. Vuole comprendere se posso fargli da Kapò dopo avermi estratto il veleno". Christine intervenne :"Che esagerazione. Devi ammettere che anche Tu hai rifiutato il suo supporto e le sue cure. Ti sei sempre comportato da ribelle." "Ma quali cure? Mi avrebbe dato una straccio di farmaco, invece mi ha lasciato a languire e mettere su rabbia." "Cosa intendi fare" interloquì Peter "per reagire a questa tensione?". "Mi farò una sega" sorrise Fletcher "senza trasporto, meccanicamente. Per non farmi beccare dalle divise. Poi guarderò un pò di televisione. A livello basso. E mi piacerebbe fumare qualcosa visto che di capsule di percodan non se ne parla nemmeno." "Fumare? Sei ancora fermo a quel genere di viaggio?". "é un palliativo, null'altro." Rihanna si alzò in piedi e prese a rovesciarsi le tasche :"Senza offesa, è perchè mi fai pena, null'altro." Dopo qualche minuto tirò fuori una pastiglia bianca e azzurra :"é valium. qualcosa di molto, molto vecchio. Ma può fare al tuo caso per qualche oretta. Forse ti evita di masturbarti." "Non ci credo, ma grazie comunque...è un rimasuglio della vecchia terapia?". "Sì, ce lo davano all'inizio. Prima che capissimo quale stronzata fosse fare sesso e quanto rubasse in energie creative alla tua vita di gruppo." Fletcher si sentì vagamente schiacciato ma ingoiò la pasticca e attese che facesse effetto. Poi si alzò e andò verso il bagno cercando di sfuggire le occhiate imbarazzate di Christine e dei suoi amici. Arrivato nel cesso chiuse a chiave e si appoggiò alla porta, scivolando verso il suolo senza un gemito.