Fletcher

Fletcher XX


Doveva masturbarsi ma gli riusciva malamente. La presenza di quelle tre persone, fuori, lo distraeva e lo imbufaliva. Per il momento stava seduto, sul freddo pavimento del bagno, con la testa preda di mille pensieri contradditori. Socchiuse gli occhi e vide la bella e ampia superficie dello specchio, poi sotto una serie di cassettini laccati ricolmi di stupidaggini: creme antirughe, tonici per la pelle, balsami antietà. Reperti di una vita passata a calibrare il proprio tempo sulle esigenze del cliente, frammenti di un'esistenza scandita dall'orologio e non dalla voglia. Si prese in mano il membro semirigido e lo sventolò nell'aria con altre riflessioni. Fuori sentiva a parlare abbastanza ad alta voce ma non reperiva il senso completo, però riuscivano a distrarlo e Lui si lasciò sfuggire un'imprecazione. Il valium cominciava a fare il suo effetto e si appoggiò con il braccio alla vasca da bagno, Era come se una coltre di millenni gli colmasse lo spazio visivo. Al tempo stesso si scioglievano le inibizioni e immagini di donne piegate al suo volere lo popolavano con dovizia e abbondanza invitandolo a catturare, indomito, il proprio destino. Si sollevò con fatica e prese a muovere il pugno chiuso intorno al cazzo. Nel frattempo si sfiorava i capezzoli e scintille di piacere erompevano dal suo corpo. Le voci al di là della porta si facevano sempre più remote e confuse. Iniziava a oscillare mentre la verga si faceva compatta e salda. Aveva i calzoni calati e si imbrogliava spingendo una volta avanti un piedi una volta l'altro. La pasticca poneva tra Lui e gli ospiti una simpatica barriera e gli impediva di distrarsi mentre cercava di far affiorare ricordi piacevoli e immagini proibite: tutto il suo corpo tremava come una foglia e l'emozione lo spingeva a bagnarsi le labbra e a inumidirsi le ciglia mentre una pace terrificante si impadroniva delle sue membra tranne nella parte che gli spuntava tra le gambe, dura e lunga come un abete in primavera. Aprì leggermente le labbra e si morsicò la lingua mentre spingeva con pollice e indice intorno al glande. Potè sentire con l'altra mano che le palle gli erano cresciute a dismisura e l'atmosfera calda di quel cesso proteggerlo e incoraggiarlo con folate ruffiane. Dovevano essere passati diversi minuti quando il seme gli affiorò sul prepuzio e poi sparò le sue cariche in rapida successione verso l'alto fino ad atterrare ricolmo di microbatteri sotto forma di sperma umidiccio sopra le piastrelle. Fletcher vacillò e ricadde verso la porta facendo un tonfo sordo e si sporcò tutta la pancia con il suo prodotto che fuoriusciva a fiotti caldi dalla condotta. Poi si trovò a battere con la testa sull'impiantito e le figure si fecero meno chiare. Udì battere alla porta e si rialzò con una certa fatica..."Certo. Arrivo subito." Si ripulì in qualche maniera, poi si mise a pisciare. Tirò l'acqua e sistemò le mutande e i calzoni. Alla fine, dopo un gran sospiro, riaprì il bagno e uscì fuori, ciondolando. Nessuno lo fissava. I due ragazzi erano alla finestra mentre Christine giocava a dama da sola. "Ma quanto sono rimasto lì dentro?". Sentì la sua bocca mormorare impastata. "Poco" Fece Christine, continuando a non osservarlo "una decina di minuti. Poi abbiamo sentito un rumore e abbiamo pensato chissà cosa..che magari Ti stavi sucidando." "Suicidarmi...addirittura questo.." Fletcher era orribilmente trasfigurato. Si sentiva un'ameba ora che la sborra gli era affiorata dai testicoli. AVEVA PROVATO PIACERE, e sapeva che la cosa si sarebbe ripetuta, come un'esca ingoiata da migliaia di pesci per milioni di anni prima di Lui. Si sentiva sprofondare e aveva la netta sensazione di avere costruito una barriera tra sè e gli altri. La depressione post-coito lo stava stracciando. Si mise seduto su una poltrona di panno rosso e non sapeva se accendere una sigaretta o lasciar perdere. Poi lasciò stare. Si guardò intorno con la voglia di fischiettare e la speranza che nessuno lo stesse fissando. Poi, quasi che le parole gli fluissero da sole insieme alle radiazioni da valium, prese a biascicare :"Mi rendo conto della stronzata...So che è facile pensarci dopo ma rischiavo veramente l'infarto....L'unica cosa è che adesso mi sento una merda e non so come riabilitarmi...potrebbe essere stata anche la pasticca ad abbassarmi la soglia di inibizione....Tutto può essere successo...." La sua vibrazione era negativa: gli pareva di avere compiuto qualche forma di crimine impregnata di sadismo, con un compiacimento che lo allontanava dal consorzio umano e lo poneva nella schiera dei colpevoli e dei marchiati a fuoco. Sapeva che i suoi nuovi inquilini lo immaginavano con l'uccello ritto a pensare porcherie e non potevano non riferirsi a Lui come a un degradato con fissazioni maniacali. Le braccia gli caddero e le pupille cominciarono a ruotargli. Una enorme stanchezza si impadroniva di Lui mentre le parole gli fuoriuscivano sconnesse e confuse. Rihanna fu la prima ad accorgersi che Fletcher stava partendo per la sua tangente. "Penso dobbiamo fargli sentire tutto il nostro calore" Disse, mentre stringeva le mani maschili dentro le sue.